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mercoledì 25 febbraio 2015

Pedalando sotto la pioggia

Andare in bicicletta quando piove ci fa tornare bambini. Ma, come da bambini, cadere è un attimo: si perde aderenza, si sbanda, si scivola, ci si fa male. Ecco alcuni consigli per un utilizzo quotidiano della bicicletta in barba all’acqua che cade e agli schizzi delle auto che ci passano a fianco.

1 – Parafanghi obbligatori
Ebbene si, purtroppo è necessario “taroccare” l’estetica del nostro mezzo, ma sotto un temporale diventa l’ultimo dei problemi (e poi chi ti vede?). Esistono alcune soluzioni più gradevoli, ma nella scelta dei parafanghi, meglio non scendere a compromessi: più estesi e coprenti sono e meglio è. Solo così riuscirai a proteggerti da un bagno di pioggia. 


2 – Regola la pressione delle gomme
Gli pneumatici sono fondamentali per una buona aderenza in tutte le condizioni: così come ci siamo abituati a sostituire le gomme delle auto in inverno, è buona norma fare il cambio stagionale anche per le gomme della bicicletta. Trovati quelli giusti, sgonfia un po’ le ruote per aumentare la superficie di contatto e migliorare il grip sull’asfalto. La pressione giusta dipende dal tipo di pneumatico montato e dal peso di chi lo sta utilizzando, quindi nel farlo fidati molto del tuo tatto e delle tue sensazioni per trovare il giusto compromesso tra una gomma di marmo e una troppo molle.


3 – Elimina le infiltrazioni
Mai pedalare con l’ombrello! Le mani devono essere saldamente aggrappate al manubrio. Bandite anche le mantelle, per evitare di spiccare il volo in caso di vento forte o di agganciarti a qualche auto parcheggiata.
Quello che ti serve è:
1) sottocasco e guanti in windstopper
2) pantalone e giacca impermeabile, quest’ultima meglio se larga, in modo che possa essere indossata sopra ad un eventuale zainetto
3) scarpe alte e impermeabili.
E ricorda di vestire leggero: pedalando si suda anche sotto una giacca in Gore-Tex, figuriamoci sotto la cerata!


4 – Renditi visibile
La pioggia riduce la visibilità quando si deposita su superfici come lenti o parabrezza. Se puoi, evita quindi l’utilizzo degli occhiali: la visiera del casco o quella di un cappello saranno sufficienti a proteggere gli occhi dalle gocce. Ma soprattutto aiuta gli altri a vederti: utilizza materiali catarifrangenti e segnalatori lampeggianti anteriori e posteriori.


5 – Riduci la velocità
Se ti sei coperto bene è inutile correre: rallenta e goditi il piacere delle gocce d’acqua sul viso. Pioggia e velocità non vanno d’accordo e i rischi aumentano esponenzialmente: si riducono la tenuta di strada, i tempi di reazione e la visibilità.


6 – Guida in modo fluido
La tecnica di guida più efficace sul bagnato è quella fluida e delicata, per avere indipendenza tra corpo e bici e poter gestire al meglio il baricentro e l’equilibrio.
Frena sempre in anticipo e gradualmente. E fallo contemporaneamente con entrambe le leve. In caso di perdita di aderenza rilascia le leve, recupera la traiettoria e, dando dei colpetti di freno, ristabilisci l’assetto corretto.
In curva scegli sempre le traiettorie più ampie, quelle che ti permettono di piegare il meno possibile la bici per non ridurre la superficie di contatto.


7 – Evita le linee segnaletiche e le rotaie
Con il bagnato, tutti i segnali dipinti su strada diventano scivolosi come il ghiaccio. 
Evita frenate e cambi di direzione bruschi, e quando sulla tua strada devi incrociare dei binari cerca sempre di farlo avvicinandoti il più possibile alla perpendicolare.


8 – Lubrifica la trasmissione al rientro
L’acqua, insieme alla sabbia e ai sali depositati sull’asfalto, prosciugano la catena, soprattutto dopo un giro lungo. A casa oliate, facendo attenzione a lubrificare solo la trasmissione e non il cerchio.




lunedì 23 febbraio 2015

From San Francisco with Love!!!!

Super Thanks to Mr. Drayer for sending us these pics from San Francisco!!!! See you soon Douwe! #SomecBiciclette


  





venerdì 20 febbraio 2015

SOS parcheggio

Spesso pedalando per la città non sappiamo dove mettere la nostra bicicletta: niete rastrelliere per le vie o bicliclette parcheggiate dove capita, a volte anche a discapito della sicurezza.
L'iniziativa decisamente più tecnologica ed innovativa arriva dal Giappone.
Il grande ingegno del Sol Levante ci stupisce ancora una volta progettando un deposito ipertecnologico capace di ospitare e proteggere le nostre preziose bicilette.
Guardare per credere!!!
https://www.youtube.com/watch?v=KxqyWkMB-ko#t=17

L'Europa non è da meno, ecco alcune proposte e inventive sicuramente meno tecnologiche ma altrettando valide ed efficaci!

Bruges (Belgio)
Colonia (Germania)




Bergamo (Italia)
Alla Ciclostazione 42, lo staff esperto oltre a custodire le bici le ripara anche!!!


giovedì 19 febbraio 2015

I 3 errori del cicloamatore

Piero Fischi, noto preparatore di altissimo livello, ha svelato i 3 errori più comuni del cicloamatore:


1) Allenarsi poco
Il problema di chi ha davvero poco tempo per pedalare è quello che non di rado propone degli sforzi troppo grandi al proprio organismo (granfondo, percorsi con il gruppo di amici, ecc.) ed ovviamente questo provoca un netto affaticamento e difficoltà di recupero.

In casi del genere è sempre meglio ridurre i carichi di lavoro e cercare di recuperare in bicicletta con uscite in agilità e di poco impegno; questo è esattamente il contrario del “mi alleno poche volte e quindi cerco di faticare di più”.

2) Allenarsi troppo
Questo errore non è sempre e solo commesso da chi si allena ogni giorno, ma anche da chi non calcola che intorno all’uscita in bicicletta ci devono stare gli impegni lavorativi, famigliari e della vita comune, i quali concorrono ad aumentare lo stress dell’organismo.
La regola migliore è sempre quella di rispettare al massimo noi stessi ed avere il coraggio di ridurre intensità e durata delle uscite in momenti di particolare stress.
Chi non segue questi dettami può andare incontro alla sindrome da sovrallenamento, uno stato di particolare stanchezza e rendimento calato che non sempre sparisce in pochi giorni, ma spesso si trascina per settimane ed anche per mesi.

3)  Allenarsi solo contando i chilometri
Ancora oggi, cioè nel tempo in cui ogni aspetto del nostro allenamento, dalla frequenza cardiaca alla potenza espressa, passando per la cadenza di pedalata, può essere facilmente valutato e riferito a noi stessi per vedere l’effetto che ha prodotto sul nostro organismo, sono in tanti che si allenano contando solo i chilometri percorsi.
Questo “metodo” dà solo un’idea di massima sulla quantità del lavoro fatto, senza prendere minimamente in considerazione la qualità.
E’ bene ricordare che un allenamento ben condotto sia rappresentato da una giusta miscela di quantità/qualità, variabili a seconda del periodo, del soggetto e degli obiettivi


giovedì 12 febbraio 2015

L'amore viaggia in bicicletta?

"A volte si pedala, un po' in affanno, su per la salita, in un tratto pianeggiante ci si guarda attorno, poi giu' col batticuore, togliendo i piedi dai pedali per provare l'ebbrezza della velocità. Quindi l'amore è un sentimento che può usare le due ruote per andarsene a spasso per il mondo."
 Flores Mazzetta

mercoledì 11 febbraio 2015

STRETCHING PRIMA DELLA GARA? SI!!!



Sul rapporto tra stretching e ciclismo c’e’ un luogo comune confermato da scienza ed esperienza pratica: eseguire esercizi di allungamento muscolare passivo nella fase di riscaldamento prima di uno sforzo intenso ridurrebbe le capacita’ prestative ad altissima intensita’, come, ad esempio, quelle richieste a un pistard. Ma cosa succede se il ciclista deve invece effettuare un’uscita lunga a ritmo moderato? Se lo sono chiesti Wolfe e collaboratori dello Human Performance Laboratory della California State University, che hanno incluso sedici minuti di esercizi di stretching nei trenta minuti di riscaldamento di dieci ciclisti di alto livello poi impegnati in un’uscita al 65 per cento della VO2max. Il risultato? Molto interessante, perche’ i soggetti che avevano effettuato lo stretching hanno dimostrato un consumo di ossigeno molto piu’ basso nella prima parte dell’uscita rispetto a chi non lo aveva effettuato. Questa evidenza potrebbe avere un’utilita’ pratica interessante se si parla di una corsa in linea o, in ambito amatoriale, di granfondo.



martedì 10 febbraio 2015

L'importanza del riscaldamento

Fondamentale eppure spesso trascurato.
Utilissimo e snobbato, quasi fosse una perdita di tempo, specie nel ciclismo.
Toccasana riconosciuto contro possibili e probabili problemi muscolari e tendinei, ma troppo spesso tralasciato o fatto di fretta.
E' un fatto che - specie nelle categorie minori - al riscaldamento non venga spesso riservato il ruolo che gli spetterebbe. Eppure anche recenti indagini scientifiche ne hanno sottolineato la basilare importanza per portare il fisico a giusta "carburazione" in ogni tipo di gara, specie quelle più intense e dal ritmo acceso fin da principio (come in alcune specialità dell'atletica, nelle cronometro, nelle competizioni dei dilettanti del ciclismo o nei giovani).
Fra alcuni atleti anche di alto livello è stata osservata una forte concentrazione di acido lattico anche pochi istanti prima della partenza di una gara. Fra le ipotesi fatte per spiegare il fenomeno - salvaguardando la grande diversità degli individui, ciascuno con precisi e peculiari adattamenti all'allenamento - c'è quella di un errato riscaldamento. Dunque un corretto riscaldamento può influenzare ogni tipo di competizione, anche le corse dal tracciato più lungo del ciclismo, che, per vari motivi, possono avere una fase intensa subito dopo il via. Un minimo di preparazione va dunque fatta, anche se si dovrà affrontare una maratona di 42 chilometri di corsa o una tappa di otto ore con lunghissime salite.

Lo scopo più conosciuto del riscaldamento è quello di produrre un aumento della temperatura corporea nella misura di uno o due gradi centigradi. Connessi a questo rialzo termico, altri meccanismi vengono coinvolti, e delineano in maniera più precisa l'importanza di un buon riscaldamento.
Ecco qui di seguito schematizzati questi fenomeni:
  • una rapida messa a disposizione della emoglobina: si realizza cosi un aumento nel rifornimento di ossigeno ai muscoli;
  • una diminuzione della viscosità interna del muscolo; in tal modo si verifica un miglioramento della contrattilità muscolare;
  • una diminuzione della viscosità del liquido sinoviale: le facce articolari sono facilitate nel loro scorrimento e consentono movimenti meno dispendiosi dal punto di vista energetico;
  • una ridistribuzione del flusso sanguigno; il nostro organismo allorché sollecitato distribuisce la quantità di sangue inviandone maggiormente laddove sia necessaria, e lo sottrae invece ai distretti che in quel momento non sono coinvolti nell'attività fisica;
  • un aumento dell'assorbimento di ossigeno ed una maggior rapidità nel raggiungimento dei valori massimi di assorbimento; in tal modo nello sforzo si può eseguire una maggior quantità di lavoro aerobico, consentendo, specie nelle gare di mezzofondo o ad esse paragonabili, un congruo risparmio energetico.
Dunque imparare a riscaldarsi diventa fondamentale per una corretta esecussione di qualsiasi attività di un certo impegno. Per risparmiare preziose energie. Per essere pronti ad ogni situazione di gara fin dalle primissime battute.
Ma come riscaldarsi?
Come l'allenamento, anche il riscaldamento dovrà avere un andamento variabile, in durata ed intensità, sia da individuo ad individuo, sia, nel singolo atleta, nel corso di tutta la carriera; infatti lo sforzo fisico che dovrà seguire il riscaldamento sarà l'elemento condizionatore di tutti i gesti utilizzati, e poi perché con il trascorrere del tempo l'accresciuta superficie muscolare da riscaldare (come, per esempio, i grandi muscoli delle cosce e delle gambe) e la risposta termoregolatoria dell'organismo richiederanno stimoli più intensi e significativi prima che l'organismo sia disponibile alla prestazione.
Ecco quindi che per un atleta principiante i gesti da compiere per raggiungere gli scopi fisiologici richiesti nel riscaldamento possono essere scarni e limitati, mentre per l'atleta evoluto dotato di una certa "anzianità" di carriera il tempo da dedicare al riscaldamento sarà più lungo e corredato da gesti più complessi. Infine l'atleta avanti negli anni. Il naturale rallentamento del metabolismo dovuto ai fenomeni d'età, suggerisce di allungare ancora di più la fase di riscaldamento e di preparazione alla gara, specie a quelle brevi e molto intense (come il mezzofondo veloce o le competizioni cicloamatoriali di 50-60 chilometri). Di agire in modo ancor più graduale e progressivo, cercando di "risvegliare" senza strappi tutte le fibre muscolari interessate nel gesto atletico.
Le caratteristiche psicologiche da sviluppare durante il riscaldamento, similmente a quelle fisiologiche, si distinguono a seconda dell'attività successiva che si dovrà compiere; infatti mentre nelle sedute allenanti dovrà essere sviluppata una "capacità di apprendere", nel riscaldamento precompetitivo dovrà essere ricercata una "capacità di rendere".
Nel primo caso l'atleta sin dai primi passi del riscaldamento tenderà a stabilire un filo diretto ed esclusivo con il proprio allenatore (o con i suoi suggerimenti) al fine di essere in grado di cogliere in modo totale ogni indicazione o consiglio tecnico. Questo tipo di attenzione, o concentrazione, la si può raggiungere soltanto se l'atleta sa che l'allenamento possiede anche una valenza didattica, che serve, cioè, non solo a prepararsi fisicamente nelle qualità strettamente muscolari, ma anche ad apprendere ad imparare qualcosa ogni volta. Quindi tutti gli atti che si svolgono sin dal momento del riscaldamento devono essere tesi anche a questo fine.
Nel riscaldamento pregara, invece, l'atleta si deve concentrare per esprimere la sua carica agonistica, per controllare l'ansia per ripassare mentalmente le fasi significative del gesto tecnico e la distribuzione dello sforzo, abituare a ritrovare le spinte motivazionali per ottenere il risultato che ha costruito e previsto di conseguire con l'allenamento; in questo momento delicato il tecnico si dovrà limitare ad essere una presenza rasserenante ma passiva, che non deve condizionare l'atleta.


lunedì 9 febbraio 2015

Promotore della mobilita' ciclistica




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Complice la crisi economica che rende sempre più oneroso l'utilizzo dell'auto privata, la bicicletta sta riconquistando pian piano un ruolo da protagonista nella mobilità, sia in termini di uso quotidiano casa-lavoro, sia che si tratti di tempo libero. D’altro canto, la spinta verso la sostenibilità a cui sempre più comuni, enti locali e amministrazioni pubbliche stanno aderendo, mette al centro la necessità di muoversi inquinando di meno, magari in città sempre più a misura di cittadino. Ma la mobilità sostenibile è materia particolarmente complessa che richiede professionalità e competenze specifiche e alle cui criticità si affiancano, allo stesso tempo, interessanti opportunità, anche in termini occupazionali.
In questa direzione si muove FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, la più forte realtà associativa dei ciclisti italiani non sportivi, che, a partire dal 6 marzo sarà di nuovo in cattedra in occasione del 3° corso di “Promotore della mobilità ciclistica” organizzato dal Dipartimento delle Scienze neurologiche e del movimento dell'Università degli Studi di Verona.
Il “Promotore della mobilità ciclistica” è una figura professionale emergente a cui è affidato il delicato compito di coordinare e rendere sinergici i vari attori della Pubblica Amministrazione - spesso oberati da disorganizzazione e lentezze burocratiche - a supporto di tutte le attività legate alla mobilità in bicicletta: dai servizi per la bici in città al cicloturismo, passando per la pianificazione di sistemi e percorsi ciclabili all'intermodalità con il treno.
Rivolto a diplomati e laureati di qualsiasi livello e disciplina che desiderano acquisire una competenza specialistica altamente professionalizzante e spendibile sul mercato del lavoro, il percorso formativo è, di fatto, unico, e non trova analogie in altri enti e università.
Il corso si divide in 48 ore di lezioni frontali organizzate in quattro week end, intervallati con due fine settimana di uscite in bici in luoghi di eccellenza organizzativa: in tal modo anche coloro che abitano in città distanti possono frequentare il corso compatibilmente con altre esigenze personali.
Sono già 37 i promotori della mobilità ciclistica in Italia formati negli ultimi due anni da FIAB e Università di Verona, provenienti dai settori più disparati (tra loro architetti, designer, vigili urbani, imprenditori, operatori della comunicazione, ecc.). Tra di loro, inoltre, è emersa la volontà di dare vita a un'associazione che valorizzi ancora di più la loro professionalità, per un futuro che si muova sempre più sulle due ruote.
Le iscrizioni al 3° corso di “Promotore della mobilità ciclistica” sono aperte fino al 26 febbraio 2015.

Info e contatti: Università degli Studi di Verona, tel. 0458425120

mercoledì 4 febbraio 2015

Cobi ... il futuro è qui!

Immaginate di salire in bici, qualsiasi bici, e inserire il vostro smartphone sul manubrio all'interno di uno specifico ed elegantissimo supporto (se piove è prevista anche la protezione trasparente). 
A sinistra, accanto alla manopola, una sorta di joystick con il quale controllarlo. 
Il risultato ...??? Un super cruscotto capace di mostrare molteplici cose attraverso una sola app sviluppata ad hoc.  Tutte le app che potete immaginare ora e che usciranno domani, dai dati di allenamento alla navigazione, al controllo della traccia da seguire, all’antifurto e ancora molto di più. Non solo, sul supporto c’è lo spazio perfetto per una luce anteriore a led, ai cui lati si possono inserire elementi in materiale sintetico che è anche possibile personalizzare nei colori e nelle grafiche. Nella parte anteriore è possibile installare una luce rossa a led che si accende automaticamente quando fa buio e che produce una lice supplementare in caso di una brusca accelerazione, come gli stop delle auto. 
Questa nuova meraviglia si chiama Cobi e i primi prodotti saranno inviati ai sottoscrittori di Kickstarter tra qualche mese, i primi arrivati hanno speso circa 200 sterline. Da tenere d’occhio.

martedì 3 febbraio 2015

La domenica ... tutti in bici!!!

A Roma continuano le domeniche "senza auto".
Niente auto, né moto. Anche Sergio Mattarella, nel suo primo giorno da capo dello Stato, ha voluto rispettare la disposizione. Il presidente della Repubblica ha deciso stamane, andando e lasciando la basilica dei Santi Apostoli dove ha assistito alla messa, di non usare l'auto  per gli spostamenti. In osservanza al blocco del traffico deciso dal Comune.

 "Non si tratta di una misura emergenziale, come il blocco del traffico o le targhe alterne, ma di un provvedimento programmato" sostiene Estella Marino, assessore comunale all'Ambiente "L'obiettivo è quello di migliorare lo stato dell'aria, instradando e sensibilizzando i cittadini a stili di vita più sostenibili. La domenica a piedi, infatti, non nasce come uno strumento penalizzante ma vuole proprio dimostrare come sia possibile vivere la città in modo più completo, forse più lento, riconquistando spazi perduti da parte dei cittadini, nel rispetto dell'ambiente e con attenzione alla propria salute".


 Tante sono le iniziative in campo sia in centro che in periferia. Legambiente organizza una visita guidata in bicicletta in via dei Fori Imperiali, oltre a spettacoli e laboratori per grandi e piccoli, con prodotti tipici del Lazio e biciclette noleggiabili gratuitamente. Passeggiata in bicicletta anche nel V Municipio, promossa da Legambiente circolo Città Futura, con visite alle Catacombe di Santi Marcellino e Pietro. Iniziative e passeggiate anche nell'XI Municipio, a parco Gioia e nei giardini di Casetta Mattei.
 L'VIII Municipio e l'associazione Retake organizzano 'SOTTOsopra', un modo nuovo di vedere i nostri quartieri. Previsti, in via Gaspare Gozzi, iniziative artistiche, musicali e danzanti contro il degrado per trasformare la strada in un luogo di svago.