Cycling & Blogging: welcome on your finish line on the Adriatic Coast!!! sei entrato nel Blog ufficiale dell'Alexander Bike Hotel di Gabicce Mare!

venerdì 7 maggio 2021

Perchè continuano a mancare le biciclette?

Da circa un anno in buona parte del mondo il settore delle biciclette si trova in quella particolare condizione in cui la domanda è superiore all’offerta. Per motivi ben noti  la pandemia ha fatto aumentare l’interesse verso le biciclette, che tra l’altro già era in crescita da qualche anno, soprattutto per quanto riguarda quelle con pedalata assistita. Secondo recenti stime nel 2020 sono state vendute in Italia oltre due milioni di biciclette, il 17 per cento in più rispetto al 2019.

Era dagli anni Novanta che il settore non faceva numeri così buoni. E visto che non è solo “merito” della pandemia, ma anche di una più generale attenzione verso la mobilità sostenibile e l’ambiente, qualcuno ha parlato di una “tempesta perfetta” per spiegare il grande aumento nella domanda di biciclette in questi mesi.

Non c’è dubbio, però, che i buoni numeri riscontrati per il 2020 e ipotizzati per il 2021 avrebbero potuto e potrebbero essere persino migliori. Perché ancora oggi non tutti quelli che hanno voluto una bicicletta hanno potuto comprarla, perlomeno non in tempi brevi. I motivi sono tanti e vari, dalla prudenza di chi teme che questo grande interesse possa finire da un momento all’altro fino a questioni più prettamente industriali che riguardano la delocalizzazione produttiva, passando per l’incagliamento della Ever Given e l’aumento del costo dell’acciaio. 

Le biciclette sono tante cose. E le biciclette sono fatte di tante cose: nel caso di quelle più sofisticate servono infatti oltre 50 componenti diversi, in certi casi prodotti in decine di posti differenti e poi assemblati in altri posti ancora. E sebbene l’Italia sia sede di alcune storiche aziende e il secondo produttore europeo, anche le biciclette italiane sono fatte di pezzi prodotti all’estero.

Basta che salti un solo anello della catena perché una bicicletta non possa essere completa e quindi venduta. Nell’ultimo anno, molti di questi anelli sono saltati più di una volta e per più di un motivo. Nei primi mesi del 2020 perché dovettero chiudere o quantomeno rallentare drasticamente la produzione le aziende asiatiche. Poi perché, anche quando i pezzi ripresero ad arrivare, furono le aziende europee a dover fare i conti con lockdown e rallentamenti.

Il tutto mentre nel mondo si verificava un fenomeno che John Burke, amministratore delegato di Trek, grande azienda statunitense di biciclette, ha riassunto così: «È come se ci fosse stato un grande pulsante con scritto sopra “Boom globale delle biciclette” e qualcuno l’avesse premuto senza avvisare».

Anche dopo che chi di dovere si era accorto e aveva reagito al “boom”, e anche dopo la ripresa a pieno regime della produzione, è però continuato a essere difficile ottenere tutte le parti necessarie per assemblare certe biciclette e farle arrivare nei negozi o renderle disponibili per l’acquisto online da parte degli interessati.

Per cominciare, chi si occupa dei singoli componenti  parla di problemi nel reperimento della materia prima. L’azienda statunitense SRAM ha citato difficoltà nel reperimento del carbonio, ma ci sono stati problemi, o quantomeno rilevanti aumenti di prezzo, anche con l’acciaio e con l’alluminio, il cui prezzo per tonnellata è aumentato, secondo dati citati dal Sole 24 Ore, «del 27 per cento rispetto all’anno precedente». Sempre il Sole 24 Ore ha scritto che anche i prezzi di «altri materiali come metalli e plastiche, sono cresciuti del 40-60 per cento».

A questo si aggiungono ostacoli e lentezze nel trasporto, soprattutto dei tanti pezzi provenienti dall’Asia. Si è parlato, a questo proposito, di notevoli aumenti nel costo dei container e anche, in certi casi, di difficoltà nell’ottenimento di container in cui mettere le biciclette o le loro parti. In questo senso, il guaio della Ever Given non ha aiutato.

In generale, comunque, chi fa biciclette spiega che la maggior parte dei rallentamenti è dovuta alle difficoltà nel reperimento della componentistica, soprattutto di quella che dovrebbe arrivare dall’Asia. 

È dunque molto probabile che almeno per i prossimi mesi, continuerà a essere piuttosto difficile decidere di comprare una certa bicicletta e poterla guidare poco dopo. Per prima cosa, ci si dovrà arrendere al fatto che certe biciclette costeranno più che in passato; e in molti casi si dovrà scegliere tra l’accontentarsi di quel che c’è e il dover attendere anche diversi mesi per avere quel che si vuole.

Non è però affatto certo che, magari dopo l’estate e con una normalizzazione della situazione pandemica, l’interesse per le biciclette sia destinato a calare. In questo senso, ci sono infatti previsioni secondo cui dalle 20 milioni di biciclette vendute annualmente in Europa si arriverà a 30 milioni nel 2030.

Nel frattempo, dire quanto ci voglia per ottenere una bicicletta è impossibile. Dipende da troppe variabili: ma di certo le biciclette entry-level, più semplici e meno costose, continueranno con ogni probabilità a essere più difficili da avere in tempi rapidi rispetto a quelle molto più costose, che continuano a essere oggetto dell’interesse di persone già appassionate, che magari vogliono sostituire una vecchia bici.




For about a year in much of the world, the bicycle sector has been in that particular condition in which demand is greater than supply. For well-known reasons, the pandemic has increased interest in bicycles, which among other things had already been growing for some years, especially with regard to those with pedal assistance. According to recent estimates, over two million bicycles were sold in Italy in 2020, 17 percent more than in 2019.

It was not since the nineties that the sector made such good numbers. And given that it is not only the "merit" of the pandemic, but also of a more general attention to sustainable mobility and the environment, someone spoke of a "perfect storm" to explain the great increase in demand for bicycles in recent months.

There is no doubt, however, that the good numbers found for 2020 and hypothesized for 2021 could and could be even better. Because even today not everyone who wanted a bicycle was able to buy it, at least not in a short time. The reasons are many and varied, from the prudence of those who fear that this great interest could end at any moment to more purely industrial issues concerning production delocalization, passing through the grounding of Ever Given and the increase in cost. of steel.

Bicycles are many things. And bicycles are made of many things: in the case of the more sophisticated ones, in fact, over 50 different components are needed, in some cases produced in dozens of different places and then assembled in still other places. And although Italy is home to some historic companies and the second largest European producer, even Italian bicycles are made of pieces produced abroad.

Only one link in the chain is skipped for a bicycle to be complete and therefore not sold. In the last year, many of these rings have been blown more than once and for more than one reason. In the first months of 2020, Asian companies had to close or at least drastically slow down production. Then because, even when the pieces started to arrive, it was the European companies that had to deal with lockdowns and slowdowns.

All while in the world there was a phenomenon that John Burke, managing director of Trek, a large US bicycle company, summarized as follows: "It's like there was a big button with 'Global bicycle boom' written on it and someone there. 'had pressed without warning ».

Even after those in charge had noticed and reacted to the "boom", and even after the resumption of full production, it continued to be difficult to obtain all the parts necessary to assemble certain bicycles and get them to the shops or make them available for online purchase by interested parties.

To begin with, those who deal with the individual components talk about problems in finding the raw material. The US company SRAM cited difficulties in obtaining carbon, but there were problems, or at least significant price increases, even with steel and aluminum, whose price per ton has increased, according to data cited by the Sun 24 Hours, "by 27 percent over the previous year". Il Sole 24 Ore also wrote that the prices of "other materials, such as metals and plastics, rose by 40-60 percent".

Added to this are obstacles and slowness in transport, especially of the many pieces from Asia. In this regard, there has been talk of significant increases in the cost of containers and also, in some cases, of difficulties in obtaining containers in which to put bicycles or their parts. In that sense, Ever Given's trouble didn't help.

In general, however, those who make bicycles explain that most of the slowdowns are due to the difficulties in finding components, especially those that should come from Asia.

It is therefore very likely that at least for the next few months, it will continue to be rather difficult to decide to buy a certain bike and be able to ride it shortly after. First, you will have to surrender to the fact that certain bicycles will cost more than in the past; and in many cases you will have to choose between being satisfied with what is there and having to wait several months to get what you want.

However, it is by no means certain that, perhaps after the summer and with a normalization of the pandemic situation, interest in bicycles is bound to decline. In this sense, there are in fact forecasts according to which the 20 million bicycles sold annually in Europe will reach 30 million in 2030.

In the meantime, saying how long it takes to get a bike is impossible. It depends on too many variables: but certainly the entry-level bicycles, simpler and less expensive, will in all likelihood continue to be more difficult to obtain in a short time.



Nessun commento:

Posta un commento