Cycling & Blogging: welcome on your finish line on the Adriatic Coast!!! sei entrato nel Blog ufficiale dell'Alexander Bike Hotel di Gabicce Mare!

sabato 31 agosto 2019

31. 08. 2019

Guida: Fabrizio
Partenza: 08.30
Km: 87
Dislivello: 700
Velocità: 22/24 Km/h
Tour: Gabicce - Riccione - Verucchio - Monastero dei Frati minori di San Francesco - Cattolica -  Gabicce










venerdì 30 agosto 2019

30. 08. 2019

Guida: Fabrizio
Partenza: 08.30
Km: 87
Dislivello: 1.100
Velocità: 22/24 Km/h
Tour: Gabicce -  Urbino Gabicce










29. 08. 2019: welcome back Lisa!!!

Guida: Fabio
Partenza: 08.30
Km: 70
Dislivello: 900
Velocità: 22/24 Km/h
Tour: Gabicce -  Tavullia -  Candela - Novilara - Pesaro - Panoramica Gabicce










Velosolex



Come per l’uomo e la sua evoluzione, anche la bicicletta ha saputo modificarsi in tanti modelli. 

Tra questi c’è la e – bike o bicicletta a pedalata assistita (EPAC – Electric pedal assisted cycle, detta anche bici elettrica). 

L’e – bike sappiamo è una bici alla cui azione dell’uomo si aggiunge quella di un motore. In passato era comune l’uso di un motore a combustione interna, mentre negli ultimi anni i motori sono quasi esclusivamente elettrici. 

Ma sapete che esiste un antenato dell’e – bike? Si chiama velosolex. 

Prodotto a partire dagli anni ’40, il suo successo durò fino all’inizio degli anni ’70. Ancora oggi, però, ci sono degli appassionati che lo utilizzano, anzi ne promuovono anche una competizione che si è svolta quest’anno il 6 luglio in Svizzera, a Plateau de Diesse, nel canton Berna.

Negli anni del primo dopoguerra questo mezzo di trasporto era l’ultimo grido della tecnologia: era in sostanza (ma su Amazon ne potete anche oggi acquistare diversi modelli) una bicicletta sul cui manubrio era montato un piccolo motore. Una “bicicletta che viaggia da sola”, come recitava lo slogan. La sua scomparsa però non si deve alle bici elettriche, ma invece al diffondersi negli anni ’70 dei primi motorini della Piaggio, come Ciao o Boxer.

Negli anni ’50 e ’60 il Velosolex appare in molti film, lo guidava Steve McQueen, Catherine Deneuve, ma soprattutto Brigitte Bardot, che fece la sua prima apparizione cinematografica nel 1952 proprio in sella a uno di questi mitici mezzi.
Il Velosolex era conosciuto anche sotto il nome abbreviato di Solex, è categorizzato come bicimotore creato dall’azienda meccanica francese Solex. Prodotto originariamente in sei milioni d’esemplari dal 1946 al 1988, la sua fabbricazione è stata ripresa in Ungheria dal 1993 al 2003. Dal 1997, inoltre, a seguito di una joint-venture sino-francese, una produzione di motori del Velosolex continua in Cina, effettuata dalla Jiangxi Hongdu Moped Company Limited.
Caratteristiche di questo veicolo sono la sua semplicità e robustezza, il basso consumo di carburante di circa 1,4 litri di benzina normale, miscela olio-benzina a 100 km, il peso ridotto di 28 kg.





As for man and his evolution, even the bicycle has been able to change in many models.

Among these is the e-bike or pedal-assisted bicycle (EPAC - Electric pedal assisted cycle, also known as an electric bike).

The e-bike we know is a bike to which human action is added to that of an engine. In the past it was common to use an internal combustion engine, while in recent years the engines are almost exclusively electric.

But do you know that there is an ancestor of the e-bike? It's called velosolex.

Produced since the 1940s, its success lasted until the early 1970s. Even today, however, there are enthusiasts who use it, indeed they also promote a competition that took place this year on 6 July in Switzerland, at Plateau de Diesse, in the canton of Bern.

In the first post-war years this means of transport was the latest technology cry: it was essentially (but on Amazon you can still buy different models today) a bicycle with a small engine on the handlebars. A "bicycle that travels alone", as the slogan said. His death, however, is not due to electric bikes, but instead to the spread in the 70s of the first Piaggio scooters, such as Ciao or Boxer.


In the 1950s and 1960s the Velosolex appeared in many films, led by Steve McQueen, Catherine Deneuve, but above all Brigitte Bardot, who made his first film appearance in 1952, riding one of these legendary vehicles.
The Velosolex was also known under the abbreviated name of Solex, it is categorized as a twin engine created by the French mechanical company Solex. Originally produced in six million copies from 1946 to 1988, its manufacture was resumed in Hungary from 1993 to 2003. Furthermore, since 1997, following a Sino-French joint venture, a production of Velosolex engines continues China, carried out by Jiangxi Hongdu Moped Company Limited.

Characteristics of this vehicle are its simplicity and robustness, the low fuel consumption of about 1.4 liters of normal petrol, oil-petrol mixture at 100 km, the reduced weight of 28 kg.

giovedì 29 agosto 2019

SICUREZZA

Alcuni consigli utili per viaggiare in sicurezza.
Non tutti i ciclisti prestano attenzione alla propria incolumità.
Ogni anno si verificano troppi incidenti in bici con tanto di morti e feriti. Un presupposto importante è che la bici soddisfi i requisiti tecnici e sia mantenuta in ottime condizioni. Nonostante non siano soggette a un collaudo obbligatorio periodico, è bene controllare da soli lo stato generale. Pezzi come cerchi, pneumatici, freni e l’illuminazione vanno esaminati periodicamente. Quanto alle luci la legge è chiara. Obbligo di montare un impianto d’illuminazione anteriore di colore bianco e posteriore di color rosso, catarifrangenti sui cerchi e su entrambi i lati dei pedali. Le statistiche sono eloquenti. All’imbrunire e di notte il rischio di incidenti per i ciclisti è tre volte superiore che di giorno. Addirittura di notte con pioggia, neve o in controluce, il rischio si moltiplica per dieci. Ecco allora che l’illuminazione è fondamentale tra le regole di sicurezza in bicicletta
Quanto alla visibilità abbiamo detto che le luci anteriori e posteriori sono obbligatorie. Si possono adottare anche luci supplementari, ma non devono abbagliare gli altri utenti della strada. Sono ammesse anche le frecce. E' bene indossare sempre il casco sia sulle bici convenzionali che sulle e-bike. Nella scelta i caschi più costosi non sono necessariamente migliori di quelli a buon mercato. Importante che si adattino bene alla testa e siano comodi. Le cinghie davanti e dietro le orecchie e sotto il mento devono essere sempre ben tese. I caschi vecchi o danneggiati da cadute andrebbero sostituiti, anche quando i danni non sono ben visibili. I caschi con illuminazione integrata sono permessi e assicurano una visibilità maggiore ma non possono sostituire l’illuminazione della bici. 
Elemento importante è anche l’abbigliamento, i ciclisti vestiti di scuro sono riconoscibili a una distanza di 25 metri. Al contrario quelli con vestiti chiari o colori fluorescenti a 40 m. Chi indossa elementi riflettenti è visibile da 140 metri di distanza. La protezione dei ciclisti è un aspetto importante anche nello sviluppo delle nuove vetture. Sistemi come il controllo adattivo della velocità (ACC) e l’assistente alla frenata d’emergenza (AEB) riconoscono anche le bici. I radar frontali dei veicoli scansionano la strada davanti all’auto e evitano incidenti.
Siccome la tecnologia a volte non basta ricordiamo che i ciclisti devono sempre usare le piste ciclabili e le corsie ciclabili se disponibili. Al tramonto, di notte e in galleria, la bici deve accendere un luce bianca anteriore e una rossa posteriore. Illuminazioni supplementari sono consentite se non abbagliano gli altri utenti della strada. Necessario indossare sempre il casco anche sulle e-bike. Importante ricordare che gli indumenti riflettenti sono visibili già a 140 metri di distanza.
P.s.Mentre siete in bicicletta non guardate il telefono!!!


Some useful tips for traveling safely.
Not all cyclists pay attention to their safety.
Every year there are too many bike accidents with lots of deaths and injuries. An important assumption is that the bike meets the technical requirements and is kept in excellent condition. Although they are not subject to a mandatory periodic inspection, it is a good idea to check the general condition yourself. Pieces such as rims, tires, brakes and lighting should be examined periodically. As for the lights, the law is clear. Obligation to fit a white front and rear red lighting system, reflectors on the rims and on both sides of the pedals. The statistics speak for themselves. At dusk and at night the risk of accidents for cyclists is three times higher than during the day. Even at night with rain, snow or against the light, the risk multiplies by ten. Here then is that lighting is fundamental among the safety rules on bicycles

As for visibility, we said that the front and rear lights are mandatory. Additional lights can also be used, but they must not dazzle other road users. Arrows are also allowed. Always wear a helmet on both conventional and e-bikes. In choosing the most expensive helmets are not necessarily better than the cheap ones. Important that they fit well to the head and are comfortable. The straps in front and behind the ears and under the chin must always be well stretched. Old or damaged helmets should be replaced, even when the damage is not clearly visible. Helmets with integrated lighting are allowed and ensure greater visibility but cannot replace the lighting of the bike.
Clothing is also an important element, cyclists dressed in dark are recognizable at a distance of 25 meters. On the contrary those with light clothes or fluorescent colors at 40 m. The wearer of reflective elements is visible from 140 meters away. The protection of cyclists is also an important aspect in the development of new cars. Systems like Adaptive Speed ​​Control (ACC) and Emergency Brake Assist (AEB) also recognize bikes. Vehicle front radars scan the road in front of the car and avoid accidents.
Since technology is sometimes not enough, we remind that cyclists must always use cycle paths and cycle lanes if available. At sunset, at night and in the tunnel, the bike must light a front white light and a red rear light. Additional lighting is permitted if other road users are not dazzled. Always wear a helmet even on e-bikes. It is important to remember that reflective clothing is already visible at a distance of 140 meters.
P.s. While you are on your bike PLEASE do not text with your mobile!

mercoledì 28 agosto 2019

Gillardeau




Il nome Gillardeau dice poco in Italia. Per conoscerlo bisogna andare nella Francia occidentale, tra La Rochelle e all'Île d'Oléron, oppure essere grandi intenditori di ostriche. Gérard Gillardeau ha fondato l’omonima azienda che è famosa ancora oggi nel 1898 ed era un appassionato di biciclette, oltre che di ostricoltura.
Anche per questo l’ostricoltore Gillardeau si è alleato con Peugeot e, avendo una sede a Saint-Martin-de-Ré, propone il noleggio di una foodbike per fare un pic-nic in riva al mare, con la famiglia o con gli amici, mangiando ostriche, naturalmente.
Quando la foodbike è in movimento un tavolo protegge il piano di lavoro e l’apertura dei vani per gli oggetti, mentre da ferma si apre e funge da banco bar per le degustazioni. Il piano di lavoro integra tre scomparti per riporre gli oggetti e c’è persino un frigorifero che permette di mantenere al fresco le ostriche e le bevande. Terminato il pic-nic, un cestino permette di stoccare i gusci vuoti delle ostriche.
Véronique Gillardeau, condirettrice dell’omonima azienda, ha raccontato di voler proporre ai clienti un concetto inedito, adatto all’isola di Ré. “Con i designer di Peugeot è emersa l’idea della foodbike: i nostri clienti che la noleggiano possono gustare le ostriche Gillardeau sulla struttura che si apre sulla bici, godendosi il panorama. Ho chiamato questa foodbike “Le petit Gégé”, in omaggio a una foodbike alto di gamma progettata dal Peugeot Design Lab”.
La progettazione della foodbike, che riprende lo spirito dei punti vendita itineranti chiamati “Marcelle”, progettati dal Peugeot Design Lab per Gillardeau a metà del 2017, è durata tre mesi. La trasformazione è stata realizzata da GRUAU, a Le Mans.


The name Gillardeau says little in Italy. To get to know it you have to go to western France, between La Rochelle and Île d'Oléron, or be a great oyster connoisseur. Gérard Gillardeau founded the eponymous company that is still famous today in 1898 and was a fan of bicycles, as well as of agriculture.
This is also why the farmer Gillardeau has allied himself with Peugeot and, having a head office in Saint-Martin-de-Ré, proposes the rental of a foodbike to have a picnic by the sea, with family or friends , eating oysters, of course.
When the foodbike is in motion a table protects the worktop and the opening of the compartments for the objects, while from a stand it opens and acts as a bar counter for tastings. The worktop integrates three compartments for storing items and there is even a refrigerator that keeps oysters and drinks cool. 
After the picnic, a basket allows you to store the empty shells of oysters.
Véronique Gillardeau, co-director of the company of the same name, said she wanted to offer customers an original concept, suitable for the island of Ré. "With the Peugeot designers, the idea of ​​the foodbike emerged: our customers who rent it can taste the Gillardeau oysters on the structure that opens on the bike, enjoying the view. I called this foodbike "Le petit Gégé", in homage to a high-end foodbike designed by the Peugeot Design Lab ".
The design of the foodbike, which reflects the spirit of the itinerant sales points called "Marcelle", designed by the Peugeot Design Lab for Gillardeau in mid-2017, lasted three months. The transformation was carried out by GRUAU, in Le Mans.

martedì 27 agosto 2019

Annie Londonderry





Annie Londonderry è stata la prima donna a compiere il giro del mondo in sella a una bici ed è diventata una celebrità globale in epoca vittoriana.

 Il suo ruolo sembrava essere quello di moglie e madre ma Annie ha fatto di se stessa anche un’atleta, un’imprenditrice e una globetrotter definendosi una “nuova donna, se questo termine significa che posso fare tutto ciò che può fare un uomo.”

Leggenda vuole che tutto inizi in un pub dove due gentiluomini discutono del giro del mondo in bicicletta compiuto da Thomas Stevens nel 1887. Scommettono che nessuna donna sarebbe in grado di farlo. Di più: nessuna donna sarebbe capace, sola e con scarsi mezzi, di sostenere lo sforzo fisico e mentale di contare solo su se stessa. Annie brucia di rabbia e accetta la sfida anche se su una bicicletta non c’è mai salita. Ma fegato ne ha, voglia di evadere da una vita grigia anche.

Due giorni prima di partire prende qualche lezione per capire come salire in sella e pedalare, affida i bambini all’incredulo marito e parte per la sua grande avventura. Le biciclette stavano diventando sempre più popolari nell’America del tempo nonostante le donne in sella venissero fortemente osteggiate adducendo ragioni di decoro sociale ma anche di salute.

Perciò l’impresa di Annie è ben più che la sfida di una ragazza di 24 anni che vuole dimostrare a se stessa di farcela. È l’impresa di una donna che lotta per l’emancipazione di tutte. Sul finire dell’800 le biciclette, non meno che le lotte per il diritto al voto, stavano rivoluzionando i costumi consentendo alla donne una libertà di movimento insperata e una lenta ma decisiva svolta nell’abbigliamento. Nel 1896 l’attivista Susan B. Anthony arrivava a dire che la bicicletta “aveva fatto di più per l’emancipazione femminile delle donne di qualunque altra cosa al mondo”.



Tuttavia Annie è costretta a partire con la consueta gonna lunga, corsetto e camicia a collo alto, blazer avvitato e paglietta in testa. Porta con sé solo un cambio di biancheria e una pistola con l’impugnatura in madreperla. Ma il suo bagaglio contiene molta determinazione e una gran voglia di libertà.
La sua popolarità cresce a tal punto che i giornali, prima ostili, iniziano a seguirla per strapparle interviste. Quello che sta facendo è talmente assurdo e contrario a ogni convenzione sociale che suscita interesse. E i giornali dell’epoca vivono di sensazionalismo.

Annie sfrutta la popolarità per finanziarsi. Tiene conferenze, fa dimostrazioni ciclistiche, concede interviste, vende spille promozionali e foto autografate. La sua bicicletta e la sua stessa persona diventano manifesti pubblicitari: indossa cartelli, nastri e fasce di ogni genere pubblicizzando dalle gomme per le biciclette ai profumi da donna. Le aziende al pari dei giornali se la contendono e lei non dice no a nessuno. Tranne che alle proposte di matrimonio, che fioccano.

Da Marsiglia si imbarca nuovamente. Le restano solo 8 mesi per completare il viaggio. Sembra un’impresa disperata ma la scommessa non specifica quanti chilometri debba percorrere in bici quindi ogni volta che può prende una nave per affrontare lunghe traversate. Qualcuno ha parlato di barare. Qualcun altro ha sostenuto che persino la scommessa era solo una trovata pubblicitaria.

Ogni volta che mette piede a terra però Annie pedala. Visita Alessandria, Gerusalemme, Colombo, Singapore, Saigon, Hong Kong. Tocca Cina, Corea e Russia, anche se non ci sono conferme di questo tratto di viaggio. Dunque arriva a Shanghai e poi a Nagasaki. Ogni volta che può deve recarsi presso i consolati per ottenere la prova di aver raggiunto determinate tappe. Vestirsi da uomo la aiuta in molte occasioni, specie in quei paesi dove una donna in bicicletta è ben più che strana, inaccettabile.

Il 9 Marzo del 1895, quasi un anno dopo la partenza, salpa da Yokohama in Giappone alla volta di San Francisco dove arriva il 23 dello stesso mese. Salta nuovamente in sella e raggiunge Los Angeles. Attraversa California, Arizona e New Mexico. Il viaggio prosegue in Colorado, Wyoming, Nebraska, Iowa fino a tornare in Illinois e poi in Massachussets.

Nonostante diversi incidenti lungo il percorso Annie va avanti, persino quando ha un polso fratturato o un treno quasi la travolge. E se è costretta a fermarsi sfrutta la sosta per tenere una affollatissima conferenza e mantenere vivo l’interesse sul suo viaggio. Coinvolge persino la giornalista Nellie Bly che qualche anno prima ha compiuto un giro del mondo in 72 giorni. Le spedisce lettere da ogni tappa e Nellie le pubblica sul New York World.

Per alcuni tratti approfitta di un passaggio in treno oppure pedala lungo i binari, specialmente nelle zone più aride del deserto dell’Arizona o lungo le strade fangose del Nebraska. A Chicago arriva il 12 Settembre, 14 giorni prima della scadenza: la scommessa è vinta. Ma c’è ancora da tornare a casa. Giunge a Boston il 24 Settembre. Spesso altri ciclisti la riconoscono per strada e le si accodano per accompagnarla per lunghi tratti. Ormai è una celebrità. I giornali definiscono la sua impresa come “il viaggio più straordinario mai compiuto da una donna.”

Benché molti tratti siano stati compiuti a bordo di una nave o di un treno, Annie ha comunque pedalato per 15.455 km su un totale di 41.841 km percorsi. Quando non è riuscita a trovare un alloggio per la notte ha dormito all’aperto, in un fienile, persino in un cimitero. E se nessuno le offriva un pasto si nutriva di mele raccolte lungo la strada.

Finita l’avventura Annie torna alla sua famiglia e alla sua vita. Ha però davanti a sé una nuova carriera da giornalista per il New York World che ha conquistato sul campo raccontando con successo il suo viaggio. Talvolta anche esagerando o inventando di sana pianta. Come quando si definisce nubile o parla di se stessa come un’orfana o una ricca ereditiera, una studentessa di legge o di medicina. Si spinge persino a narrare di caccia alle tigri in Bengala e pallottole schivate in Cina. Non c’è modo di verificare che sia successo davvero e il più delle volte in quei paesi non ci ha nemmeno messo piede passando in nave, ma Annie ha bisogno di vendersi al meglio e usa tutti gli strumenti a sua disposizione per riuscirci.


Muore nel 1947, quasi dimenticata. Lasciata la carriera da giornalista, si occupava di una piccola azienda tessile. A riscoprire la sua incredibile storia è il pronipote Peter Zheutlin che nel 2007 ne racconta le vicende nel libro Il giro del mondo in bicicletta. La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà.


Annie Londonderry was the first woman to go around the world riding a bike and became a global celebrity in Victorian times.

 Her role seemed to be that of wife and mother but Annie also made herself an athlete, an entrepreneur and a globetrotter calling herself a "new woman, if this term means I can do everything a man can do."

Legend has it that everything starts in a pub where two gentlemen discuss Thomas Stevens' world tour by bicycle in 1887. They bet that no woman would be able to do it. More: no woman would be able, alone and with scarce means, to sustain the physical and mental effort to rely only on herself. Annie burns with rage and accepts the challenge even if on a bicycle there is never a climb. But the liver has, want to escape from a gray life too.
Two days before leaving he takes a few lessons to understand how to get on the saddle and pedal, he entrusts the children to the incredulous husband and leaves for his great adventure. Bicycles were becoming more and more popular in the America of the time even though the women in the saddle were strongly opposed on the grounds of social dignity but also of health.
So Annie's business is much more than the challenge of a 24-year-old girl who wants to prove herself to succeed. It is the feat of a woman struggling for the emancipation of all. At the end of the 800 bicycles, no less than the struggles for the right to vote, were revolutionizing the customs, allowing women an unexpected freedom of movement and a slow but decisive turning point in clothing. In 1896 the activist Susan B. Anthony came to say that the bicycle "had done more for the women's emancipation of women than anything else in the world".
However Annie is forced to start with the usual long skirt, corset and high-necked shirt, screwed blazer and straw hat on her head. Bring only a change of linen and a pistol with a mother-of-pearl handle. But his baggage contains a lot of determination and a great desire for freedom.
His popularity grows to the point that the newspapers, previously hostile, begin to follow her to get her interviews. What he is doing is so absurd and contrary to any social convention that arouses interest. And the newspapers of the time live on sensationalism.
Annie uses the popularity to finance herself. He gives lectures, makes cycling demonstrations, gives interviews, sells promotional pins and autographed photos. 

His bicycle and his own person become advertising posters: he wears signs, ribbons and bands of all kinds advertising from bicycle tires to women's perfumes. Companies like newspapers contend and she says no to no one. Except for the marriage proposals, which flake. From Marseilles it embarks again. She only has 8 months to complete the journey. It seems a desperate undertaking but the bet does not specify how many kilometers the bike has to travel so every time it can take a ship to tackle long journeys. Someone talked about cheating. Someone else claimed that even the bet was just a publicity stunt.
Every time he sets foot on the ground, however, Annie pedaling.

 Visit Alexandria, Jerusalem, Colombo, Singapore, Saigon, Hong Kong. It touches China, Korea and Russia, even if there is no confirmation of this part of the journey. So he arrives in Shanghai and then in Nagasaki. Whenever possible, he must go to the consulates to obtain proof of having reached certain stages. Dressing like a man helps her on many occasions, especially in those countries where a woman on a bicycle is more than strange, unacceptable.




On March 9th 1895, almost a year after the departure, he left Yokohama in Japan for San Francisco where he arrived on the 23rd of the same month. Jump back in the saddle and reach Los Angeles. It crosses California, Arizona and New Mexico. The journey continues in Colorado, Wyoming, Nebraska, Iowa to return to Illinois and then to Massachusetts.
Despite several incidents along the way Annie goes on, even when she has a broken wrist or a train almost overwhelms her. And if she is forced to stop taking advantage of the stop to hold a crowded conference and keep alive the interest on her journey. It even involves the journalist Nellie Bly who a few years earlier has traveled the world in 72 days. He sends her letters from every stop and Nellie posts them on the New York World.

For some stretches take advantage of a ride on the train or ride along the tracks, especially in the driest areas of the Arizona desert or along the muddy roads of Nebraska. September 12th arrives in Chicago, 14 days before the deadline: the bet is won. But there is still to go home. He arrives in Boston on September 24th.

Often other cyclists recognize her on the street and follow her to accompany her for long stretches. He is now a celebrity. The newspapers define his company as "the most extraordinary journey ever made by a woman."

Although many stretches have been made on board a ship or a train, Annie has nevertheless cycled for 15,455 km out of a total of 41,841 km traveled. When she could not find a place to sleep for the night, she slept outdoors, in a barn, even in a cemetery. And if no one offered her a meal she would eat apples picked up along the way.

After the adventure, Annie returns to her family and her life. However, he has a new career as a journalist for the New York World that he has conquered in the field by telling his journey successfully. Sometimes even exaggerating or inventing from scratch. Like when she calls herself unmarried or talks about herself as an orphan or a rich heiress, a law or medical student. He even goes so far as to tell of tigers hunting in Bengal and bullets dodged in China. There is no way to verify that it really happened and most of the time in those countries it didn't even set foot by boat, but Annie needs to sell herself in the best way and use all the tools at her disposal to succeed.

He died in 1947, almost forgotten. Leaving his career as a journalist, he was in charge of a small textile company. To rediscover his incredible story is the great-grandson Peter Zheutlin who in 2007 recounts the events in the book Around the world by bicycle. The extraordinary adventure of a woman conquering freedom.



lunedì 26 agosto 2019

Philly Naked Bike Ride




Circa 3000 persone hanno preso parte sabato alla Philly Naked Bike Ride, singolare manifestazione che si tiene ogni anno a Philadelphia. 

Si tratta di un raduno di ciclisti che, partendo da un parco cittadino, attraversano nudi e in sella alle loro biciclette le vie della città, lungo un percorso di 10 miglia (circa 16 chilometri).

L'obiettivo?
Pedalare nudi in favore della body positivity, della sicurezza dei ciclisti e contro i combustibili fossili. 

Gli organizzatori hanno spiegato che la pedalata, che tocca alcuni dei luoghi più simbolici di Philadelphia come la Independence Hall e la Liberty Bell, è stata anticipata di un mese rispetto agli altri anni perché in parecchi si sono lamentati delle basse temperature.





About 3000 people took part on Saturday at the Philly Naked Bike Ride, a unique event held every year in Philadelphia.


It is a gathering of cyclists who, starting from a city park, cross the streets of the city naked and riding their bicycles, along a 10-mile route (about 16 kilometers).


The target?
Cycling naked in favor of body positivity, cyclist safety and fossil fuels.


The organizers explained that the ride, which touches on some of the most symbolic places in Philadelphia such as Independence Hall and the Liberty Bell, was brought forward by one month compared to other years because many complained about low temperatures.

sabato 17 agosto 2019

Addio grande campione

Piange il ciclismo, piange lo sport.
È morto ieri pomeriggio Felice Gimondi
Il mondo dello sport si è risvegliato un po' più solo dopo la scomparsa di Felice Gimondi, il grande campione di ciclismo morto ieri all'età di 76 anni in seguito ad un malore che lo ha colto mentre faceva il bagno nelle acque di Giardini Naxos, in Sicilia. 
Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare la figura di Gimondi esprimendo in una nota "il suo cordoglio e ricordandone i tanti successi che hanno dato prestigio all'Italia nello sport e il suo stile di grande valore nel comportamento sportivo e umano".
Forte in salita e a cronometro e sufficientemente veloce in volata, in 14 anni di professionismo ha vinto tre Giri d'Italia (1967, 1969 e 1976), un Tour de France (1965) e una Vuelta (1968). 
E' tra i magnifici sette ad aver vinto tutti i Grandi Giri insieme con Eddy Merckx (di cui fu rivale), Jacques Anquetil, Bernard Hinault, Alberto Contador, Vincenzo Nibali e Chris Froome.



Cycling cries, sport cries.
Felice Gimondi died yesterday afternoon.
The world of sport woke up a little more lonely after the death of Felice Gimondi, the great cycling champion who died yesterday at the age of 76 following an illness that caught him while he was bathing in the waters of Giardini Naxos , in Sicily.
Even the President of the Republic, Sergio Mattarella, wanted to recall the figure of Gimondi expressing his condolences in a note and recalling the many successes that have given prestige to Italy in sport and its style of great value in sporting and human behavior ".
Strong uphill and time trial and fast enough in the sprint, in 14 years of professionalism he won three Giri d'Italia (1967, 1969 and 1976), a Tour de France (1965) and a Vuelta (1968).
He is among the magnificent seven to have won all the Great Tours together with Eddy Merckx (of whom he was rival), Jacques Anquetil, Bernard Hinault, Alberto Contador, Vincenzo Nibali and Chris Froome.

sabato 10 agosto 2019

L'impresa eccezionale...


... Gabicce - Pesaro con le Grazielle!!!

Sandro & Paolo 
Partenza: 08.30
Km: 50
Dislivello: 800
Velocità: 18/20 Km/h
Tour: Gabicce -  Pesaro - Gabicce