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venerdì 1 novembre 2019

C’è una Greta anche a Cuba e va in bicicletta

Riportiamo un interessante articolo proposto da http://www.greenreport.it




Mentre Cuba cambia addirittura struttura di governo per affrontare le nuove gravi difficoltà economiche dovute alla crisi venezuelana (non arriva più petrolio e quello che arriva è molto più caro) a alla recrudescenza di aggressività dell’amministrazione Usa di Donald Trump, emerge anche nel Paese della Revolucion un movimento giovanile che punta a liberare Cuba . considerato uno dei Paesi al mondo con la minore impronta ecologica – dalla schiavitù dei combustibili fossili.
Un movimento che però non trova molto appoggio e comprensione nel governo comunista cubano che ad aprile ha negato al 21enne studente universitario Javier Larrea il permesso di organizzare a Santa Clara una manifestazione contro il maltrattamento di animali, mentre una manifestazione simile era già stata autorizzata all’Avana.
Il 20 settembre Friday foer Future (che a cuba si chiama anche Juventud por el Clima) ha dovito cancellare il corteo previsto nella capitale perché non aveva ottenuto risposta alla richiesta di permesso presentata a luglio, le autorità cubane hanno detto che la manifestazione sarebbe stata un doppione delle oltre 150 iniziative realizzate durante la Semana Mundial del Clima dal 20 al 27 settembre.
Rubén Darío Herrera, coordinatore di Friday for Future – Juventud por el Clima, ci è rimasto male e in un’intervista all’agenzia IPS spiega che «La mia generazione è cresciuta in una realtà differente da quelle precedenti e questo influisce molto su come noi giovani del XXI secolo interagiamo con il problema ambientale attraverso i social network».
I ragazzi che aderiscono ufficialmente a Juventud por el Clima non sono molti: qualche decina tra Santa Clara e L’Avana che evitano di polemizzare direttamente col governo, ma Herrera fa notare che «in un mondo che ha urgenza di politiche per frenare il deterioramento ambientale e dove attivisti come Greta Thunberg hann sempre più seguito e rilevanza mediatica, è necessario adottare cambiamenti molto rapidi, secondo l’attuale realtà climatica».
Ma il movimento ambientalista spontaneo ormai più famoso all’Avana è quello che la prima domenica di ogni mese scende per le strade in bicicletta capeggiato da Viviana Díaz e che porta decine di turisti a realizzare “critical mass” nelle vie centrali della capitale cubana per promuovere l’uso ricreativo, salutare ed ecologico della bicicletta, anche come alternativa alle auto a benzina e diesel.
La Diaz è una giornalista 26enne che nel settembre 2017 ha aderito a Bicicletear La Habana, un’iniziativa nata nel 2015 per incrementare l’utilizzo della bicicletta tra gli 11,2 milioni di cubani.
La bicicletta era diventata sempre più diffusa a Cuba come alternativa ai mezzi a motore durante gli anni più duri della crisi economica iniziata nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica che era il maggior partner economico di Cuba e che la riforniva di petrolio. Poi, diventate un simbolo della crisi e della precarietà, quando l’economia cubana si assestò anche grazie all’arrivo del petrolio a basso costo dal Venezuela, le biciclette sparirono quasi completamente dalle strade.
Ma lo spettro della crisi è riemerso e l’11 settembre il governo di Miguel Díaz-Canel ha annunciato misure straordinarie “congiunturali” per far fronte all’interruzione dell’arrivo delle petroliere dal Venezuela e la necessità di incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi. E’ la rivincita delle biciclette.
La Diaz dice che oltre alle ragioni economiche e politiche ce ne sono altre perché i cubani vadano in massa in bicicletta: «E’ possibile socializzare e ammirare il paesaggio cittadino», e nel movimento che ha messo in piedi (o meglio in sella) ci sono molti giovani e ogni critical mass, convocata grazie al miglioramento della connettività Internet a Cuba, è sempre più grande. La Diaz conferma: «La leadership della maggioranza di questi progetti ambientali si concentra principalmente nelle ragazze e nei ragazzi tra i 20 e i 35 anni, incentivati dalla capacità di interazione e convocazione di social network. Nonostante nei movimenti civici ambientalisti ci siano persone di tutte le età, sia adolescenti che maggiorenni di oltre 40 anni, qualcuno anche con incarichi politici e amministrativi, chiunque partecipa si aiuta, siamo alleati».
Nel 2018 a Cuba vivevano 2.236.232 giovani tra i 20 e i 34 anni, quasi il 20% della popolazione e rappresentano una forza della quale il regime deve tener conto e per la quale i vecchi miti rivoluzionari sono appannati, anche se non necessariamente contestati.
La Diaz è una storica dell’arte che è coordinatrice per Cuba dell’Embajada Rebirth/Tercer Paraíso, una piattaforma artistica promossa nel 2014 dall’italiano Michelangelo Pistoletto pe la a Transformación Social Responsable attraverso azioni collettive che hanno come obiettivo lo sviluppo sostenibile e che punta a creare alleanze tra progetti, istituzioni, persone e attività economiche per trasformare la società attraverso l’arte e trovare un equilibrio tra natura, società e tecnologia.
Sempre su IPS, la 32enne Claudia González, un’altra coordinatrice dell’Embajada Rebirth/Tercer Paraíso, evidenzia «la crescita del volontariato e dell’iniziativa individuale a Cuba durante l’ultimo decennio. Molti giovani aderiscono a questi progetti senza ricevere uno stipendio o ricevere benefici economici. Nel nostro caso, il supporto di gruppi di volontari è essenziale per la logistica di molte azioni«. La González fa l’esempio della mobilitazione dei cittadini, avvenuta senza nessuna convocazione ufficiale, dopo il passaggio di un tornado che ha colpito 5 dei 15 municipi dell’Avana nella notte del 27 gennaio. Centinaia di persone sono andate nei luoghi più colpiti per fornire aiuto e collaborare al recupero e alla ricostruzione. Quest’anno ci sono state diverse azioni di pulizia delle coste e delle foci dei fiumi all’Avana e delle spiagge nei dintorni della città storica di Trinidad, a circa 287 chilometri a sud-est della capitale cubana.
In tutti questi casi, attraverso i social network volontari, giovani, imprenditori privati ​​e istituzioni su sono accordati per partecipare alla campagna globale #Trashchallenge contro i rifiuti promossa dai giovani. il problema e che dopo che spiagge e coste sono state ripulite, in poco tempo tutto ritorna allo stesso deplorevole stato precedente. Secondo la González a Cuba si sono fatti passi indietro rispetto alla coscienza ambientale e c’è più inquinamento di ogni tipo, anche a causa dei vincoli ambientali che non vengono fatti rispettare, della scarsa promozione della consapevolezza civica nelle famiglie, nei centri educativi e nei media.
La González e la Díaz concordano sul fatto che l’autorità dovrebbero mettere da parte da parte i sospetti nei confronti dell’iniziativa sociale indipendente. Secondo la González, «Lo Stato cubano dovrebbe facilitare la creazione e la legalizzazione di più associazioni a sostegno della protezione ambientale. Diversi progetti autonomi, compresi quelli ambientali, attendono la modernizzazione dell’obsoleta legge sulle associazioni (n. 54/85), per regolarizzare la loro attività. Dal momento che non hanno personalità giuridica, di solito non sono riconosciute come legittime dalle istituzioni statali e governative e, tra gli altri impedimenti, gli è vietato accedere ai fondi della cooperazione internazionale».
La riforma del socialismo cubano passa anche da qui e, inevitabilmente si incrocia con il dialogo con il movimento giovanile ambientalista, perché c’’è una Greta anche a Cuba e viaggia in bicicletta.

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