Commissione Europea, Parlamento Europeo e Consiglio Europeo hanno proclamato la propria adesione alla Declaration on Cycling, la Dichiarazione sulla bicicletta. Si tratta di un documento nel quale l’UE tutta ha evidenziato i benefici multipli della mobilità ciclistica in termini di tutela della salute pubblica, dell’economia, del mercato del lavoro e dell’ambiente. La notizia è stata subito accolta positivamente dalla ECF, la federazione bike friendly europea che raggruppa le associazioni cicloambientaliste europee, tra cui FIAB, e svolge da anni un lavoro di advocacy nelle istituzioni. Questo è il commento di Francesco Baroncini, componente del consiglio di amministrazione di ECF. “La Dichiarazione è un grande successo di ECF ed è il frutto di anni di lavoro al quale anche io ho dato il mio contribuito. Siamo molto contenti di questa dichiarazione perché, a leggere attentamente, si trova tutto quello che le associazioni cicloambientaliste hanno sempre detto. È stata poi molto positiva la collaborazione con le industrie, che ha portato a inserire qualsiasi tipo di mezzo a due ruote a propulsione umana nel documento. Pur essendo una dichiarazione senza immediate ricadute pratiche, è anche vero che toglie ogni qualsiasi scusa alle autorità, anche locali. Tutti possono sentirsi impegnati a fare. Il compito di ECF è ora continuare a lavorare a Bruxelles, mentre FIAB e le associazioni hanno in mano uno strumento potente in più per lavorare. Ringrazio infine tutte le persone dello staff di ECF per questo importante risultato”.
Prima di passare in rassegna alcuni punti della Dichiarazione sulla bicicletta voluta dalle principali istituzioni politiche dell’Unione Europea ricordiamo che è stata la commissaria ai Trasporti dell’UE Adina Valean a presentare i contenuti del documento a Siviglia a inizio ottobre. In un post su X (l’ex social Twitter), Valean ha ricordato il contributo al PIL europeo dell’industria legata alla bicicletta. Dal 2012 al 2022 le biciclette prodotte da società europee sono aumentate del 29%, arrivando a sfiorare quasi le 15 milioni di unità. Sempre Valean ha poi spiegato che questo trend riguarda anzitutto Paesi come Portogallo, Romania, Italia, Germania e Polonia.
A meno di un anno dalle elezioni Europee del giugno 2024 la Dichiarazione sulla bicicletta diventa anche un impegno politico preso dall’attuale Commissione in vista del futuro e in un’ottica di eredità per chi siederà nelle sedi istituzionali. Gli obiettivi riguardano la creazione di un network europeo di ciclabili e ciclovie, più collegamenti e infrastrutture per incentivare l’intermodalità e più parcheggi sicuri per proteggere la quota urbana degli spostamenti in sella.
Nel preambolo si parla anzitutto di trasporti, definendo quelli sostenibili come “essenziali per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima, inquinamento zero ed efficienza energetica”. La bicicletta in questo senso è uno dei mezzi “più sostenibili, salutari ed efficienti, con un notevole potenziale di sostegno alla decarbonizzazione del trasporto urbano e al raggiungimento dell’obiettivo europeo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55%”. Sempre nel preambolo della Dichiarazione sulla bicicletta è ribadito un concetto fondamentale: più infrastrutture ciclabili ci sono e più le persone saranno spinte a pedalare.
Nel Capitolo 1 le istituzioni che hanno sottoscritto il documento si impegnano a “incoraggiare le aziende, le organizzazioni e le istituzioni a promuovere l’uso della bicicletta attraverso programmi di gestione della mobilità, come gli incentivi per andare al lavoro in bicicletta, la fornitura di biciclette aziendali, parcheggi e strutture adeguate per le biciclette e l’uso di servizi di consegna in bicicletta”.
Nel Capitolo 2 si cita il tema dell’inclusione e del diritto di tutti alla mobilità. “L’uso della bicicletta dovrebbe essere accessibile a tutti, indipendentemente dal livello di reddito e dovrebbe essere promossa in quanto positiva per la salute fisica e mentale”. Ecco allora che le istituzioni UE, ad esempio, si impegnano ad “aumentare l’uso della bicicletta per promuovere l’inclusione sociale, prestando particolare attenzione alle esigenze di donne, bambini, anziani e gruppi vulnerabili ed emarginati”.
Nel Capitolo 3 della Dichiarazione sulla bicicletta si parla di infrastrutture con l’impegno a “lavorare per la creazione di una rete ciclabile coerente nelle città e a migliorare la connettività tra le aree suburbane e rurali e i centri urbani”. Per sbloccare il potenziale della bicicletta, espressione ripresa dal documento nel Capitolo 4, servono ovviamente investimenti che vadano a potenziare servizi già esistenti e coprire quelle zone in cui finora sono stati invece assenti.
Nel Capitolo 5 si parla di sicurezza stradale, tema sul quale la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta si batte da sempre. Ecco allora che Parlamento, Commissione e Consiglio si impegnano a “lavorare per far sì che la Visione Zero (nessun morto sulle strade entro il 2050) diventi una realtà, anche per gli utenti vulnerabili della strada, raggiungendo un obiettivo intermedio di riduzione del 50% degli incidenti mortali e dei feriti gravi entro il 2030”.
Nel Capitolo 6 si cita quanto poi espresso dalla Commissaria UE ai Trasporti, evidenziando l’importanza dell’industria bike friendly nella strategia green del vecchio continente. Non potevano mancare riferimenti all’intermodalità e al cicloturismo (Capitolo 7), fattori che portano sviluppo e crescita nei territori e benessere ai cittadini.
Da ultimo, ma non meno importante, il Capitolo 8 della Dichiarazione sulla bicicletta parla di dati, ovvero quelle informazioni che se raccolte e rese disponibili ai decisori politici aiuterebbero a inquadrare trend, conoscere meglio lo stato dell’arte. L’UE si impegna in questo senso a stabilire un insieme di criteri condivisi tra tutti i membri per monitorare quanto un territorio sia bike friendly.
The European Commission, the European Parliament and the European Council have proclaimed their adherence to the Declaration on Cycling. This is a document in which the entire EU has highlighted the multiple benefits of cycling mobility in terms of protecting public health, the economy, the labor market and the environment. The news was immediately welcomed positively by the ECF, the European bike friendly federation which brings together European cycling environmental associations, including FIAB, and has been carrying out advocacy work in the institutions for years. This is the comment of Francesco Baroncini, member of the ECF board of directors. “The Declaration is a great success of the ECF and is the result of years of work to which I also contributed. We are very happy with this statement because, if you read carefully, you will find everything that the cycling environmental associations have always said. The collaboration with the industries was also very positive, which led to the inclusion of any type of human-powered two-wheeled vehicle in the document. Although it is a declaration without immediate practical implications, it is also true that it removes any excuse from the authorities, even local ones. Everyone can feel busy doing. ECF's task is now to continue working in Brussels, while FIAB and the associations have an additional powerful tool in their hands for working. Finally, I thank all the people on the ECF staff for this important result."
Before reviewing some points of the Declaration on cycling desired by the main political institutions of the European Union, let us remember that it was the EU Transport Commissioner Adina Valean who presented the contents of the document in Seville at the beginning of October. In a post on X (the former social network Twitter), Valean recalled the contribution to the European GDP of the bicycle industry. From 2012 to 2022, bicycles produced by European companies increased by 29%, reaching almost 15 million units. Valean then explained that this trend primarily concerns countries such as Portugal, Romania, Italy, Germany and Poland.
Less than a year before the European elections in June 2024, the Declaration on the bicycle also becomes a political commitment made by the current Commission with a view to the future and with a view to legacy for those who will sit in institutional offices. The objectives concern the creation of a European network of cycle paths and cycle paths, more connections and infrastructures to encourage intermodality and more safe parking to protect the urban share of cycling.
The preamble talks first of all about transport, defining sustainable transport as "essential to achieving the EU's climate, zero pollution and energy efficiency objectives". In this sense, the bicycle is one of the "most sustainable, healthy and efficient means of transport, with a significant potential to support the decarbonisation of urban transport and the achievement of the European objective of reducing net greenhouse gas emissions by at least 55%". Also in the preamble of the Declaration on cycling a fundamental concept is reiterated: the more cycling infrastructure there is, the more people will be encouraged to cycle.
In Chapter 1 the institutions that have signed the document undertake to "encourage companies, organizations and institutions to promote the use of cycling through mobility management programmes, such as incentives for cycling to work, the provision of company bicycles, adequate parking and facilities for bicycles and the use of bicycle delivery services”.
Chapter 2 mentions the theme of inclusion and everyone's right to mobility. “Cycling should be accessible to all, regardless of income level and should be promoted as it is good for physical and mental health.” This is why the EU institutions, for example, are committed to "increasing the use of bicycles to promote social inclusion, paying particular attention to the needs of women, children, the elderly and vulnerable and marginalized groups".
In Chapter 3 of the Cycling Declaration we talk about infrastructure with the commitment to "work towards the creation of a coherent cycling network in cities and to improve connectivity between suburban and rural areas and urban centres". To unlock the potential of the bicycle, an expression taken up by the document in Chapter 4, investments are obviously needed to strengthen existing services and cover those areas where they have been absent so far.
Chapter 5 talks about road safety, a topic on which the Italian Environment and Bicycle Federation has always fought. Thus, Parliament, Commission and Council commit themselves to "work to ensure that Vision Zero (no deaths on the roads by 2050) becomes a reality, including for vulnerable road users, reaching an intermediate objective of a 50% reduction of fatal accidents and serious injuries by 2030”.
Chapter 6 cites what was later expressed by the EU Transport Commissioner, highlighting the importance of the bike friendly industry in the green strategy of the old continent. References to intermodality and cycle tourism could not be missing (Chapter 7), factors that bring development and growth to the territories and well-being to citizens.
Last but not least, Chapter 8 of the Bicycle Declaration talks about data, i.e. information which, if collected and made available to political decision-makers, would help to frame trends and better understand the state of the art. In this sense, the EU is committed to establishing a set of criteria shared among all members to monitor how bike friendly an area is.
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