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lunedì 12 gennaio 2015

La muscolatura del ciclista

 
Il ciclismo è uno sport di resistenza, che impegna il nostro corpo nel suo insieme.
E’ uno sport “globale”perché i distretti muscolari interagiscono tra di loro per trasmettere la potenza sui pedali, per mantenere in equilibrio la bicicletta e resistere alla forza di gravità che ci farebbe cadere e per evitare che alcuni gruppi si sovraccarichino di lavoro o s’infortunino. Ogni muscolo infatti, svolge una funzione determinata e comprenderne l’attività permette di valutare i propri punti di forza o quelli da migliorare.


L’uso della bicicletta non è uguale per tutti, ogni stile utilizza i muscoli in maniera leggermente diversa.

Ciclismo su strada.
La filosofia dei ciclisti da strada è di spingere la bici al massimo per parecchi chilometri. Spingono rapporti molto corti per lunghe distanze, facendo lavorare in modo ritmico la muscolatura, che per questo si affatica meno. E’ durante i saliscendi che “spezzano il ritmo” che i muscoli producono acido lattico, poiché i muscoli devono continuamente adattarsi alle diverse pendenze e agli scatti repentini. Per questo motivo si alzano spesso sui pedali, per cambiare posizione e sciogliere i muscoli, permettendo così l’assorbimento dell’acido lattico. Sulle pendenze elevate si pedala “fuorisella” per evitare lo sbilanciamento dovuto alla forza di gravità. Non è consigliabile mantenerli per lunghi periodi, perché brucerebbero i muscoli. Le braccia lavorano molto durante le lunghe salite, ancorando il corpo del ciclista al manubrio e in occasione degli sprint, dove insieme alle spalle e al petto, tirano a fondo il manubrio. Per la posizione aerodinamica delle bici da corsa, il ciclista si ritrova a pedalare “sdraiato” sul tubo orizzontale, affaticando notevolmente la schiena.

Mtb.
 Girare su strada e off road cambia completamente lo stile di guida e l’utilizzo dei muscoli del ciclista. La continua ricerca della stabilità e del grip sul terreno porta il biker a muoversi molto sulla sella, per caricare di volta in volta la ruota posteriore o quella anteriore. Questo lavoro affatica i muscoli della schiena e dell’addome, che sono perennemente attivati per dare stabilità al corpo. Per superare i saliscendi ripidi su sterrato il biker sprigiona una potenza muscolare per cicli di pochi secondi, variando notevolmente la cadenza di pedalata. Questa discontinuità grava sui muscoli della coscia, che si avvicinano e allontanano dall’articolazione del ginocchio, diminuendo anche il flusso sanguigno che li irrora e acuendo la sensazione di fatica percepita. Pettorali, spalle e braccia lavorano per mantenere la stabilità dello sterzo e devono assorbire le vibrazioni trasmesse dalle asperità del terreno alla ruota anteriore e quindi al manubrio.

Cicloturismo.
Questa categoria di ciclisti si colloca a metà strada tra “lo stradino” e il biker, poiché non raggiunge le velocità del primo né affronta le difficoltà tecniche del secondo. Se da un lato la schiena è meno affaticata, grazie alla posizione più eretta dovuta agli angoli dei tubi piantone rilassati delle bici da cicloturismo, d’altra parte la parte superiore del corpo deve gestire l’equilibrio precario di un mezzo meccanico appesantito e sbilanciato dai borsoni. Inoltre il cicloturista si trova ad affrontare percorsi in mezzo la traffico, che lo obbligano a continue frenate e ripartenze che affaticano i muscoli della coscia quanto quelli di un biker su sterrato. I muscoli delle natiche e il bacino soffrono le lunghe ore passate sulla sella, anche se con andature ridotte rispetto ai colleghi che girano sulle specialissime.


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