Girare per i 110 mila metri quadri del Googleplex, la sede principale di Google, può essere, se non complicato, quantomeno lento. Per questo motivo dal 2009 l'azienda ha messo a disposizione un numero sempre crescente di biciclette, le Gbikes, per velocizzare il trasferimento da un ufficio all'altro.
Attualmente sono 1.100, anche se molte vengono utilizzate dai dipendenti anche al di fuori del Googleplex. E a volte non fanno più ritorno in sede.
Questo però da problema si sta trasformando in un possibile nuovo “ramo d'azienda” del gruppo di Mountain View.
Le bici colorate griffate Google sono diventate nella cittadina californiana una presenza fissa, qualcosa di normale, da prendere e lasciare in strada come si fa con un qualsiasi mezzo messo gratuitamente a disposizione della popolazione. Non ci sono lucchetti, non ci sono blocchi, si sale e le si usa sino a quando non si arriva a destinazione. Sharing economy, ma senza economy, perché non c'è nessuno che guadagna qualcosa. Certamente non Google che, anzi, è la parte lesa. Basta pensare che dalle cento alle 250 bici a settimana circolano liberamente, senza proprietario, fuori dai cancelli aziendali.
Il paradosso è che l'azienda che ha costruito un impero organizzando le informazioni, sta avendo problemi a tracciare le proprie biciclette. E questo nonostante l'inserimento, negli ultimi mesi del 2017 di un sistema Gps che ne facilita l'individuazione.
Google ha deciso di assumere trenta “accalappiabici” che muniti di cinque furgoni trasportano i mezzi abbandonati e li riportano alla sede principale. A queste trenta persone però l'azienda ha deciso di affiancare anche un numero imprecisato di programmatori e alcuni ingegneri per elaborare un sistema di chiusura e gestione dei mezzi di trasporto facilmente utilizzabile tramite smartphone. Insomma la riedizione googliana di quanto accade già ora in quasi tutto il mondo con quello che viene identificato come bike sharing 2.0, quello libero, free floating, senza cioè stazioni di parcheggio fisse.
L'aumento di traffico e di spostamenti delle Gbikes riportati dal sistema di tracciamento Gps ha spinto il gruppo a considerare la possibilità di un utilizzo del sistema elaborato per i dipendenti aziendali anche al di fuori della sede. E così lo sbarco di Google nel mercato del bike sharing appare tutt'altro che remoto.
Walking around for the 110 thousand square meters of Googleplex, the main office of Google, it can be, if not complicated, at least slow. For this reason, since 2009 the company has made available an increasing number of bicycles, the Gbikes, to speed up the transfer from one office to another.
There are currently 1,100, although many are used by employees even outside the Googleplex. And sometimes they do not come back home.
But this problem is turning into a possible new "branch of business" of the Mountain View group.
Google-branded colored bikes have become a fixed presence in the Californian town, something normal, to be taken and left on the street as is done by any means available free of charge to the population. There are no locks, there are no blocks, you go up and use them until you reach your destination. Sharing economy, but without economy, because there is no one who earns something. Certainly not Google that, indeed, is the injured party. Just think that from one hundred to 250 bikes a week circulate freely, without owner, outside the company gates.
The paradox is that the company that built an empire by organizing information is having trouble mapping its bicycles. And this despite the inclusion in the last months of 2017 of a GPS system that facilitates the identification.
Google has decided to recruit thirty "acca-appiabici" that, with five vans, transport the abandoned vehicles and bring them back to the main office. To these thirty people, however, the company has decided to support also an unknown number of programmers and some engineers to develop a system of closing and management of means of transport easily used by smartphone.
In short, the Googlian re-edition of what is already happening now in almost the whole world with what is identified as bike sharing 2.0, the free, free floating, that is, without fixed parking stations.
The increase in traffic and travel of Gbikes reported by the Gps tracking system has led the group to consider the possibility of using the system developed for company employees even outside the headquarters. And so the landing of Google in the bike sharing market appears anything but remote.