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sabato 7 novembre 2020

Salva i ciclisti. La bicicletta è politica

Questo sabato proponiamo il libro di Pietro Pani:  Salva i ciclisti. La bicicletta è politica  (2012)

Il nome dell'autore è un nome di fantasia scelto per non identificare la campagna nella sola persona che l’ha raccontata, che ripercorre e analizza i primi tre mesi del fenomeno #salvaiciclisti, dalla nascita, l’8 febbraio 2012, al 28 aprile, giorno della “più grande manifestazione della storia in sostegno della ciclabilità in Italia“.

"Il 2 febbraio 2012 ho saputo del lancio della campagna Cities fit for cycling del 'Times' di Londra e, contattati una trentina di blogger che si occupano di ciclismo, ho proposto loro di replicare l'iniziativa. 'Chiamiamola #salvaiciclisti' ho suggerito. 'Lanciamola tutti insieme alle 12 dell'8 febbraio.' È stata la prima critical mass digitale della storia. Abbiamo stupito tutti." (Pietro Pani)

La prima parte è probabilmente cosa nota: dall’incidente alla giornalista del Times Mary Bowers alla campagna #Cyclesafe lanciata dalla testata inglese il 2 febbraio, dal rilancio dell’iniziativa da parte dei 38 blogger italiani sei giorni dopo, alla seconda fase della Critical Mass digitale “Caro sindaco”, dagli sgambetti della Gazzetta dello Sport alle prime adesioni e risposte concrete strappate alle amministrazioni locali. Interessanti le due successive parti del libro in cui l’autore fa un’analisi di #salvaiciclisti come “laboratorio di cittadinanza attiva“, in cui singoli cittadini si organizzano dal basso per far valere le proprie ragioni al cospetto della politica. Molto ambizioso il pensiero di Pietro Pani secondo cui #salvaiciclisti abbia così tracciato la strada ad altre future mobilitazioni, suggerendo un modello di azione e partecipazione “replicabile all’infinito“, e valido per qualunque causa di buon senso, anche estranea alla ciclabilità, che come unica condizione presenti validi contenuti e proposte.

Per la metodologia utilizzata e per i traguardi raggiunti in così poco tempo #salvaiciclisti può essere considerato una sorta di punto zero della democrazia italiana” (Pietro Pani)


This Saturday we propose the book by Pietro Pani: Save the cyclists. The bicycle is politics (2012)

The author's name is a fictional name chosen so as not to identify the campaign in the only person who told it, which traces and analyzes the first three months of the #salvaiciclisti phenomenon, from its birth, on February 8, 2012, to April 28. , the day of the "largest event in history in support of cycling in Italy".

"On February 2, 2012 I heard about the launch of the Cities fit for cycling campaign of the 'Times' of London and, after contacting about thirty bloggers who deal with cycling, I proposed them to replicate the initiative. 'Let's call it #salvaiciclisti' . 'Let's all launch it together at 12 noon on February 8th.' It was the first digital critical mass in history. We amazed everyone. " (Pietro Pani)

The first part is probably known: from the incident to the Times journalist Mary Bowers to the #Cyclesafe campaign launched by the British newspaper on February 2, from the relaunch of the initiative by the 38 Italian bloggers six days later, to the second phase of the Critical Mass digital "Dear Mayor", from the tripping of the Gazzetta dello Sport to the first adhesions and concrete answers snatched from local administrations. The next two parts of the book are interesting in which the author analyzes #salvaiciclisti as a "laboratory of active citizenship", in which individual citizens organize themselves from below to assert their reasons in the face of politics. Pietro Pani's thought is very ambitious according to which #salvaiciclisti has thus traced the way for other future mobilizations, suggesting a model of action and participation "infinitely replicable", and valid for any cause of common sense, even unrelated to cycling, which as the only condition present valid contents and proposals.

"For the methodology used and for the goals achieved in such a short time #salvaiciclisti can be considered a sort of zero point of Italian democracy" (Pietro Pani)

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