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sabato 31 ottobre 2020

Biciclette Operaie

 Biciclette Operaie nasce nell’anno più duro per l’umanità, costretta, suo malgrado, ad affrontare il Covid19
Col mondo che si ferma all’improvviso bisogna ritrovare in fretta equilibri e punti fermi. Ne dovevamo uscire migliori ma non ne siamo ancora usciti. 

Un po’ viaggio onirico, un po’ viaggio nel tempo andato, un po’ viaggio nella quotidianità, un po’ invettiva e riflessione, con la bicicletta che diventa pretesto e filo conduttore.
Scrivere nel 2020 senza accennare a quanto vissuto e ancora dobbiamo affrontare sarebbe stato l’equivalente di ritrovarsi un elefante nel salotto facendo finta di nulla: impossibile.

Davide Stanic, classe 1971, vive a Monfalcone, lavora come Tecnico di Medicina Nucleare presso l’Ospedale di Udine e ha collaborato con l’Università di Udine nella Facoltà di Scienze dell’Immagine Radiologica e della Radioterapia.
Ha praticato triathlon e ciclismo ma anche nuoto e sci, insegnando e allenando sia nel ciclismo che nel nuoto.
Ha collaborato con i periodici MT, la Gazzetta Giuliana e scritto per La Bicicletta e La Mia Bici.



Biciclette Operaie  was born in the hardest year for humanity, forced, in spite of itself, to face Covid19.

With the world that suddenly stops, we need to quickly find balance and fixed points. We were supposed to come out better but we haven't gotten out of it yet.

A bit of a dream journey, a bit of a journey back in time, a bit of a journey into everyday life, a bit of invective and reflection, with the bicycle becoming a pretext and common thread.

Writing in 2020 without mentioning what we have experienced and we still have to face would have been the equivalent of finding an elephant in the living room pretending nothing happened: impossible.

Davide Stanic, born in 1971, lives in Monfalcone, works as a Nuclear Medicine Technician at the Udine Hospital and has collaborated with the University of Udine in the Faculty of Sciences of the Radiological Image and Radiotherapy.
He practiced triathlon and cycling but also swimming and skiing, teaching and training in both cycling and swimming.
He has collaborated with the magazines MT, the Gazzetta Giuliana and written for La Bicicletta and La Mia Bici.

venerdì 30 ottobre 2020

Nuovo Codice della Strada per le biciclette

La mobilità urbana del nostro paese sta ormai prendendo una direzione chiara e precisa, ossia quella della sostenibilità e dell’uso di mezzi non inquinanti come bici, e-bike monopattini elettrici. Ed ecco che ci siamo ritrovati a dover maneggiare nuove regole e nuovi termini totalmente sconosciuti prima dell’emergenza Coronavirus. 

Le novità introdotte, va specificato, sono già applicabili e non necessitano di alcun regolamento attuativo. 




Partiamo dal termine forse più innovativo presente nella “mini-riforma” del Codice della Strada. La casa avanzata (nella foto in alto) è una linea di arresto posta in corrispondenza di un incrocio con un semaforo. Il risultato è uno spazio esclusivamente riservato alla sosta dei ciclisti prima che scatti il verde. La linea di arresto della casa avanzata è collocata più avanti (da qui “casa avanzata”) rispetto a quella predisposta per i mezzi a motore. In questo modo, chi è in bici si potrà fermare in un punto visibile alle automobili e potrà svoltare per primo senza dover fare manovre azzardate.
La casa avanzata è creata anche (e soprattutto) per rendere più sicura la svolta a sinistra di chi è a bordo di mezzi non a motore. 

 Si tratta di un enorme passo in avanti a livello di sicurezza.
Le prime case avanzate italiane sono nate a Milano (in Corso Buenos Aires prima di Piazza Lima) e a Torino nel mese di maggio. Ora si stanno diffondendo a macchia d’olio.




Cos’è il doppio senso ciclabile (o senso unico eccetto bici)

L’introduzione del doppio senso ciclabile è stata trattata dai quotidiani generalisti come una sorta di via libera alla circolazione contromano delle bici: niente di più sbagliato. Il doppio senso ciclabile consente alle biciclette e ai mezzi di micromobilità elettrica di percorrere in entrambe le direzioni alcune strade a senso unico per i veicoli motorizzati. Dell’opacità legislativa attorno alla circolazione contromano delle biciclette abbiamo già parlato in questo articolo, quindi andiamo dritti al punto.
Le bici, da qualche settimana, possono andare contromano solo in queste strade: vie dei centri storici, zone 30 e alcune parti delle Ztl (solo su specifica ordinanza comunale), strade urbane ciclabili (di cui parleremo successivamente). Il doppio senso ciclabile può essere segnalato mediante segnaletica orizzontale o un pannello integrativo. 




Cos’è una strada urbana ciclabile

Si tratta di strade urbane a unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi, caratterizzate dal limite di velocità dei 30 chilometri orari. La loro particolarità risiede nel fatto che la priorità, come scritto sulla segnaletica verticale e orizzontale, è dei ciclisti.
Chi guida veicoli a motore su queste strade, infatti, deve sempre dare la precedenza ai mezzi a pedali e di micromobilità elettrica, sia quando transitano sia quando si immettono da luoghi privati. Lungo le strade urbane ciclabili è consentito andare in bici contromano. Spazi del genere sono facilmente riconoscibili dalla segnaletica orizzontale del limite dei 30 chilometri orari, pensato per garantire ai ciclisti la massima sicurezza in ogni loro movimento.




Cosa sono le corsie ciclabili (o bike lane)

Sono delle corsie riservate alle biciclette realizzate su una carreggiata stradale. A differenza delle piste ciclabili, nelle corsie ciclabili l’elemento di separazione con i veicoli è valicabile (è una linea di vernice). È un’infrastruttura leggera, poco costosa e importante per dare ai ciclisti uno spazio per circolare nelle vie in cui non è materialmente possibile costruire piste ciclabili.
Una corsia ciclabile è imparagonabile alle normali piste ciclabili che, oltre a essere più sicure, sono molto più difficili, lunghe e costose da realizzare. 

Cosa significa corsie ciclabili ad uso promiscuo

Va ricordato che le bike lane sono ad uso promiscuo, nel senso che possono essere impegnate da altri veicoli solo per brevi tratti.  Alle automobili o alle moto è consentito andare sopra le corsie ciclabili solo per manovre temporanee e occasionali. Ciò non significa, però, che i mezzi a motore le possano usare per il soprasso, per la sosta o per una lunga fermata.
In ogni caso, la precedenza va sempre data al ciclista, anche quando si deve valicare la corsia per parcheggiare: si aspetta che la bici passi, si controlla che la zona sia libera e si inizia la manovra. 

giovedì 29 ottobre 2020

La bicicletta cambia il mondo

courtesy https://www.nationalgeographic.it/

Se la storia non si ripete del tutto, di sicuro si ripropone in modo molto simile. Mentre assistiamo a un’impennata nella richiesta di biciclette e a Paesi che si preparano a spendere miliardi per ridisegnare le città con una rinnovata attenzione a pedoni e ciclisti, vale la pena di ricordare in che modo l’avvento della bicicletta alla fine del XIX secolo ha trasformato la società in tutto il mondo.

Era una tecnologia altamente innovativa, facilmente paragonabile a quella dei moderni smartphone. Nei ruggenti anni intorno al 1890, la bicicletta era l’oggetto irrinunciabile per eccellenza: un veloce, affidabile ed elegante mezzo di trasporto in grado di portarti ovunque, in qualunque momento e gratuitamente.

Praticamente chiunque poteva imparare ad andare in bicicletta, e così avvenne. Il sultano di Zanzibar iniziò a pedalare. Così come lo zar di Russia. L’emiro di Kabul acquistò delle biciclette per tutto il suo harem. Ma in tutto il mondo la bicicletta divenne un binomio inscindibile soprattutto con la classe media e la classe operaia. Per la prima volta nella storia le masse potevano spostarsi, potevano andare e venire come volevano. Non servivano più i costosi cavalli e le carrozze. Il “ronzino dei poveri”, come veniva chiamata la bicicletta, non era solo leggera, economica e facile da mantenere, era anche il mezzo più veloce per viaggiare sulle strade.

La società si trasformò. Le donne furono particolarmente entusiaste, abbandonarono le ingombranti gonne in stile vittoriano a favore dei pantaloni e di abiti più “razionali” e si riversarono nelle strade. “Penso che l’andare in bicicletta abbia avuto il ruolo più significativo per l’emancipazione femminile di qualsiasi altra cosa al mondo”, affermò Susan B. Anthony in un’intervista al New York Sunday World nel 1896. “Ogni volta che vedo una donna che si muove su due ruote mi fermo a guardarla e mi rallegro… l’immagine di un’autentica e sfrenata femminilità”.

Nel 1898 il ciclismo era diventato un’attività così popolare negli Stati Uniti che il New York Journal of Commerce affermava le perdite commerciali a ristoranti e cinema per oltre 100 milioni di dollari all’anno. La produzione di biciclette divenne uno dei settori più grandi e innovativi di tutta l’America. Un terzo di tutte le richieste di brevetti riguardavano le biciclette, un numero così alto che l’ufficio brevetti statunitense dovette costruire un nuovo edificio per poterle gestire tutte.

L’invenzione della bicicletta è generalmente attribuita a un inglese di nome John Kemp Starley. Suo zio, James Starley, aveva sviluppato il biciclo intorno al 1870. Immaginando che la richiesta di biciclette sarebbe aumentata se non fossero state così spaventose e pericolose da guidare, nel 1885 il trentenne inventore iniziò a sperimentare nella sua officina di Coventry partendo da una bicicletta azionata a catena dotata di due ruote molto più piccole. Dopo aver testato diversi prototipi, arrivò alla bicicletta di sicurezza Rover, un veicolo da 20 kg che assomigliava più o meno a quella che oggi chiamiamo bicicletta.

Quando venne presentata per la prima volta a una mostra di biciclette nel 1886, l’invenzione di Starley venne guardata con curiosità. Ma due anni dopo, quando la bicicletta di sicurezza fu abbinata allo pneumatico appena inventato, che non solo ne ammortizzava l’andatura, ma la rendeva anche più veloce del 30%, il risultato fu pura magia.

I produttori di biciclette di tutto il mondo si precipitavano a presentare le loro nuove versioni, e centinaia di nuove aziende nacquero per soddisfare le richieste. Nel 1895, in occasione della fiera Stanley Bicycle Show di Londra, circa 200 produttori misero in mostra 3.000 modelli.

Uno dei maggiori produttori era la Columbia Bicycles, il cui stabilimento di Hartford, in Connecticut, era in grado di produrre una bicicletta al minuto grazie alla catena di montaggio automatizzata, una tecnologia pionieristica che un giorno sarebbe diventata il tratto distintivo dell’industria automobilistica. Azienda all’avanguardia in un settore in piena crescita, la Columbia offriva ai suoi dipendenti anche un parcheggio per biciclette, spogliatoi privati, pasti agevolati presso la mensa aziendale e una biblioteca.

L’inarrestabile richiesta di biciclette favorì la nascita di altri settori, come quello dei cuscinetti a sfera, del filo per i raggi, dei tubi in acciaio, della produzione di utensili di precisione, che continuarono a plasmare il mondo manifatturiero anche quando la bicicletta venne relegata al reparto giocattoli. L’effetto domino si allargò anche al mondo della pubblicità. Agli artisti veniva chiesto di creare poster meravigliosi, aprendo un mercato redditizio alle tecniche litografiche appena inventate, che permettevano di stampare con colori ricchi e vivaci. Le strategie di marketing, come l’obsolescenza programmata e la presentazione di nuovi modelli ogni anno, hanno avuto inizio con il commercio delle biciclette intorno agli anni ’90 del 1800.

Con una bicicletta tutto sembrava possibile e le persone comuni iniziarono a partire per viaggi straordinari. Nell’estate del 1890, ad esempio, un giovane luogotenente dell’esercito russo pedalò da San Pietroburgo a Londra, percorrendo circa 112 km al giorno. Nel settembre del 1894, la 24enne Annie Londonderry partì da Chicago con un cambio di abiti e un revolver con il calcio in madreperla, diventando la prima donna a fare il giro del mondo in bicicletta. Poco meno di un anno dopo fece ritorno a Chicago vincendo un premio da 10.000 dollari.

In Australia, tosatori di pecore nomadi macinavano centinaia di chilometri nell’entroterra desertico alla ricerca di lavoro. Partivano per questi viaggi come se fossero semplici pedalate nel parco, osservava il giornalista corrispondente C.E.W. Bean nel suo libro On The Wool Track. “Chiedeva la strada, accendeva la pipa, montava sulla bicicletta e partiva. Se fosse cresciuto in città, come molti tosatori, molto probabilmente sarebbe partito con indosso un cappotto nero e una bombetta... proprio come per andare a bere il tè a casa delle zie”.

E nell’America occidentale, durante l’estate del 1897, il 25° Reggimento dell’Esercito americano, un’unità afroamericana conosciuta con il nome di Buffalo Soldiers (Soldati bisonte, NdT), completò l’eccezionale percorso di oltre 3.000 km da Fort Missoula in Montana, fino a St. Louis nel Missouri, per dimostrare l’utilità delle biciclette per i militari. Trasportando l’attrezzatura completa e le carabine e viaggiando lungo sentieri impervi e fangosi, i Buffalo Soldiers percorrevano circa 80 km al giorno, due volte più velocemente di un’unità di cavalleria e a un terzo del costo.

L’avvento della bicicletta influì praticamente su ogni aspetto della vita, l’arte, la musica, la letteratura, la moda e persino il patrimonio genetico. I registri parrocchiali in Inghilterra mostrano un notevole aumento dei matrimoni tra villaggi diversi durante il periodo d’oro delle biciclette dell’ultimo decennio del 900. I giovani resi improvvisamente liberi girovagavano per la campagna a piacere, socializzavano lungo le strade, si incontravano in villaggi lontani e, come facevano notare i severi sostenitori dei principi morali, spesso lasciavano indietro i loro vecchi chaperon.

Nel 1892 il cantautore inglese Henry Dacre ottenne un notevole successo su entrambe le sponde dell’Atlantico con la canzone Daisy Bell e il suo famoso ritornello “a bicycle built for two” (una bicicletta per due, NdT). Lo scrittore H.G. Wells, appassionato ciclista e acuto osservatore della società, scrisse diversi romanzi dedicati al ciclismo, opere leggere incentrate sulle possibilità di questo nuovo e meraviglioso mezzo di trasporto, che offriva romanticismo, libertà e l’opportunità di abbattere le barriere sociali.

Wells non era l’unico visionario che capì come la bicicletta sarebbe riuscita a modellare il futuro. “L’effetto [delle biciclette] sullo sviluppo delle città sarà senza alcun dubbio rivoluzionario”, affermò nel 1892 uno scrittore in una rivista americana di sociologia. In un articolo intitolato “Influenze economiche e sociali della bicicletta” l’autore prevedeva città più pulite, più verdi, più tranquille, con abitanti più felici, più sani e più aperti al mondo esterno. Grazie alla bicicletta, scriveva, i giovani “vedono una fetta più ampia di mondo e allargano i loro orizzonti. Mentre altrimenti potrebbero solo raramente spingersi oltre le distanze percorribili a piedi da casa, in bicicletta invece si spostano costantemente da una cittadina all’altra, imparando a conoscere tutte le contee e, durante le vacanze, esplorando non di rado diversi stati. Queste esperienze aiutano a sviluppare un carattere più energico, autonomo e indipendente…”.

Il peso politico di milioni di ciclisti e di una delle industrie più grandi del Paese ha portato a rapidi miglioramenti nelle vie di città e nelle strade di campagna, mentre i ciclisti spianavano letteralmente la strada per l’era dell’automobile, all’epoca ancora imprevedibile. Nel 1895 Brooklyn inaugurò uno dei primi percorsi del Paese dedicati alle biciclette, da Prospect Park a Coney Island. Il primo giorno fu utilizzato da circa 10.000 ciclisti. Due anni dopo, la città di New York adottò il primo codice della strada del Paese in risposta al numero sempre crescente di “bolidi”, ciclisti che sfrecciavano a tutta velocità. Il capo della polizia, Teddy Roosevelt, introdusse la figura del poliziotto in bicicletta, in grado di fermare i velocisti, perché il “ronzino del popolo” era ancora l’oggetto più veloce sulla strada.

Ma tutto questo non sarebbe durato a lungo. Prima della fine del decennio, gli appassionati di meccanica su entrambe le sponde dell’Atlantico si resero conto che le ruote a raggi, la trasmissione a catena e i cuscinetti a sfera potevano essere combinati con i motori per realizzare veicoli ancora più veloci, sebbene non silenziosi come le biciclette e non così economici da utilizzare, ma divertenti da guidare e redditizi da produrre. A Dayton, in Ohio, due meccanici di biciclette, i fratelli Wilbur e Orville Wright, stavano esplorando l’idea di una macchina volante “più pesante dell’aria”, fissando le ali alle biciclette per testare le possibilità aerodinamiche e finanziando la loro ricerca con i profitti del loro negozio di bici.

Tornando alla cittadina di Coventry, nell’Inghilterra settentrionale, James Kemp Starley, la cui bicicletta di sicurezza Rover è stata all’origine di tutto negli anni ’80 del 1800, morì improvvisamente nel 1901 all’età di 46 anni. Ma nel frattempo la sua azienda stava passando dall’umile bicicletta alla produzione di motociclette e successivamente di automobili. Era la strada del futuro: nella lontana America, un altro ex meccanico di biciclette di nome Henry Ford stava diventando piuttosto bravo.

courtesy https://www.nationalgeographic.it/


If history does not repeat itself completely, it certainly repeats itself in a very similar way. As we see a surge in demand for bicycles and countries preparing to spend billions to redesign cities with a renewed focus on pedestrians and cyclists, it is worth remembering how the advent of the bicycle at the end of the 19th century transformed society around the world.

It was a highly innovative technology, easily comparable to that of modern smartphones. In the roaring years around 1890, the bicycle was the indispensable object par excellence: a fast, reliable and elegant means of transport capable of taking you anywhere, at any time and for free.

Virtually anyone could learn to ride a bicycle, and they did. The Sultan of Zanzibar began pedaling. As well as the Tsar of Russia. The Emir of Kabul bought bicycles for his entire harem. But all over the world the bicycle became an inseparable pair especially with the middle class and the working class. For the first time in history, the masses could move, they could come and go as they pleased. Expensive horses and carriages were no longer needed. The “poor man's nag”, as the bicycle was called, was not only light, cheap and easy to maintain, it was also the fastest way to travel on the roads.

Society transformed. The women were particularly enthusiastic, they abandoned the bulky Victorian-style skirts in favor of trousers and more "rational" dresses and poured into the streets. “I think bicycling has played the most significant role in women's empowerment than anything else in the world,” Susan B. Anthony said in an interview with New York Sunday World in 1896. “Every time I see a woman who moves on two wheels I stop to look at her and I rejoice… the image of an authentic and unbridled femininity ”.

By 1898, cycling had become such a popular activity in the United States that the New York Journal of Commerce reported commercial losses to restaurants and cinemas of over $ 100 million a year. Bicycle manufacturing became one of the largest and most innovative sectors in all of America. A third of all patent applications were for bicycles, a number so high that the US Patent Office had to build a new building to handle them all.

The invention of the bicycle is generally attributed to an Englishman named John Kemp Starley. His uncle, James Starley, had developed the bicycle around 1870. Imagining that demand for bicycles would increase if they weren't so scary and dangerous to ride, in 1885 the 30-year-old inventor began experimenting in his Coventry workshop starting with a bicycle chain driven equipped with two much smaller wheels. After testing several prototypes, he came up with the Rover safety bicycle, a 20kg vehicle that more or less resembled what we now call a bicycle.

When it was first presented at a bicycle show in 1886, Starley's invention was viewed with curiosity. But two years later, when the safety bicycle was paired with the newly invented tire, which not only cushioned its pace, but also made it 30% faster, the result was pure magic.

Bicycle manufacturers all over the world rushed to showcase their new versions, and hundreds of new companies sprang up to meet the demands. In 1895, around 200 manufacturers exhibited 3,000 models at the Stanley Bicycle Show in London.

One of the largest manufacturers was Columbia Bicycles, whose Hartford, Connecticut plant was able to produce one bicycle per minute thanks to the automated assembly line, a pioneering technology that would one day become the hallmark of the automotive industry. At the forefront of a booming industry, Columbia also offered its employees bicycle parking, private changing rooms, subsidized meals at the company canteen and a library.

The unstoppable demand for bicycles favored the emergence of other sectors, such as ball bearings, wire for spokes, steel tubes, the production of precision tools, which continued to shape the manufacturing world even when the bicycle was relegated to the toy department. The domino effect also spread to the world of advertising. Artists were being asked to create beautiful posters, opening up a lucrative market for newly invented lithographic techniques, which allowed them to print in rich, vibrant colors. Marketing strategies, such as planned obsolescence and the presentation of new models every year, began with the bicycle trade around the 1890s.

With a bicycle, everything seemed possible and ordinary people set off on extraordinary journeys. In the summer of 1890, for example, a young lieutenant of the Russian army pedaled from St. Petersburg to London, covering about 112 km per day. In September 1894, 24-year-old Annie Londonderry left Chicago with a change of clothes and a revolver with a mother-of-pearl stock, becoming the first woman to ride a bicycle around the world. A little less than a year later he returned to Chicago and won a $ 10,000 prize.

In Australia, nomadic sheep shearers milled hundreds of kilometers in the desert hinterland in search of work. They set off on these journeys as if they were simple rides in the park, observed the correspondent journalist C.E.W. Bean in his book On The Wool Track. “He asked the way, lit his pipe, got on the bicycle and left. If he had grown up in the city, like many hair clippers, he would most likely have left wearing a black coat and a bowler hat ... just like going to drink tea at his aunts' house. "

And in Western America, during the Summer of 1897, the 25th Regiment of the U.S. Army, an African-American unit known as the Buffalo Soldiers, completed the exceptional 3,000-kilometer route from Fort Missoula in Montana to St. Louis in Missouri to demonstrate the usefulness of bicycles for the military. Carrying full equipment and rifles and traveling along rough and muddy trails, the Buffalo Soldiers traveled about 50 miles per day, twice as fast as a cavalry unit and at one-third the cost.

The advent of the bicycle influenced virtually every aspect of life, art, music, literature, fashion and even the genetic heritage. Parish records in England show a notable increase in marriages between different villages during the bicycle heyday of the last decade of the 1900s. Young people suddenly freed roamed the countryside at will, socialized along the roads, met in villages. far away and, as stern moralists pointed out, often left their old chaperones behind.

In 1892 the English singer-songwriter Henry Dacre achieved considerable success on both sides of the Atlantic with the song Daisy Bell and his famous refrain "a bicycle built for two". Writer H.G. Wells, a passionate cyclist and keen observer of society, wrote several novels dedicated to cycling, light works focusing on the possibilities of this wonderful new means of transport, which offered romance, freedom and the opportunity to break down social barriers.

Wells was not the only visionary who understood how the bicycle would be able to shape the future. "The effect [of bicycles] on the development of cities will undoubtedly be revolutionary," said a writer in an American sociology journal in 1892. In an article entitled "Economic and social influences of the bicycle", the author predicted cleaner, greener, quieter cities, with happier, healthier inhabitants and more open to the outside world. Thanks to the bicycle, he wrote, young people “see a larger slice of the world and broaden their horizons. While otherwise they may only rarely go beyond the distances that can be traveled on foot from home, they are constantly moving from one town to another by bicycle, learning about all the counties and, during the holidays, often exploring different states. These experiences help to develop a more energetic, autonomous and independent character… ”.

The political clout of millions of cyclists and one of the country's largest industries led to rapid improvements in city streets and country roads, as cyclists literally paved the way for the era of the automobile, back then. unpredictable. In 1895, Brooklyn inaugurated one of the country's first bicycle routes, from Prospect Park to Coney Island. The first day was used by around 10,000 cyclists. Two years later, New York City adopted the country's first highway code in response to the ever-increasing number of "bolidi", cyclists whizzing by at full speed. The police chief, Teddy Roosevelt, introduced the figure of the policeman on a bicycle, able to stop the sprinters, because the "people's nag" was still the fastest object on the road.

But this wasn't going to last long. Before the decade was out, mechanics enthusiasts on both sides of the Atlantic realized that spoked wheels, chain drive and ball bearings could be combined with motors to make vehicles even faster, albeit not silent. like bicycles and not so cheap to use, but fun to ride and profitable to produce. In Dayton, Ohio, two bicycle mechanics, brothers Wilbur and Orville Wright, were exploring the idea of ​​a "heavier-than-air" flying machine, attaching wings to bicycles to test aerodynamic possibilities and funding their research. with the profits of their bike shop.

Returning to the town of Coventry in northern England, James Kemp Starley, whose Rover safety bicycle was the origin of it all in the 1880s, died suddenly in 1901 at the age of 46. But in the meantime his company was moving from humble bicycles to the production of motorcycles and later cars. It was the road of the future: in distant America, another former bicycle mechanic named Henry Ford was getting pretty good.

courtesy https://www.nationalgeographic.it/


mercoledì 28 ottobre 2020

Chi va in bici ...

 ... è più forte contro il Covid-19.

Riportiamo l'articolo di Bike Italia 

Lo studio, dal titolo “Maximal Exercise Capacity is Inversely Related to Hospitalization Secondary to Coronavirus Disease 2019”, pubblicato il 5 Ottobre 2020 sul giornale Mayo Clinic, ha comparato lo stato di forma e il decorso della malattia.

Sono stati presi in esame 246 soggetti. Tutti questi soggetti hanno svolto, per diverse motivazioni, un test da sforzo per valutare la capacità aerobica e cardiaca tra il 2016 e il 2020. Quest’anno poi hanno contratto l’infezione da Covid-19, con decorso che va dall’essere asintomatici all’ospedalizzazione in terapia intensiva. I ricercatori hanno confrontato i risultati dei test da sforzo eseguiti e il decorso della malattia.

È emerso che gli 89 soggetti che sono stati ospedalizzati mostravano nei test precedenti un livello di capacità aerobica inferiore a chi aveva avuto un decorso più leggero. La capacità aerobica definisce la capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno per produrre energia durante uno sforzo. È un parametro che dipende da numerosi fattori (salute del cuore, capillarizzazione dei muscoli, densità dei mitocondri nelle cellule muscolari) ed è migliorabile attraverso un allenamento di resistenza.

Uno dei modi più efficaci per migliorare la capacità aerobica è appunto l’allenamento aerobico di resistenza e in questo la bici è tra le scelte più efficaci, poichè consente di mantenere il distanziamento sociale e ha meno impatti e traumi rispetto alla corsa.

Ciò che emerge da questo studio è che l’attività fisica è uno strumento per combattere la diffusione del virus. Ridurre le possibilità degli italiani di effettuare attività fisica significa esporli a un maggior rischio di sviluppare sintomi gravi in caso di infezione da Covid-19 e non il contrario.

Voi cosa ne pensate?



Who rides a bike ...

... is stronger against Covid-19.

We report the Bike Italia article

The study, entitled "Maximal Exercise Capacity is Inversely Related to Hospitalization Secondary to Coronavirus Disease 2019", published on 5 October 2020 in the Mayo Clinic journal, compared the state of form and course of the disease.

246 subjects were examined. All these subjects carried out, for various reasons, an exercise test to evaluate aerobic and cardiac capacity between 2016 and 2020. This year they contracted the infection with Covid-19, with a course that goes from being asymptomatic to hospitalization in intensive care. The researchers compared the results of the exercise tests performed and the course of the disease.

It was found that the 89 subjects who were hospitalized had a lower aerobic capacity level in previous tests than those who had a lighter course. Aerobic capacity defines the body's ability to use oxygen to produce energy during an effort. It is a parameter that depends on numerous factors (heart health, muscle capillarization, density of mitochondria in muscle cells) and can be improved through resistance training.

One of the most effective ways to improve aerobic capacity is precisely aerobic endurance training and in this the bike is one of the most effective choices, as it allows you to maintain social distancing and has fewer impacts and trauma than running.

What emerges from this study is that physical activity is a tool to combat the spread of the virus. Reducing the chances of Italians to exercise means exposing them to a greater risk of developing severe symptoms in the event of Covid-19 infection and not the other way around.


What do you think about it?

martedì 27 ottobre 2020

... Light up yourself!

Oltre alla bicicletta occorre che il rider sia visibile, sia per aumentare la visibilità complessivamente che per essere visibili nei momenti in cui si spinge la bici a piedi.

Un ciclista ha a disposizione varie tipologie di abiti catarifrangenti. Partendo dai modelli più semplici da indossare solo durante la pedalata fino ad arrivare a veri e propri abiti da indossare anche una volta scesi.

Le soluzioni più pratiche ed economiche sono i gilet catarirfangenti, da poche decine di euro, che ricordano quelli presenti nei kit di emergenza delle automobili, abbinabili a bande riflettenti da caviglia o da polso. In borsa o nello zaino non occupano neanche molto spazio.

Per chi decide invece di adottare sistemi più tecnologici esistono accessori dotati di luci a LED che rendono il ciclista completamente visibile di notte. Alcune tipologie di caschi vengono progettati con luci posteriore e anteriore integrate, (qualche esempio lo si trova sulla guida su caschi da bici) oppure anche gli zainetti integrati con bande catarifrangenti e luci a LED.

Altri metodi per aumentare la visibilità possono essere le scarpe retroilluminate oppure i calzettoni, soprattutto per le uscite fuori città. Ancora esistono delle pettorine che permettono, oltre ad illuminare bene la schiena, di segnalare le svolte oppure un pericolo tramite i LED integrati comandabili direttamente dal manubrio. 



In addition to the bicycle, the rider must be visible, both to increase overall visibility and to be visible when pushing the bike on foot.

A cyclist has various types of reflective clothing available. Starting from the simplest models to wear only while pedaling up to real clothes to wear even after getting off.

The most practical and economical solutions are the catarirfangent vests, from a few tens of euros, which are reminiscent of those present in the emergency kits of cars, combined with reflective bands on the ankle or wrist. In your bag or backpack they don't even take up much space.

For those who decide to adopt more technological systems, there are accessories equipped with LED lights that make the cyclist completely visible at night. Some types of helmets are designed with integrated rear and front lights, (some examples can be found on the guide on bike helmets) or even integrated backpacks with reflective bands and LED lights.

Other methods to increase visibility can be backlit shoes or socks, especially for out-of-town outings. There are still harnesses that allow, in addition to illuminating the back well, to signal turns or a danger through the integrated LEDs that can be controlled directly from the handlebar.

lunedì 26 ottobre 2020

Light up your bike and ...

Con l'arrivo dell'inverno e l'accorciarsi delle giornate è fondamentale rendere visibile la nostra bicicletta.

Oltre al fatto che avere una bicicletta ben visibile riduce di molto il rischio di non essere visti da un’automobile, i fanali anteriore e posteriore sono obbligatori per legge. Per questi motivi occorre munirsi di una luce anteriore che permetta di illuminare bene la strada. Sempre meglio puntare su un fanale molto potente che si potrà poi regolare in altezza o in alcuni casi anche in intensità per non dare fastidio a chi viene incontro.

Esattamente come per le automobili, la legge prevede che le luci delle biciclette debbano rimanere accese da mezz’ora dopo il tramonto fino a mezz’ora prima dell’alba. Perciò i fanali devono avere autonomia necessaria per non rimanere al buio durante la pedalata. In generale le soluzioni migliori sono i fanalini a LED ricaricabili solitamente tramite USB dotati di batterie al litio che permettono grande quantità di luce in uscita e ottima autonomia, acquistabili con poche decine di euro.

Per chi possiede un’ebike, se i fanali di serie non dovessero bastare, esistono faretti progettati per le bici a pedalata assistita.

Si può decidere di montare sui pedali, oltre ai classici catarifrangenti quasi sempre installati di serie, altre piccole luci a LED che muovendosi durante la pedalata si notano più facilmente dei faretti fissi. 

Può capitare arrivando a un incrocio che le luci anteriore e posteriore non siano visibili di profilo rendendo invisibile la bicicletta agli occhi degli automobilisti, per ovviare a questo problema esistono varie soluzioni.
Le più comuni sono i catarifrangenti montati sui raggi delle ruote ma sono anche i meno visibili. Delle luci o meglio ancora le strisce a led applicate anch’esse sui raggi rendono la bicicletta più sicura non avendo bisogno di una luce proiettata. Altri piccoli gadget sono i tappi della camera d’aria illuminati che durante la rotazione creano un fascio di luce continuo oppure alcune tipologie di fanali posteriori che emanano luce anche lateralmente.



With the arrival of winter and the shortening of the days it is essential to make our bicycle visible.

In addition to the fact that having a clearly visible bicycle greatly reduces the risk of not being seen by a car, the front and rear lights are required by law. For these reasons it is necessary to have a front light that allows you to illuminate the road well. It is always better to focus on a very powerful light that can then be adjusted in height or in some cases even in intensity so as not to bother those who come towards it.

Just like for cars, the law provides that bicycle lights must remain on from half an hour after sunset to half an hour before dawn. Therefore the lights must have the necessary autonomy so as not to remain in the dark while pedaling. In general, the best solutions are the rechargeable LED lights usually via USB equipped with lithium batteries that allow a large amount of light output and excellent autonomy, which can be purchased with a few tens of euros.

For those who own an ebike, if the standard lights weren't enough, there are spotlights designed for pedal assisted bikes.

You can decide to mount on the pedals, in addition to the classic reflectors almost always installed as standard, other small LED lights that move during pedaling are more easily noticed than fixed spotlights.

It may happen when arriving at an intersection that the front and rear lights are not visible in profile, making the bicycle invisible to the eyes of motorists, to overcome this problem there are various solutions.

The most common are the reflectors mounted on the spokes of the wheels but they are also the least visible. Lights, or better still, the LED strips also applied to the spokes make the bicycle safer since it does not need a projected light. Other small gadgets are the illuminated air chamber caps which create a continuous beam of light during rotation or some types of rear lights that also emit light from the side.

sabato 24 ottobre 2020

Concatenati



 Il nuovo libro di Agostino Picicco ripropone le interviste ad alcuni dei maggiori protagonisti del ciclismo degli ultimi lustri sui temi del mondo della bici, non solo e non tanto da un punto di vista sportivo e agonistico, quanto per l’interesse che oggi suscita dal punto di vista ambientale, economico, turistico.

Emergono considerazioni sul ciclismo e la sua valenza sociale, sulla formazione dei giovani, su ambiente, ecologia e salute, sui risvolti economici della bici, sul nuovo volto delle città con le ciclabili, su come il mondo sportivo uscirà trasformato dalla pandemia. Si parla del Giro d’Italia (anche in tempo di Coronavirus), della sua valenza storica, territoriale e promozionale, della festa che rappresenta.

Il “fil rouge” della pubblicazione è dato dal rapporto dei campioni con Giovinazzo, in quanto tutti hanno avuto modo di conoscerne le bellezze ambientali, artistiche e gastronomiche, grazie al rapporto privilegiato con il sindaco Tommaso Depalma.

Il volume è arricchito dai contributi di alcuni personaggi del mondo artistico, culturale e sociale che propongono ricordi e considerazioni relative alla bici e al Giro d’Italia. In tal senso i testi del sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma, del Direttore generale Turismo e Cultura Regione Puglia Aldo Patruno, di Valentino Losito, componente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, di Raffaello Tullo, leader della Rimbamband, della professoressa Raffaella Leone, del medico Nicola Simonetti, del divulgatore scientifico Massimo Temporelli.

Un cammeo è rappresentato da un racconto scritto appositamente per il libro di Picicco dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, anche lui legato alla bicicletta utilizzata per i suoi spostamenti in città, che segue una nota dell’autore su don Tonino Bello e la passione sportiva legata al ciclismo.


venerdì 23 ottobre 2020

Come ricaricare lo smartphone in bici

La navigazione basata sul telefono ha reso più semplice che mai la sicurezza mentre si è in bicicletta. Questo non vuol dire che il tuo smartphone può aiutarti a divertirti durante il viaggio, parlare al telefono ed essere pronto per quando raggiungi la tua destinazione.
Tuttavia, queste funzionalità richiedono alimentazione. 

Se hai bisogno di mantenere il tuo smartphone carico mentre sei in giro, hai delle opzioni. Ecco i modi migliori per caricare il telefono mentre si va in bicicletta.

Caricatore solare GoerTech

Il ciclismo è spesso elogiato per i suoi benefici per la salute. Non solo ti alleni durante la guida, ma hai anche un po 'di tempo all'aperto. Quindi, perché non sfruttare quel tempo all'aperto e optare per un caricabatterie solare? Il caricabatterie solare GoerTech è uno dei migliori caricabatterie solari disponibili oggi e un modo eccellente per caricare il telefono mentre sei in bici. Questo caricabatterie portatile da 25.000 mAh può immagazzinare energia sufficiente per ricaricare un iPhone XS più di sette volte.

Può caricare fino a tre dispositivi contemporaneamente. Il power bank può essere ricaricato dalla luce solare o tramite USB. Via cavo, il caricatore solare GoerTech impiega 13 ore per ricaricarsi completamente. A seconda del tempo, la ricarica dell'unità alla luce solare può richiedere da tre a sette giorni. Dispone inoltre di 35 LED in modo che l'unità possa raddoppiare come sorgente luminosa di emergenza.


BurningSun Solar Bike Light

E'necessario che i ciclisti abbiano le luci sulla bici durante le ore di scarsa illuminazione. La luce solare per bici BurningSun è una scelta eccellente, poiché rimane carica per tutto il giorno grazie al pannello solare integrato. Esistono quattro modalità di illuminazione e le luci raggiungono un massimo di 350 lumen. Inoltre, qui è incluso un clacson per risparmiare spazio sul manubrio collegando solo una singola unità.

Questa unità è dotata anche di un power bank interno da 2.000 mAh. Questo può essere caricato tramite il pannello solare o tramite USB. Puoi scegliere uno dei cinque suoni per il clacson, che raggiungerà i 140 dB. L'unità è classificata IPX5 per la resistenza all'acqua, rendendola una vera compagna di ciclismo per tutto il giorno.


Power bank manubrio bicicletta ROMOSS

Il prodotto combina un supporto per telefono per bici con un power bank in modo da collegare solo un'unità al manubrio. Il supporto per telefono si adatta a telefoni fino a 5,5 pollici grazie ai suoi supporti estensibili. La fibbia in silicone è regolabile, quindi dovrebbe adattarsi a tutti i manubri e persino alle impugnature di un passeggino.

Il caricabatterie portatile è racchiuso in una custodia in silicone. Tuttavia, poiché il telefono è sempre esposto, questo articolo non è adatto per l'uso sotto la pioggia. La batteria da 10.000 mAh può ricaricare la maggior parte dei telefoni fino a cinque volte con una singola carica. Ci sono due porte USB in modo da poter alimentare fino a due dispositivi contemporaneamente. Hai anche opzioni qui, poiché la power bank supporta connessioni micro-USB e USB-C.


                                



Phone-based navigation has made safety while biking easier than ever. This is not to say that your smartphone can help you have fun while traveling, talking on the phone, and being ready for when you reach your destination.

However, these features require power. If you need to keep your smartphone charged on the go, you have options. Here are the best ways to charge your phone while cycling.

GoerTech solar charger

Cycling is often praised for its health benefits. Not only do you train while driving, but you also have some time outdoors. So why not take advantage of that time outdoors and opt for a solar charger? The GoerTech solar charger is one of the best solar chargers available today and an excellent way to charge your phone while on the bike. This 25,000mAh portable charger can store enough power to charge an iPhone XS more than seven times.

It can charge up to three devices at the same time. The power bank can be charged by sunlight or via USB. Wired, the GoerTech solar charger takes 13 hours to fully charge. Depending on the weather, charging the unit in sunlight can take three to seven days. It also has 35 LEDs so the unit can double as an emergency light source.

BurningSun Solar Bike Light

Cyclists need to have lights on the bike during low light hours. The BurningSun solar bike light is an excellent choice, as it stays charged all day thanks to the integrated solar panel. There are four lighting modes, and the lights reach a maximum of 350 lumens. Also, a horn is included here to save handlebar space by connecting only a single unit.

This unit is also equipped with an internal 2,000mAh power bank. This can be charged via the solar panel or via USB. You can choose one of five sounds for the horn, which will reach 140 dB. The unit is IPX5 rated for water resistance, making it a true cycling companion all day long.



Power bank manubrio bicicletta ROMOSS

The product combines a bike phone holder with a power bank so that only one unit is attached to the handlebar. The phone holder fits phones up to 5.5 inches thanks to its extendable stands. The silicone buckle is adjustable, so it should fit all handlebars and even the grips of a stroller.

The portable charger is enclosed in a silicone case. However, as the phone is always exposed, this item is not suitable for use in the rain. The 10,000mAh battery can charge most phones up to five times on a single charge. There are two USB ports so you can power up to two devices at the same time. You also have options here, as the power bank supports micro-USB and USB-C connections.

giovedì 22 ottobre 2020

The "Ducky" Light Horn

Che tu vada a scuola, al lavoro, in palestra o semplicemente come una pedalata informale, Ducky sarà lì con te su ogni pedalata del percorso. Può essere utilizzato per una vasta gamma di attività: mountain bike, bici da strada, spostamenti in città, biciclette ibride, biciclette per bambini, nonché una normale torcia. Si installa in pochi secondi e si fissa a qualsiasi manubrio immaginabile.

- Leggero, resistente, forte elastico e si adatta perfettamente alla maniglia della tua bici

- Si adatta perfettamente anche a qualsiasi bici per bambini per il suo aspetto carino da anatra e per fornire una luce di sicurezza per la bici

- Divertente clacson stridulo quando lo schiacci

- La funzione luce può essere utilizzata come luce fissa o flash. Alimentato da due batterie a bottone 2032 incluse

Un gadeget adorabile, che ci strappa un sorriso!



Meet your newest bike light and horn - The "Ducky". Whether you commute to school, work, the gym, or just like a casual ride - The Ducky will be there with you every pedal of the way. Can be used for a wide range of activities: mountain biking, road biking, city commuting, hybrid bikes, kids bikes, as well as a regular flash light. It installs in seconds & fastens to absolutely any handle bar imaginable.

- Lightweight, durable, strong elastic, and will fit your bike handle perfectly

- It also fits perfectly to any children bike for its cute duck appearance & to provide a bike safety light

- Fun squeaky honk when you squeeze it

- Light function can be used as a steady light or a flash. Powered by two 2032 button batteries which are included


An adorable gadeget that makes us smile!



mercoledì 21 ottobre 2020

Rocket Ebike




It is the first eBike with 100-mile range, regenerative braking, all-terrain tires and a compact foldable frame.

Rocket Bike is born and bred in Belfast, UK. By us: a group of tight knit friends. They have backgrounds in: industrial design, mechanical engineering and supply chain management. They met each other as colleagues with a shared interest in electric modes of transportation.

The founder Georg used to work to in the renewable technology sector. They all sat down for a beer and talked about a big change taking place: Electric cars becoming mainstream. But why only cars? They believe anyone should use electric modes of transportation.

Especially bikes: that’s precisely why their product was born. Rocket Bike is the product they desired, but that didn’t exist yet. They decided to join the mission of making electric modes of transportation an option for any lifestyle.

The biggest challenge for the team has been to find ways to manufacture our electric bike with high quality: while at the same time being able to offer it at a reasonable price. Electric bikes of high quality can be incredibly expensive to manufacture. they’ve had to spend a lot of time sourcing the right components and make manufacturing as efficient as possible down to the smallest details. This is to ensure Rocket Bike is affordable without having to sacrifice its high quality or performance.

Fast forward over one year of R&D. They have developed the Rocket Bike frame fully from scratch and have perfected the regenerative braking system and optimized the engine. They have carefully sourced the best quality components. The result: the most smooth and efficient electric bike you can find.



Commute to work, ride mountain trails or cruise the beach—Rocket eBike takes you anywhere you want to go with ease.
High quality and fully-spec'd bikes are expensive, and affordable bikes have low-quality materials or poor design. They cut out the middleman and created the coolest affordable eBike that has all the features you want packaged in a bold, record-setting-performance design.

Rocket eBike is a faithful steed on long-distance adventures. With a range that’s 3x the industry standard, you can embark on any adventure without worrying about your eBike dying halfway through.
It is rear-wheel drive with either a 250W (EU buyers) or 750W (US buyers) engine from Bafang with high torque and uphill efficiency.
Plus, it has Cruise Control! Switch it on and when the bike has the same speed for 5 seconds, it locks in that speed and you turn it off by braking.

Rocket eBike is perfect for any rider or occasion. It gives you the freedom to go longer than ever before, over any terrain. 

This weatherproof ride can tough out the rain, rocky trails and sand, and still give you a smooth city commute. Take this baby to work or on a long biking adventure and trust that you can cruise home when your energy is running low. 

"Our mission is for Rocket Bike to be a leading global brand in the eBike field and set the trend for fun as well as innovative modes of transportation."



martedì 20 ottobre 2020

I benefici della bicicletta elettrica

È un buon esercizio di allenamento usare la bici elettrica? È la domanda che sorge spontanea da quando l’e-bike, munite di un motore che assiste e facilita la pedalata, sono diventate così popolari e simbolo di un lifestyle aspirazionale.

Dall’inizio della pandemia le vendite sono balzate alle stelle facendo delle bici elettriche il nuovo mezzo cool per muoversi in città (ma non solo) in modo agile e veloce. 

Ecco alcuni punti a favore delle e Bike:

  • Lo sforzo richiesto da una e-bike è lo stesso di una bici normale, ma il fatto di non accorgersene è un aspetto motivazionale ad usarla più spesso. Questa attività, che si inserisce nella routine quotidiana, si aggiunge alla normale attività fisica vera e propria, aumentando di fatto il tempo dedicato allo sport.
  • La bici elettrica è più sicura. Funzionalità fa rima con piacere di pedalare. 
  • Si usa in città e fuori. Basta una sola bici per spostarsi tra le vie cittadine e sugli sterrati in campagna o montagna. 
  • L’e-bike ama l’ambiente. Ormai è quasi retorico dirlo: muoversi in bici è un dovere nei confronti del pianeta. I sensori collegati all’app sullo smartphone indicano anche la quantità di emissioni di carbonio evitate durante l’utilizzo, per arrivare a fine giornata con un cuore green. 



Is it a good training exercise to use the electric bike? This is the question that arises spontaneously since the e-bike, equipped with an engine that assists and facilitates pedaling, became so popular and a symbol of an aspirational lifestyle.

Since the beginning of the pandemic, sales have skyrocketed, making electric bikes the new cool way to get around the city (but not only) in an agile and fast way.

Here are some points in favor of e-bikes:

  • The effort required by an e-bike is the same as a normal bike, but not noticing it is a motivational aspect to use it more often. This activity, which is part of the daily routine, is added to normal physical activity itself, effectively increasing the time dedicated to sport.
  • Electric bike is safer. Functionality rhymes with the pleasure of pedaling.
  • It is used in the city and outside. Just one bike is enough to move between the city streets and on dirt roads in the countryside or in the mountains.
  • The e-bike loves the environment. It is now almost rhetorical to say it: moving by bike is a duty towards the planet. The sensors connected to the app on the smartphone also indicate the amount of carbon emissions avoided during use, to get to the end of the day with a green heart.

lunedì 19 ottobre 2020

Bici e mascherine

Non c’è nessun obbligo di indossare la mascherina mentre si pedala, l’unica restrizione subentra giustamente nel momento in cui si dovesse pedalare in zone molto affollate o quando ci si ferma per una pausa caffè.

Potrà sembrare una contraddizione, poiché sul sellino di una bici si respira all’aria aperta come e anche più di quando si passeggia (momento nel quale vige l’obbligo), ma visto che sopra questi mezzi i contatti sono praticamente azzerati, l’obbligo non sussiste.

Per quando scendiamo dalla sella della nostra bici dobbiamo essere sempre attenti e proteggere noi e chi ci circonda. 
Cosa ne dite di queste fantastiche mascherine "bike addicted"??? 
Noi le adoriamo!




There is no obligation to wear a mask while pedaling, the only restriction rightly takes place when you have to bike in very crowded areas or when you stop for a coffee break.

It may seem like a contradiction, since on the saddle of a bike you can breathe in the open air as and even more than when you walk (the moment in which the obligation applies), but since on these vehicles the contacts are practically zero, the obligation does not exist.

When we get off the saddle of our bike we must always be careful and protect ourselves and those around us.

What do you think of these fantastic "bike addicted" masks ???

We love them!

sabato 17 ottobre 2020

I sarti italiani della bicicletta




I telaisti italiani degli anni '60 e 70 sono stati i "grandi sarti della bicicletta", quelli che hanno "messo in bicicletta" non solo i campioni italiani di quel periodo, ma anche i grandi campioni stranieri, uno su tutti Eddy Merckx.

 Il libro racconta, partendo da Faliero Masi che aveva costruito telai per Fausto Coppi quando uscì dalla Bianchi, la storia imprenditoriale dei vari Cino Cinelli, Ernesto Colnago, Ugo De Rosa, Francesco Galmozzi, Aldo Gios, Licinio Marastoni, Sante Poliaghi, descrivendone le biciclette prodotte, sia quelle così dette "di tutti", sia quelle dei campioni che hanno messo in sella.

 Tra le pagine, arricchite da un prezioso corredo fotografico, trova posto anche l'analisi dell'industria italiana di componenti per bici da corsa (tra i marchi più famosi Ambrosio, Campagnolo, Cinelli, 3ttt, Universal, Columbus) che in quel periodo dominava la scena internazionale.



venerdì 16 ottobre 2020

Marche trial

 Oltre 200 amanti di ciclismo fuori strada, provenienti da ogni parte della Penisola e qualcuno anche dall’estero, hanno partecipato alla Numana-Cupra Marittima nell’ambito del progetto ’Marche Trial un viaggio in bicicletta’, partito da Numana venerdì 9 ottobre, terminato domenica a Cupra, presso il camping Calypso che da 3 anni ospita con grande attenzione l’evento. 

Il percorso si snoda attraverso 360 chilometri con vari dislivelli per il 70% su strade sterrate, ma con difficoltà bassa, da compiere, liberamente in 3 o 4 giorni. 

Ai partecipanti è stata fornita una traccia Gps, quale unico percorso, da seguire per intero, senza tagli, dal primo all’ultimo chilometro. Ognuno sceglie come affrontare l’esperienza, dove e quando dormire, dove e quando mangiare, con la più totale autonomia e senza limite di tempo. Ciascun partecipante sceglie l’andatura del proprio viaggio e in quanti giorni portarlo a termine. Non ci sono vincitori e non sono previsti supporti. 

Nessuna assistenza è prevista da parte degli organizzatori. 
Ognuno se la deve cavare da solo.
Il ciclista e la sua instancabile compagna di viaggio in mezzo a panorami mozzafiato.



Over 200 off-road cycling lovers, coming from all over the peninsula and some from abroad, participated in the Numana-Cupra Marittima as part of the 'Marche Trial a bicycle trip' project, which started from Numana on Friday 9 October and ended Sunday in Cupra, at the Calypso campsite which has been hosting the event with great attention for 3 years.

The route winds through 360 kilometers with various gradients for 70% on dirt roads, but with low difficulty, to be completed freely in 3 or 4 days.

Participants were provided with a GPS track, as the only route, to be followed in full, without cuts, from the first to the last kilometer. Everyone chooses how to face the experience, where and when to sleep, where and when to eat, with total autonomy and without time limits. Each participant chooses the pace of their trip and how many days to complete it.

There are no winners and there are no supports.
No assistance is provided by the organizers.
Everyone has to get by on their own.
The cyclist and his tireless travel companion in the midst of breathtaking views.

giovedì 15 ottobre 2020

Best of Giro d'Italia 2021 - 11 stage

 



E' stata una grande emozione vedere passare nuovamente i campioni del Giro d'Italia nel nostro territorio e ammirarli a percorre le strade che anche noi amiamo e sulle quali ci divertiamo ed alleniamo.


It was a great emotion to see the Giro d'Italia champions pass through our territory again and admire them on the roads that we also love and on which we have fun and train.