Uno straordinario e insolito racconto in cui lo sguardo dei celebri fotografi dell’agenzia Magnum Photos esplora il ciclismo, uno degli sport più popolari e amati di sempre.
Una storia per immagini che non si limita a testimoniare le gesta dei campioni e le grandi manifestazioni internazionali, Tour de France in primis, ma anche la quotidiana e sorprendente umanità di tutti coloro che ne sono in qualche modo coinvolti.A differenza della tradizionale fotografia sportiva, le immagini qui raccolte - selezionate dall’enorme archivio della celebre agenzia americana, fondata a New York nel 1947 – raccontano il ciclismo attraverso la sensibilità e l’ironia di questi autori, in un percorso a tappe che parte dagli scatti di Robert Capa e arriva fino ai giorni nostri, attraverso l’obiettivo di Alex Majoli. Un racconto che indaga la dimensione umana di uno degli sport più seguiti dal grande pubblico, che va oltre le gesta sportive e svela le alchimie del ciclismo, l’unico sport, come ripeteva Gianni Mura, dove “chi fugge non è un vigliacco”.
An extraordinary and unusual story in which the gaze of the famous photographers of the Magnum Photos agency explores cycling, one of the most popular and loved sports of all time.
A story in images that does not limit itself to bearing witness to the exploits of the champions and the great international events, the Tour de France first and foremost, but also the daily and surprising humanity of all those who are in some way involved.
Unlike traditional sports photography, the images collected here - selected from the enormous archive of the famous American agency, founded in New York in 1947 - tell the story of cycling through the sensitivity and irony of these authors, in a journey in stages that starts from the shots of Robert Capa and reaches the present day, through the lens of Alex Majoli.
A story that investigates the human dimension of one of the sports most followed by the general public, which goes beyond sporting exploits and reveals the alchemy of cycling, the only sport, as Gianni Mura repeated, where "those who flee are not cowards".
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