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lunedì 20 giugno 2016

Roglic nell'occhio del ciclone

Nonostante i controlli dell’Uci anche sul Giro d’Italia si allunga l’ombra del doping tecnologico. 
A finire nell’occhio del ciclone è stato lo sloveno Primoz Roglic, arrivato al Giro da sconosciuto e uscito da vincitore di una delle tappe più attese, la cronometro in Toscana.
Al debutto nel grande ciclismo si è messo presto in evidenza con buone prestazioni in montagna, soprattutto alla Volta Algarve dove ha chiuso al quinto posto in classifica.
Ma al Giro d’Italia si è trasformato completamente, arrivando ai livelli di campioni come Dumoulin e Cancellara nelle tappe a cronometro. Nel prologo in Olanda ha perso da Dumoulin per una manciata di centesimi. Nella crono del Chianti ha superato l’ex primatista dell’ora Brandle, il norvegese Laengen, un certo Fabian Cancellara e l’ex iridato under 23 Vorobyev. Non male per un corridore come Roglic che non aveva mai raggiunto nessun risultato nelle cronometro, neanche nelle corse minori, e mai prima del Giro si era misurato con crono superiori ai dieci chilometri. 
La bici da cronometro di Roglic era stata dichiarata non conforme al regolamento durante le consuete misurazioni che vengono effettuate prima della gara. In extremis il corridore sloveno aveva trovato una bici di scorta appena prima di dover prendere il via. Con quella bici, che non fu sottoposta a nessun controllo, Roglic corse e vinse la sua cronometro. Lo sloveno raccontò poi di aver perso il computerino di bordo della bicicletta, rendendo così impossibile un’analisi accurata dei dati della sua prova.
A rendere sospetta la prova di Primoz Roglic sono altri particolari. Nella crono incriminata non sarebbero stati presenti al Giro d’Italia gli ispettori dell’Uci incaricati di individuare per mezzo dei tablet la presenza dei motorini nelle biciclette. Fanno riflettere i dati sui controlli per trovare il doping tecnologico effettuati dall’Uci al Giro d’Italia: circa 2.000 in totale, ma metà dei quali effettuati nelle prime tre giornate in Olanda e altrettanti per tutte le 18 tappe italiane.
E si ricorderà poi della prima parte dell’inchiesta di Stade 2, quella che rivelò le sette bici fortemente sospette scoperte alla Strade Bianche e alla Coppi e Bartali per mezzo delle telecamere termiche. Ebbene una di quelle sette bici era proprio quella su cui Roglic pedalava alla Strade Bianche.

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