Affascinato dall'intuizione donatagli dal gioco del bimbo, Gianluca ha iniziato a buttare giù schizzi quasi per gioco; gli studi di ingegneria dell'autoveicolo hanno apportato poi più sostanza, fino al primo scoglio, convincere il suo relatore a supportare una tesi di laurea su un progetto che non coinvolgesse un automobile, ma "solo" una bicicletta. «All'inizio era un po' scettico, poi riconoscendo la sostanza dell'idea e la cura nello sviluppo mi ha appoggiato in pieno». Come funziona I copertoni sono supportati da un paio di cerchioni speciali, che permettono di eliminare i raggi. «Nelle bici tradizionali i raggi funzionano solo in trazione, quindi la bici è sostanzialmente 'appesa' alla metà superiore delle ruote. Io ho pensato semplicemente di spostare il fulcro, cambiando la sezione del cerchione con una forma particolare". Il telaio ha una forma a forbice che gli dona un tocco futuristico e che permette agli ingranaggi di richiudere la bici in pochi secondi. I riconoscimenti I primi riconoscimenti arrivano quando l’ordine degli ingegneri di Torino gli assegna il primo posto per il premio “IDEA-TO” come “migliore tesi di laurea a carattere innovativo». E Gianluca viene annoverato nei migliori 200 talenti d’Italia.
Cycling & Blogging: welcome on your finish line on the Adriatic Coast!!!
sei entrato nel Blog ufficiale dell'Alexander Bike Hotel di Gabicce Mare!
martedì 31 marzo 2015
Bici senza raggi
È
italiana la prima bicicletta senza raggi che si ripiega in uno zaino.
E’ realizzata in alluminio e, quando sarà in commercio, entro fine 2015,
peserà sotto i dieci chili. L’invenzione è di Gianluca Sada, ingegnere
trentunenne che ha realizzato il primo prototipo di bicicletta che passa
dalle dimensioni di un comune ombrello a quelle di una normale bici da
strada con ruote da ben 26 pollici. L'invenzione di Sada conferma la
propensione degli inventori italiani per le due ruote: sia nel campo dei
motori elettrici - con il motore che si applica ai pedali e quelle alimentate dal motore della lavatrice - che in quello della sicurezza dove sono stati creati l'allarme collegato allo smartphone, il cavo di ricarica che si trasforma in lucchetto , e il lucchetto integrato nel telaio.
Il meccanismo di Sada semplice e veloce in pochi secondi permette di
inforcare la bici o riporla in uno zaino di dimensioni comuni. Le ruote,
grazie a un particolare design brevettato, non necessitano dei raggi,
riducendo ulteriormente l'ingombro e mantenendo al contempo un diametro
di tutto rispetto che permette di coprire agevolmente anche lunghe
distanze. Grazie alla collaborazione con le Fonderie e Officine
Meccaniche Tonno e con l'Incubatore Imprese innovative del Politecnico
di Torino, la Sadabike è oggi una start-up innovativa.
Non
è certo la prima, ma per ora è la più innovativa tra le bici
super-trasportabili. La storia delle pieghevoli risale addirittura al
1878, quando il britannico William Grout decise ripensare il mezzo di
spostamento per renderlo compatibile con il trasporto a mano. Da allora è
passato più di un secolo di piccoli cambiamenti, ma nulla di veramente
rivoluzionario: il ripiegamento era sempre più o meno macchinoso e la
guida impacciata dalle dimensioni del mezzo. Il trade-off tra
l'usabilità e la trasportabilità è rimasto un problema fino a pochissimo
tempo fa, quando un giovane ingegnere di Battipaglia trapiantato per
gli studi a Torino si è messo in testa di fare onore a Leonardo da
Vinci. «L'idea è nata guardando un bimbo che giocava con uno di quei
giocattoli che non si usano più: un vecchio balocco costituito da una
semplicissima rotella spinta da un'asta. La ruota non aveva i raggi, da
lì ho pensato che la chiave per risolvere il vincolo tra portabilità e
usabilità fosse rivoluzionare il cerchione»
Affascinato dall'intuizione donatagli dal gioco del bimbo, Gianluca ha iniziato a buttare giù schizzi quasi per gioco; gli studi di ingegneria dell'autoveicolo hanno apportato poi più sostanza, fino al primo scoglio, convincere il suo relatore a supportare una tesi di laurea su un progetto che non coinvolgesse un automobile, ma "solo" una bicicletta. «All'inizio era un po' scettico, poi riconoscendo la sostanza dell'idea e la cura nello sviluppo mi ha appoggiato in pieno». Come funziona I copertoni sono supportati da un paio di cerchioni speciali, che permettono di eliminare i raggi. «Nelle bici tradizionali i raggi funzionano solo in trazione, quindi la bici è sostanzialmente 'appesa' alla metà superiore delle ruote. Io ho pensato semplicemente di spostare il fulcro, cambiando la sezione del cerchione con una forma particolare". Il telaio ha una forma a forbice che gli dona un tocco futuristico e che permette agli ingranaggi di richiudere la bici in pochi secondi. I riconoscimenti I primi riconoscimenti arrivano quando l’ordine degli ingegneri di Torino gli assegna il primo posto per il premio “IDEA-TO” come “migliore tesi di laurea a carattere innovativo». E Gianluca viene annoverato nei migliori 200 talenti d’Italia.
Affascinato dall'intuizione donatagli dal gioco del bimbo, Gianluca ha iniziato a buttare giù schizzi quasi per gioco; gli studi di ingegneria dell'autoveicolo hanno apportato poi più sostanza, fino al primo scoglio, convincere il suo relatore a supportare una tesi di laurea su un progetto che non coinvolgesse un automobile, ma "solo" una bicicletta. «All'inizio era un po' scettico, poi riconoscendo la sostanza dell'idea e la cura nello sviluppo mi ha appoggiato in pieno». Come funziona I copertoni sono supportati da un paio di cerchioni speciali, che permettono di eliminare i raggi. «Nelle bici tradizionali i raggi funzionano solo in trazione, quindi la bici è sostanzialmente 'appesa' alla metà superiore delle ruote. Io ho pensato semplicemente di spostare il fulcro, cambiando la sezione del cerchione con una forma particolare". Il telaio ha una forma a forbice che gli dona un tocco futuristico e che permette agli ingranaggi di richiudere la bici in pochi secondi. I riconoscimenti I primi riconoscimenti arrivano quando l’ordine degli ingegneri di Torino gli assegna il primo posto per il premio “IDEA-TO” come “migliore tesi di laurea a carattere innovativo». E Gianluca viene annoverato nei migliori 200 talenti d’Italia.
lunedì 30 marzo 2015
Pedalare insieme
Non è difficile andare in gruppo, ma non basta saper pedalare,
bisogna capirsi, conoscersi, fidarsi, avere fiato, gambe e tanto cuore
ma soprattutto avere voglia di fare un pezzo di strada insieme.
Tanti
amici hanno deciso di pedalare insieme, scegliendo insieme i
percorsi: vecchi, nuovi, conosciuti e sconosciuti, grandi viali e
piccoli sentieri, ma tutti immersi e circondati da tanti colori.
I
colori delle sensazioni, dei sentimenti, delle affinità: i colori dell’
amicizia. Ognuno ha una propria specialità: chi va meglio in salita,
chi in pianura, chi in discesa, ma tutti sono grandi atleti.
Quello
che si prova ad andare in compagnia non è solo sfida, ma amicizia,
coinvolgimento, complicità, rispetto e simpatia, con tanto, tantissimo
divertimento. Pedalare con gli amici, nuovi o di vecchia data, è un’ esperienza felice e
straordinaria che ci accompagna per tutta la vita.
Sofia Loren - Rik Battaglia |
giovedì 26 marzo 2015
Piccolo trattato di ciclosofia
"Il ciclista non fa code, non ha problemi di
parcheggio. Procede spavaldo, impettito e il suo agile veicolo gli
trasmette una tranquilla solennità.
Beffardamente sorpassa l'automobilista imbottigliato nel traffico.
Bicicletta diventa sinonimo di benessere fisico e spirituale, libertà di movimento e di pensiero. Il ciclista può convivere in armonia con il pedone, se questo non è distratto quando attraversa, ma si oppone irrimediabilmente all'automobilista, allo strombazzamento dei clacson e all'inquinamento dei motori."
Beffardamente sorpassa l'automobilista imbottigliato nel traffico.
Bicicletta diventa sinonimo di benessere fisico e spirituale, libertà di movimento e di pensiero. Il ciclista può convivere in armonia con il pedone, se questo non è distratto quando attraversa, ma si oppone irrimediabilmente all'automobilista, allo strombazzamento dei clacson e all'inquinamento dei motori."
Tratto da "Il piccolo trattato di ciclosofia di Didier Tronchet |
lunedì 23 marzo 2015
On Monday ...
venerdì 20 marzo 2015
Pulizie di Primavera!
Pulire la bici non serve solo per motivi estetici, in realtà nasconde
altre funzioni molto più importanti come la rimozione di fango e
polvere che con l'accumulo hanno un effetto abrasivo. Inoltre pulendo
la bici ci si può accorgere meglio di lesioni, cedimenti o usura dei
componenti e comunque è più facile intervenire per la manutenzione su
di una bici pulita. Per lavare la bici, specie se molto sporca,
si può anche usare un tubo con acqua a getto, ma con l'accorgimento di
non direzionare l'acqua direttamente sui cuscinetti e comunque di non
usarlo molto ravvicinato per evitare di danneggiare le scritte e la
vernice. Gli attrezzi base per un'approfondita pulizia sono un
secchio di acqua saponata (detergenti poco alcalini e biodegradabili
perché meno aggressivi nei confronti della bici e dell'ambiente),
spugne e spazzole. Molto utili vecchi spazzolini da denti o spazzole da
cucina per raggiungere i punti più nascosti come alcune parti del
cambio.
Alla fine risciacquare ed asciugare con degli stracci. Per una pulizia approfondita della catena sarebbe meglio invece toglierla per immergerla in un liquido solvente prima di lavarla (vanno bene anche gasolio o benzina per qualche minuto). In caso di sporco eccessivo va usata una spazzola metallica. Prima di rimontare la catena e lubrificarla, asciugarla perfettamente mettendola in forno. Esistono anche attrezzi specifici per la pulizia di alcune parti come i pignoni della ruota libera e la catena ma non è detto che producano effetti migliori del buon vecchio olio di gomito abbinato a spazzole e spazzolini destinati alla pattumiera. Conclusa la pulitura alcune parti necessitano di un'adeguata lubrificazione: boccole del cambio posteriore e deragliatore centrale, rotelline e molle, pignone e catena.
https://www.youtube.com/watch?v=Nz2K7cF817A
Alla fine risciacquare ed asciugare con degli stracci. Per una pulizia approfondita della catena sarebbe meglio invece toglierla per immergerla in un liquido solvente prima di lavarla (vanno bene anche gasolio o benzina per qualche minuto). In caso di sporco eccessivo va usata una spazzola metallica. Prima di rimontare la catena e lubrificarla, asciugarla perfettamente mettendola in forno. Esistono anche attrezzi specifici per la pulizia di alcune parti come i pignoni della ruota libera e la catena ma non è detto che producano effetti migliori del buon vecchio olio di gomito abbinato a spazzole e spazzolini destinati alla pattumiera. Conclusa la pulitura alcune parti necessitano di un'adeguata lubrificazione: boccole del cambio posteriore e deragliatore centrale, rotelline e molle, pignone e catena.
https://www.youtube.com/watch?v=Nz2K7cF817A
mercoledì 18 marzo 2015
Nippo Vini Fantini Team
Il team NIPPO Vini Fantini si preparerà il Giro d’Italia presso l’Hotel Alexander dal 10 al 17 aprile.
Per tutti gli appassionati un’occasione unica per una pedalata insieme ai ciclisti del team #OrangeBlue.
Contattaci per prenotazioni e maggiori informazioni
martedì 17 marzo 2015
Manutenzione della bici
Una conoscenza base di come mettere le mani sulla bicicletta è molto
utile per aumentare la sicurezza del mezzo e poter risolvere spiacevoli
inconvenienti che possono capitare durante un’uscita o dei viaggi in
bicicletta. La manutenzione della bicicletta, la
pulizia delle parti meccaniche, il controllo e la pulizia del telaio,
dei freni e del cambio, non hanno il solo scopo di fare risplendere il
vostro mezzo ma soprattutto quello di renderlo più sicuro e funzionale.
Un buon cicloamatore dovrebbe essere capace di riparare quasi ogni pezzo
della sua bici: cambiare i fili dei freni, del cambio, regolare i
rapporti, cambiare la catena ecc. Tuttavia la bicicletta
è un mezzo delicato e alcune riparazioni se non si possiede la giusta
competenza rischiano di peggiorare la situazione. Il nostro consiglio è
quello di acquisire le competenze minime che vi permettano quantomeno di
risolvere i problemi che possono capitarvi durante un’uscita in bici e
di rendervi conto, tramite una manutenzione preventiva
quando ci sia qualche componente della bici che presenta dei problemi
così da portarla da un meccanico prima che sia troppo tardi. Una buona
manutenzione preventiva inizia dalla pulizia della bici
pratica, anche questa, non finalizzata al solo miglioramento estetico
della bici ma a garantirne maggiore efficienza soprattutto nella
pedalata e nel cambio.
giovedì 12 marzo 2015
Gabicce Mare for Uganda
Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo (AM-CS),
nel periodo compreso tra maggio e dicembre 2013, ha organizzato, in
collaborazione con il Comune di Gabicce Mare una campagna di
sensibilizzazione intitolata “La tua bici per l’Africa”.
Grazie alla campagna, che ha coinvolto i gruppi di
Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo di Pesaro-Urbino, Piacenza e
Treviso, sono state raccolte 143 biciclette usate destinate all’Uganda,
dove questo mezzo di trasporto è davvero importante e può essere un
valido aiuto a migliorare la qualità della vita.
Per l’iniziativa è stato ottenuto anche il patrocino della Provincia di Piacenza, oltre a quello del Comune di Piacenza e della Diocesi di Piacenza e Bobbio, e del Consorzio di Bonifica di Piacenza. Un ringraziamento particolare va all’artista Erika Calesini
di Cattolica, che ha creato un’opera d’arte, intitolata “Gold for
Africa” e all’Amministrazione comunale di Gabicce Mare per aver voluto
l’iniziativa e averla sostenuta.
Le biciclette sono arrivate in Uganda! Grazie a tutti voi!
courtesy of Comune di Gabicce Mare |
mercoledì 11 marzo 2015
Bianchi Day!!!
martedì 10 marzo 2015
L'alimentazione del ciclista
Un anziano ciclista ama dire ai giovani: "Portatene a casa ma non rimanete mai senza!"
Questo significa che il ciclista,
che nel bel mezzo di una pedalata impegnativa, rimane senza
'carburante' si ficca in un bel guaio per cui é meglio avanzare un pò di
cibo e riportarlo a casa piuttosto che rimanere senza.
Quando ai muscoli manca
l'alimentazione non é come quando si va in macchina che si accende la
spia e con tutta calma possiamo fare rifornimento.
Le gambe, bontà loro, consumano tutto e anche quando non c'e più nulla da consumare continuano a girare ma senza forza.
E' una strana sensazione quella
che si prova quando non abbiamo fornito la necessaria alimentazione al
corpo: il fiato c'e, il cuore anche, le gambe girano, spingiamo sui
pedali ma é come se sia scomparsa di botto la forza che avevamo cinque
minuti prima: la bici si muove a fatica. Fatte le dovute distinzioni é
una situazione comparabile a quella di uno sprinter che fa gli ultimi
cento metri per vincere una gara tirando fuori tutta la forza che ha e
quando all'arrivo scende dalla bicicletta sente di non avere più nulla nelle gambe.
Se si arriva a questo stadio la
frittata é fatta, nel senso che possiamo trangugiare anche un vitello ma
la forza ritornerà almeno due ore dopo, il tempo necessario a
metabilizzare il cibo appena arrivato.
La prima regola é quindi di disporre di una quantità di cibo per l'impresa che dobbiamo compiere.
Come si stabilisce la qantità e qualità di quello che dobbiamo mangiare?
La quantità é legata a
caratteristiche personali e non si può fare una regola uguale per tutti.
Essa va determinata sulla base dell'esperienza.
Si comincia con una uscita di 40
km con le sacche posteriori piene di cibo e si registra alla fine
dell'impresa cosa si é mangiato.
A tale percorso si rapportano le
quantità. Se facciamo un mese dopo un'uscita di 100 km portiamo più del
doppio di quello che abbiamo mangiato con il percorso di 40 km. Se ci
sono delle salite toste allora aumentiamo ulteriormente il quantitativo.
L'osservazione del cibo in
relazione al percorso va mantenuta sino a quando siamo diventati esperti
ed allenati perché alla fine si constaterà una bella cosa: Quando
i muscoli saranno ben formati ed allenati occorrerà meno cibo rispetto a
quando eravamo pricipianti per compiere lo stesso percorso!!
lunedì 9 marzo 2015
Corriere della Sera - 05/03/2015
Buongiorno!!!
Per iniziare bene la settimana vi segnaliamo l'articolo dedicato ad albergabici presente sul Corriere della Sera del 05/03/2015:
Alberghi da bici
Mille strutture a misura di turisti su due ruote. Le caratteristiche? Mappe dei migliori itinerari, kit base per le riparazioni, servizio noleggio o bike taxi e super colazioni
di Andrea Rinaldi
Non è la rivoluzione che sognava il generale Bartolomè Gaite in sella alla sua due ruote nel romanzo dello scrittore argentino Mempo Giardinelli, ma se ognuno di noi la usasse un po’ di più potrebbe sicuramente accorgersi del petrolio che giace nascosto nel nostro Paese e di cui parla sempre il ministro Dario Franceschini: il nostro paesaggio. Non a caso una ricerca dell’European House Ambrosetti per Confindustria Ancma ha stimato che pedalare lungo la rete delle ciclabili Bicitalia potrebbe generare un fatturato cicloturistico pari a 3,2 miliardi di euro l’anno.
Un click
A confermare che qualche timido passo in questa direzione «rivoluzionaria» si sta facendo è arrivato il nuovo sito Albergabici (www.albergabici.it), il motore di ricerca in tre lingue — italiano, inglese e tedesco — creato e gestito dalla Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta). Pochi semplici clic per individuare fra 1.000 hotel, bed & breakfast, campeggi, ostelli e agriturismi, quello più adatto alle esigenze di chi vuole scoprire il Belpaese in sella. «L’Italia nel mondo della bicicletta sconta un ritardo culturale e politico che è cronico rispetto al resto d’Europa — scuote la testa Antonio Dalla Venezia, responsabile area cicloturismo della Fiab — l’idea di Albergabici ci è venuta perché, essendo viaggiatori a nostra volta, abbiamo visto che all’estero esistevano strutture organizzate, dove era possibile trovare un punto di riferimento». Per fare un esempio, l’omologa tedesca della Fiab, la Adfc (Allgemeiner Deutscher Fahrrad-Club), dieci anni fa aveva istituito lo stesso servizio e oggi è arrivata ad annoverare 5.000 strutture. Tutti gli alberghi «amici della bicicletta» devono offrire la possibilità di pernottare anche per una sola notte, visto che il cicloturismo si fa per lo più sostando lungo un tragitto; un luogo sicuro per il velocipede, ma anche per lavare e asciugare gli indumenti e le attrezzature tecniche; un kit base per le riparazioni; mappe dei migliori itinerari ciclabili della zona; indicazioni dei negozi di bici e officine specializzate nelle vicinanze; e proporre una sostanziosa colazione per affrontare la pedalata. Alcuni sono dotati pure di bici a noleggio e il portale consente di lasciare recensioni.
Il «pacchetto»
Roberto Astuni alle ruote e ai pedali non ci pensava nemmeno quando, nel 2010, prese in gestione con il cognato il «Bike hotel Alla corte» a Bassano del Grappa. «Il giorno dell’inaugurazione uno ci fa, “lo sapete che da qua passano 30-40 mila ciclisti l’anno?”. Io ero incredulo, ma quassù effettivamente c’è la ciclabile Trento-Bassano, allora ci siamo messi a studiare questo tipo di mercato». Tutt’intorno ci sono le ville palladiane da scoprire, il fiume Brenta, le colline del Prosecco: partito con 30 pacchetti turistici, il secondo anno Astuni ne ha organizzati 150, da aprile a fine maggio ha tutte e 32 le camere piene e i ciclisti che passano dalle sue parti sono diventati 300 mila. Oltre ai servizi obbligatori di Albergabici propone il «Taxi bike»: un’auto con carrello appendice per trasportare le bici fino in cima al Pordoi e per andare a prendere chi è stremato. «Quello che si trascura spesso, quando si affronta questo settore, è la visione del territorio: l’emozione ce l’hai quando stai immerso nel paesaggio, non quando torni in albergo e gonfi la bicicletta — osserva — e la bici è la cosa più innovativa nell’industria del turismo: l’agenzia Jonas a Vicenza, partita con la vela, oggi con le bici organizza oltre 1.000 pacchetti l’anno; Girolibero, sempre a Vicenza, noleggia di settimana in settimana 7.000 biciclette».
In 18 mila chilometri
La rete Bicitalia include, a oggi, 18 mila chilometri di strade ciclabili, di cui 10 mila già mappati, 18 itinerari e 50 «ciclovie di qualità». Tra queste ultime ad esempio c’è la ciclovia Destra del Po, che, partendo dal borgo di Stellata, dove si ammira la Rocca Possente, si immerge nell’oasi di Bosco di Porporana e termina a Gorino Ferrarese. Oppure la ciclovia dei Borboni, che dalla basilica di San Nicola di Bari conduce fino a Napoli, ma già nei soli primi 67 chilometri consente di godere dell’altopiano delle Murge e del parco nazionale dell’Alta Murgia. Oppure ancora la ciclovia Salaria, che sull’antica consolare romana guida da passo Corese, vicino a Rieti, a San Benedetto del Tronto incrociando Ascoli Piceno. Ci sono poi i trulli e i castelli Federiciani nella Val d’Itria, tra Cisternino e Alberobello e la 15 chilometri tra le colline e la riserva della val d’Anapo, nel Siracusano. Tra castelli, musei, oasi ed enogastronomia siamo insomma seduti su un tesoro, per dirla con Dalla Venezia. «Tutti elementi graditi a chi va in bicicletta — chiosa il responsabile Fiab —, uno studio dell’Allgemeiner Deutscher Fahrrad-Club dice che 5 milioni di tedeschi, che vanno in bici e pernottano almeno un giorno fuori, vogliono venire a fare cicloturismo in Italia. Non è, dunque, solo una questione di mercato interno». Ma forse di cominciare a unirsi a questa piccola rivoluzione sui pedali.
5 marzo 2015 | 23:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per iniziare bene la settimana vi segnaliamo l'articolo dedicato ad albergabici presente sul Corriere della Sera del 05/03/2015:
Alberghi da bici
Mille strutture a misura di turisti su due ruote. Le caratteristiche? Mappe dei migliori itinerari, kit base per le riparazioni, servizio noleggio o bike taxi e super colazioni
di Andrea Rinaldi
Non è la rivoluzione che sognava il generale Bartolomè Gaite in sella alla sua due ruote nel romanzo dello scrittore argentino Mempo Giardinelli, ma se ognuno di noi la usasse un po’ di più potrebbe sicuramente accorgersi del petrolio che giace nascosto nel nostro Paese e di cui parla sempre il ministro Dario Franceschini: il nostro paesaggio. Non a caso una ricerca dell’European House Ambrosetti per Confindustria Ancma ha stimato che pedalare lungo la rete delle ciclabili Bicitalia potrebbe generare un fatturato cicloturistico pari a 3,2 miliardi di euro l’anno.
Un click
A confermare che qualche timido passo in questa direzione «rivoluzionaria» si sta facendo è arrivato il nuovo sito Albergabici (www.albergabici.it), il motore di ricerca in tre lingue — italiano, inglese e tedesco — creato e gestito dalla Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta). Pochi semplici clic per individuare fra 1.000 hotel, bed & breakfast, campeggi, ostelli e agriturismi, quello più adatto alle esigenze di chi vuole scoprire il Belpaese in sella. «L’Italia nel mondo della bicicletta sconta un ritardo culturale e politico che è cronico rispetto al resto d’Europa — scuote la testa Antonio Dalla Venezia, responsabile area cicloturismo della Fiab — l’idea di Albergabici ci è venuta perché, essendo viaggiatori a nostra volta, abbiamo visto che all’estero esistevano strutture organizzate, dove era possibile trovare un punto di riferimento». Per fare un esempio, l’omologa tedesca della Fiab, la Adfc (Allgemeiner Deutscher Fahrrad-Club), dieci anni fa aveva istituito lo stesso servizio e oggi è arrivata ad annoverare 5.000 strutture. Tutti gli alberghi «amici della bicicletta» devono offrire la possibilità di pernottare anche per una sola notte, visto che il cicloturismo si fa per lo più sostando lungo un tragitto; un luogo sicuro per il velocipede, ma anche per lavare e asciugare gli indumenti e le attrezzature tecniche; un kit base per le riparazioni; mappe dei migliori itinerari ciclabili della zona; indicazioni dei negozi di bici e officine specializzate nelle vicinanze; e proporre una sostanziosa colazione per affrontare la pedalata. Alcuni sono dotati pure di bici a noleggio e il portale consente di lasciare recensioni.
Il «pacchetto»
Roberto Astuni alle ruote e ai pedali non ci pensava nemmeno quando, nel 2010, prese in gestione con il cognato il «Bike hotel Alla corte» a Bassano del Grappa. «Il giorno dell’inaugurazione uno ci fa, “lo sapete che da qua passano 30-40 mila ciclisti l’anno?”. Io ero incredulo, ma quassù effettivamente c’è la ciclabile Trento-Bassano, allora ci siamo messi a studiare questo tipo di mercato». Tutt’intorno ci sono le ville palladiane da scoprire, il fiume Brenta, le colline del Prosecco: partito con 30 pacchetti turistici, il secondo anno Astuni ne ha organizzati 150, da aprile a fine maggio ha tutte e 32 le camere piene e i ciclisti che passano dalle sue parti sono diventati 300 mila. Oltre ai servizi obbligatori di Albergabici propone il «Taxi bike»: un’auto con carrello appendice per trasportare le bici fino in cima al Pordoi e per andare a prendere chi è stremato. «Quello che si trascura spesso, quando si affronta questo settore, è la visione del territorio: l’emozione ce l’hai quando stai immerso nel paesaggio, non quando torni in albergo e gonfi la bicicletta — osserva — e la bici è la cosa più innovativa nell’industria del turismo: l’agenzia Jonas a Vicenza, partita con la vela, oggi con le bici organizza oltre 1.000 pacchetti l’anno; Girolibero, sempre a Vicenza, noleggia di settimana in settimana 7.000 biciclette».
In 18 mila chilometri
La rete Bicitalia include, a oggi, 18 mila chilometri di strade ciclabili, di cui 10 mila già mappati, 18 itinerari e 50 «ciclovie di qualità». Tra queste ultime ad esempio c’è la ciclovia Destra del Po, che, partendo dal borgo di Stellata, dove si ammira la Rocca Possente, si immerge nell’oasi di Bosco di Porporana e termina a Gorino Ferrarese. Oppure la ciclovia dei Borboni, che dalla basilica di San Nicola di Bari conduce fino a Napoli, ma già nei soli primi 67 chilometri consente di godere dell’altopiano delle Murge e del parco nazionale dell’Alta Murgia. Oppure ancora la ciclovia Salaria, che sull’antica consolare romana guida da passo Corese, vicino a Rieti, a San Benedetto del Tronto incrociando Ascoli Piceno. Ci sono poi i trulli e i castelli Federiciani nella Val d’Itria, tra Cisternino e Alberobello e la 15 chilometri tra le colline e la riserva della val d’Anapo, nel Siracusano. Tra castelli, musei, oasi ed enogastronomia siamo insomma seduti su un tesoro, per dirla con Dalla Venezia. «Tutti elementi graditi a chi va in bicicletta — chiosa il responsabile Fiab —, uno studio dell’Allgemeiner Deutscher Fahrrad-Club dice che 5 milioni di tedeschi, che vanno in bici e pernottano almeno un giorno fuori, vogliono venire a fare cicloturismo in Italia. Non è, dunque, solo una questione di mercato interno». Ma forse di cominciare a unirsi a questa piccola rivoluzione sui pedali.
5 marzo 2015 | 23:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA
venerdì 6 marzo 2015
giovedì 5 marzo 2015
Granfondo degli Squali
Granfondo degli Squali is arriving ... did you get your registration???
You can find there all the info:
http://www.granfondosquali.it/
Check in our web site our special package!
http://www.alexanderbikehotel.com/holiday-hotel/hotel-gabicce-reservation-giro-d%27-italia-2014~104~4.html
What are you waiting for???
Bike with us!!!
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mercoledì 4 marzo 2015
Come lavare la bicicletta
La Bicicletta è il cavallo di noi moderni cavalieri su due ruote.
E’ la nostra "amante", la nostra compagna di mille avventure.
E come tutte le compagne, ha bisogno di cure per mantenersi bella, sicura ed efficiente.
Ecco 5 punti per facilitarvi il compito:
1 - Sgrassare catena, corone e pignoni con uno sgrassatore, utilizzando pennello e spazzola.
Uno dei punti più difficili da pulire è il pacco pignoni.
Esistono nel mercato speciali spazzole fatte apposta per pulire lo spazio tra un pignone e l’altro, ma lo si può fare utilizzando un pezzo di straccio.
2 - Lavare poi il resto della bici usando una spugna con un detersivo sgrassante.
Anche qui la scelta è vasta: esistono prodotti specifici per la pulizia del carbonio, ma in linea generale va benissimo il detersivo per piatti (molto diluito) oppure uno sgrassatore di quelli che si comprano al supermarket, ma anche qui il consiglio è di diluire i prodotti in un secchio d’acqua. Alcuni sgrassanti sono molto agressivi e col tempo potrebbero rovinare le superfici, specialmente le etichette e le scritte poste su telaio e ruote.
3 - Una volta passata tutta la bici con il prodotto, si procede a risciacquarla per bene con una spugna ed abbondante acqua pulita. Se si fa all’aperto potete usare un tubo dell’acqua per questa operazione.
Sarebbe consigliabile asciugare il telaio e tutte le parti con uno straccio, tuttavia potete lasciate che si asciughi all’aria.
4 - A questo punto usate un lubrificante spray per la catena e tutti i punti di movimento del cambio e del gruppo, senza esagerare con la quantità o la catena vi restituirà in forma di schizzi il prodotto in eccesso alle prime pedalate.
5 - A questo punto è buona norma utilizzare uno spray protettivo come olio di silicone, per stendere uno strato che proteggerà la bici da polvere e fango.
Attenzione ovviamente a non usare lubrificanti nei tamburi dei freni, nelle piste frenanti delle ruote e nel manubrio.
E’ la nostra "amante", la nostra compagna di mille avventure.
E come tutte le compagne, ha bisogno di cure per mantenersi bella, sicura ed efficiente.
Ecco 5 punti per facilitarvi il compito:
1 - Sgrassare catena, corone e pignoni con uno sgrassatore, utilizzando pennello e spazzola.
Uno dei punti più difficili da pulire è il pacco pignoni.
Esistono nel mercato speciali spazzole fatte apposta per pulire lo spazio tra un pignone e l’altro, ma lo si può fare utilizzando un pezzo di straccio.
2 - Lavare poi il resto della bici usando una spugna con un detersivo sgrassante.
Anche qui la scelta è vasta: esistono prodotti specifici per la pulizia del carbonio, ma in linea generale va benissimo il detersivo per piatti (molto diluito) oppure uno sgrassatore di quelli che si comprano al supermarket, ma anche qui il consiglio è di diluire i prodotti in un secchio d’acqua. Alcuni sgrassanti sono molto agressivi e col tempo potrebbero rovinare le superfici, specialmente le etichette e le scritte poste su telaio e ruote.
3 - Una volta passata tutta la bici con il prodotto, si procede a risciacquarla per bene con una spugna ed abbondante acqua pulita. Se si fa all’aperto potete usare un tubo dell’acqua per questa operazione.
Sarebbe consigliabile asciugare il telaio e tutte le parti con uno straccio, tuttavia potete lasciate che si asciughi all’aria.
4 - A questo punto usate un lubrificante spray per la catena e tutti i punti di movimento del cambio e del gruppo, senza esagerare con la quantità o la catena vi restituirà in forma di schizzi il prodotto in eccesso alle prime pedalate.
5 - A questo punto è buona norma utilizzare uno spray protettivo come olio di silicone, per stendere uno strato che proteggerà la bici da polvere e fango.
Attenzione ovviamente a non usare lubrificanti nei tamburi dei freni, nelle piste frenanti delle ruote e nel manubrio.
martedì 3 marzo 2015
Don't try this at home!!!
Have a look to "GUINNES WORLD RECORD SMALLEST BYCICLE!!!"
#enjoy!
https://www.youtube.com/watch?v=bPBwuP73SK8
#enjoy!
https://www.youtube.com/watch?v=bPBwuP73SK8
lunedì 2 marzo 2015
Shannon Galpin: la rivoluzione in bicicletta
Viveva in Colorado e insegnava pilates, Shannon Galpin,
prima di decidere, nel 2006, di cambiare vita. Lascia la sua casa, un
lavoro sicuro e comincia a viaggiare come cooperante internazionale
nelle zone di guerra con l'associazione da lei stessa fondata Mountain2Mountain. La bicicletta, la sua passione, l'accompagna in ogni avventura.
Nel 2010 Shannon decide di esplorare l'Afghanistan in mountain bike. Sarebbe stata la prima persona, una donna addirittura, ad attraversare i 225 chilometri della valle del Panjshir; cosa che poi le valse il titolo di Adventurer of the Year 2013 per il National Geographic. In un Paese dove andare in bicicletta era considerato fino a poco tempo fa un'attività blasfema, un modo per perdere la verginità, Shannon desta non poche polemiche. Ma anche tanta curiosità da parte delle ragazze, che vorrebbero provare il suo «cavallo meccanico», per sentire l'aria sulla faccia.
Finché, un giorno, la figlia del coach della squadra maschile di ciclismo le chiede di pedalare assieme. Subito dopo altre sei ragazze si uniscono. Fu lì che Shannon capì: la bicicletta poteva essere un veicolo rivoluzionario, di libertà ed emancipazione. Così far correre le donne in Afghanistan divenne la sua missione. Con Mountain2Mountain comincia a raccogliere fondi per pagare bici, abbigliamento e attrezzatureOggi l'Unione Internazionale di Ciclismo registra 45 atlete afghane iscritte alle tre categorie: junior, under 23 ed élite (guardatele in azione nel video qui sopra, tratto dal trailer del documentario Afghan Cycles), allenate dal coach (uomo) Seddiq tra Kabul e la valle di Bamiyan, dove nel 2001 sono state abbattute dai talebani le famose statue di Buddha.
Se all'inizio rischiavano la pelle a ogni allenamento, tra insulti e lanci di pietre, oggi a scortarle c'è la squadra maschile. Un piccolo esercito di rivoluzionari su due ruote che sfila con orgoglio sulle strade martoriate dalla lunga guerra.
Tanti sacrifici, ma la battaglia è già in parte vinta: la nazionale di mountain bike femminile ha partecipato ai Giochi asiatici 2014 a Incheon, in Sud Corea, lo scorso settembre, mostrando al mondo un volto diverso del proprio Paese. Il prossimo obiettivo? Le Olimpiadi del 2020 in Giappone. In volata!
Nel 2010 Shannon decide di esplorare l'Afghanistan in mountain bike. Sarebbe stata la prima persona, una donna addirittura, ad attraversare i 225 chilometri della valle del Panjshir; cosa che poi le valse il titolo di Adventurer of the Year 2013 per il National Geographic. In un Paese dove andare in bicicletta era considerato fino a poco tempo fa un'attività blasfema, un modo per perdere la verginità, Shannon desta non poche polemiche. Ma anche tanta curiosità da parte delle ragazze, che vorrebbero provare il suo «cavallo meccanico», per sentire l'aria sulla faccia.
Finché, un giorno, la figlia del coach della squadra maschile di ciclismo le chiede di pedalare assieme. Subito dopo altre sei ragazze si uniscono. Fu lì che Shannon capì: la bicicletta poteva essere un veicolo rivoluzionario, di libertà ed emancipazione. Così far correre le donne in Afghanistan divenne la sua missione. Con Mountain2Mountain comincia a raccogliere fondi per pagare bici, abbigliamento e attrezzatureOggi l'Unione Internazionale di Ciclismo registra 45 atlete afghane iscritte alle tre categorie: junior, under 23 ed élite (guardatele in azione nel video qui sopra, tratto dal trailer del documentario Afghan Cycles), allenate dal coach (uomo) Seddiq tra Kabul e la valle di Bamiyan, dove nel 2001 sono state abbattute dai talebani le famose statue di Buddha.
Se all'inizio rischiavano la pelle a ogni allenamento, tra insulti e lanci di pietre, oggi a scortarle c'è la squadra maschile. Un piccolo esercito di rivoluzionari su due ruote che sfila con orgoglio sulle strade martoriate dalla lunga guerra.
Tanti sacrifici, ma la battaglia è già in parte vinta: la nazionale di mountain bike femminile ha partecipato ai Giochi asiatici 2014 a Incheon, in Sud Corea, lo scorso settembre, mostrando al mondo un volto diverso del proprio Paese. Il prossimo obiettivo? Le Olimpiadi del 2020 in Giappone. In volata!
fonte vanityfair.it |
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