Le figurine nascono nella seconda metà dell'Ottocento, quando la concorrenza spinge i prodotti di largo consumo a inventarsi modalità per farsi conoscere fidelizzare i consumatori. Più o meno negli stessi anni la bicicletta si va affermando come mezzo di trasporto di massa, come icona della modernità che spinge il mondo verso la nuova era dell'industrializzazione.
Sembra quasi naturale che le due strade fossero destinate a incrociarsi: i primi strumenti di pubblicità, all'insegna di una prima spinta alla responsabilità sociale delle aziende, scopre la bicicletta come mezzo che punta dritto verso il futuro e regala democrazia.
«La libertà del pedalare, correre, viaggiare, sconfinare, superare e superarsi, perché in sella non si è mai soli, c'è sempre qualcuno con cui confrontarsi e accompagnarsi. E poi anche la libertà di di sognare, fantasticare, inventare», spiega Marco Pastonesi, giornalista sportiva innamorato da sempre della bicicletta, che ha curato insieme a Francesca Fontana la mostra “Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storie” in corso a Modena al Museo della Figurina (fino al 13 aprile 2020): un viaggio originale lungo i due secoli di storia della bicicletta raccontata attraverso 350 pezzi tra album e figurine, ma anche calendari da barbiere, riviste.
Comprese lamette da barba che vedono questa volta Gino Bartali - il ciclista «nato per non perdere che non sapeva perdere» - battere Fausto Coppi, «nato per vincere, ma che non sapeva vincere: non alza le braccia al cielo, difficilmente sorride, ha lo sguardo di un cervo morente», sottolinea Pastonesi.
Dalla sezione che mostra le illustrazioni per insegnare ad andare in bicicletta, il nuovo mezzo di locomozione che stravolge il trasporto, a cartoline, francobolli e immagini, dalle prima figurine alla parte dedicate alla sicurezza di fronte alle prime bicicletta in circolazione - “Attenzione, ciclisti in giro” - che rimane un monito di grande attualità di fronte alla strage silenziosa che vede in Italia quasi un ciclista morire sulle strade ogni giorno.
Dalle icone dell'abbigliamento, che vede il vestiario femminile subire le trasformazioni maggiori di concerto con l'emancipazione cui le due ruote tira la volata fino ai concorsi a premio abbinati ai prodotti, laddove la bicicletta non manca quasi mai tra i premi. Per finire con le figurine dei grandi campioni e dei gregari, la parte più umana e “proletaria” del ciclismo, figure che nel Dopoguerra restituiscono all'Italia l'entusiasmo e la voglia di sognare (e di vincere), con una sezione tutta dedicata a Coppi, di cui nel 2019 ricorre il centenario della nascita e nel 2020 il sessantesimo della morte.
C'è la didattica, c'è la corsa,i giornali che svolazzano, le borracce, c'è un mezzo che fa divertire e viaggiare, superando i propri limiti: un vero atto d'amore che fa capire che cos'è stata la bicicletta nella sua storia. E il grande valore che ancora oggi proietta le due ruote dirette verso il futuro.
Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storia, Museo della Figurina, Modena, fino al 13 aprile 2020
It seems almost natural that the two roads were destined to intersect: the first advertising tools, in the name of a first push towards corporate social responsibility, discovered the bicycle as a vehicle that points straight to the future and offers democracy.
«The freedom of pedaling, running, traveling, trespassing, overcoming and overcoming, because in the saddle you are never alone, there is always someone to confront and accompany each other. And then also the freedom to dream, fantasize, invent ", explains Marco Pastonesi, sports journalist who has always loved the bicycle, who curated the exhibition" Bici davvero! "With Francesca Fontana! Velocipedi, figurines and other stories "going on in Modena at the Figurine Museum (until April 13th 2020): an original journey through the two centuries of bicycle history told through 350 pieces including albums and figurines, but also barber calendars, magazines .
Including razor blades that this time see Gino Bartali - the cyclist "born not to lose who didn't know how to lose" - beat Fausto Coppi, "born to win, but who didn't know how to win: he doesn't raise his arms to the sky, he hardly smiles, he has the look of a dying deer ", underlines Pastonesi.
From the section that shows the illustrations to teach how to ride a bicycle, the new means of locomotion that distorts transport, to postcards, stamps and images, from the first stickers to the part dedicated to safety in the face of the first bikes in circulation - "Warning, cyclists around "- that remains a very timely warning in front of the silent massacre that sees in Italy almost a cyclist dying on the roads every day.
From the icons of clothing, which sees women's clothing undergo the greatest transformations in concert with the emancipation that the two wheels pull the sprint up to prize competitions combined with products, where the bicycle almost never fails among the prizes. To finish with the figurines of the great champions and the followers, the most human and "proletarian" part of cycling, figures that in the post-war period give back to Italy the enthusiasm and the desire to dream (and to win), with a section entirely dedicated in Coppi, of which in 2019 the centenary of the birth occurs and in 2020 the sixtieth of death.
There is teaching, there is the race, the newspapers that flutter, the water bottles, there is a means that makes you have fun and travel, overcoming your limits: a true act of love that makes you understand what it was the bicycle in its history. And the great value that still today projects the two wheels towards the future.
Really bike! Velocipedi, figurines and other history, Museo della Figurina, Modena, until 13 April 2020
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