I numeri spesso raccontano molto di un'impresa, e di una vita. Venticinque anni, da sette in sella a una bicicletta, 55 Paesi attraversati, di cui alcuni più volte; 93mila km percorsi, con temperature dai 50 gradi del Sahara ai - 55 toccati in Yacutia. Questo, in cifre, è il cicloviaggiatore Lorenzo Barone, umbro di nascita ma ormai cittadino del mondo, appena rientrato dalla sua ultima impresa, purtroppo fermata dalla guerra, ma ugualmente straordinaria.
Barone aveva il sogno di pedalare lungo la strada più lunga del mondo, da Capo Aghulas (il punto più a sud dell'Africa) a Magadan (Russia), lunga 24mila km; anzi, di spingersi oltre, fino a Capo Dezhnev ( il punto più a est dell'Asia), per un totale di 29mila km in 400 giorni, con una pausa di circa quattro mesi per attendere che i fiumi della Yakutia si ghiacciassero.
Dopo aver raccontato online, per oltre 7 mesi, tutte le sue tappe - un confine diverso ogni 7- 10 giorni - fra la savana africana, le piramidi in Egitto e le terre sterminate della Mongolia, si è dovuto arrendere all'impossibilità di attraversare la Russia: "A Ulanbaatar, dopo 20.733 km, ho sospeso il viaggio e lo terminerò quando la situazione tornerà ad essere più tranquilla e soprattutto stabile".
Una scelta non certo facile, visto l'ambizioso progetto che portava avanti. "Sarei dovuto entrare proprio nei giorni delle file di auto dei russi in fuga dal loro Paese. Da europeo, viaggiare controcorrente sarebbe stato molto pericoloso, avrei rischiato di essere arrestato. Ormai tutto è diventato illegale in Russia, ho dovuto ascoltare i consigli di chi è là e ne sa più di me".
"A 17anni i miei non volevano lasciarmi partire, neanche al mare con gli amici in spiaggia. Mi dicevano: a 18 fai quello che vuoi. E così, maggiorenne, sono partito per un viaggio fino al Portogallo e ritorno, quasi 8mila km in sella alla bici di mia mamma, con delle taniche di plastica come borse da viaggio", ride a ripensarci, " comunque il mio viaggio più importante perché il primo è sempre il più difficile".
E poi ci sono stati i 15mila km in cui ha toccato Capo Nord e l'Islanda, i 3mila fra Corea del Sud e Giappone, 4mila quelli pedalati in India, la Siberia in inverno, ma l'elenco sarebbe lungo. "Sono sempre andato alla ricerca del nuovo, ogni volta una nuova esperienza da fare". E la prossima meta? "Per un po' voglio staccare la testa dai viaggi, avevo sempre la sensazione di dover ripartire, come se fosse il viaggio a comandare me e non viceversa.
Ora sto raccontando le mie avventure in giro per l'Italia, è un esercizio utile a metabolizzare quanto ho fatto".
Numbers often tell a lot about a business, and a life. Twenty-five years, riding a bicycle for seven, crossed 55 countries, some of which several times; 93,000 km travelled, with temperatures ranging from 50 degrees in the Sahara to -55 in Yacutia. This, in figures, is the cycle traveler Lorenzo Barone, born in Umbria but now a citizen of the world, who has just returned from his latest venture, unfortunately stopped by the war, but equally extraordinary.
Barone had the dream of cycling along the longest road in the world, from Cape Aghulas (the southernmost point of Africa) to Magadan (Russia), 24 thousand km long; indeed, to go further, up to Cape Dezhnev (the easternmost point of Asia), for a total of 29 thousand km in 400 days, with a break of about four months to wait for the rivers of Yakutia to freeze.
After having recounted all his stages online for over 7 months - a different border every 7-10 days - between the African savannah, the pyramids in Egypt and the endless lands of Mongolia, he had to surrender to the impossibility of crossing the Russia: "In Ulanbaatar, after 20,733 km, I suspended the journey and will end it when the situation becomes calmer and above all stable again".
Certainly not an easy choice, given the ambitious project he was pursuing. "I should have entered precisely in the days of the queues of cars of Russians fleeing their country. As a European, traveling against the tide would have been very dangerous, I would have risked being arrested. By now everything has become illegal in Russia, I had to listen to the advice of those who he is there and knows more than me".
"At 17, my parents didn't want to let me go, not even to the sea with friends on the beach. They told me: at 18, do what you want. And so, of age, I left for a trip to Portugal and back, almost 8,000 km in the saddle to my mum's bike, with plastic cans as travel bags", she laughs thinking about it, "still my most important journey because the first is always the most difficult".
And then there were the 15,000 km in which he passed through the North Cape and Iceland, the 3,000 between South Korea and Japan, the 4,000 km cycled in India, Siberia in winter, but the list would be long. "I've always gone in search of the new, every time a new experience to have " . And the next destination? "For a while I want to take my mind off travelling, I always had the feeling of having to leave again, as if the journey was in charge of me and not vice versa. Now I'm recounting my adventures around Italy, it's a useful exercise for digest what I have done".
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