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mercoledì 12 gennaio 2022

'Road to equality'

È stata la prima italiana campionessa del mondo nel ciclismo su strada, nel 1997. Sahra (nome di fantasia) è una ragazza afghana che insegue il suo sogno: diventare la più veloce ciclista del mondo. Alessandra Cappellotto, chiusa la carriera agonistica, ha fondato nel 2016 la sezione femminile dell’Organizzazione mondiale dei corridori professionisti (Cpa Women), che prima non esisteva. Ha conosciuto le atlete dei Paesi in via di sviluppo, e ha capito che bisognava occuparsi anche di istruzione e corsi professionali, non solo di ciclismo e bisognava farlo in quei posti. Così ha fondato l’associazione 'Road to equality', insieme ad Anita Zanatta.

«Le prime atlete che abbiamo aiutato erano in Ruanda – racconta l’ex ciclista –. Siamo partite in piccolo: caschi, scarpe, abbigliamento tecnico. In Ruanda il ciclismo viene visto come un faro di speranza dopo il genocidio e le atlete sono delle eroine». Quest’anno per la prima volta due di loro hanno partecipato al campionato mondiale in Belgio su strada, «sono arrivate tra le ultime, ma non importa…erano lí ed erano entusiaste! » dice Alessandra, che ha sostenuto mote aspiranti cicliste anche in Costa d’Avorio, Sudamerica, Nigeria e Afghanistan.

Ed è così che è entrata in contatto con Sahra, nata nel Paese dei talebani. Lei ha 19 anni, un inglese stentato e una certezza: diventare, come Alessandra, una campionessa mondiale. Lei si era appena iscritta all’università. Poi c’era lo sport. «Un giorno sarò una delle migliori, mi dicevo, anche se sapevo di avere sogni forse irraggiungibili, ci ho sempre provato».

Ora dice grazie all’Italia dove è stata accolta, «questo è un bel Paese, le persone sono gentili, c’è tanto verde e non c’è miseria».

L’associazione vuole portare in Italia altre atlete che sono rimste in Afghanistan e quelle che sono scappate via terra in Pakistan, Iran e Turchia. «Alcune hanno il visto, ma altre no. Se non le ammazzano perché sono cicliste, moriranno di fame. Dobbiamo muoverci subito».

Intanto lo sguardo si fissa sul prossimo Natale. «Queste ragazze vivono lontane da casa, ma intanto non vedono l’ora di fare l’albero e adorano le decorazioni. Integrazione vuol dire anche questo».

fonte https://www.avvenire.it/



She was the first Italian world champion in road cycling in 1997. Sahra (real name) is an Afghan girl who pursues her dream: to become the fastest cyclist in the world. Alessandra Cappellotto, having closed her competitive career, founded in 2016 the women's section of the World Organization of Professional Runners (Cpa Women), which did not exist before. She met the athletes of developing countries, and she understood that education and professional courses had to be taken care of, not just cycling and it had to be done in those places. So she founded the 'Road to equality' association, together with Anita Zanatta.

"The first athletes we helped were in Rwanda - says the former cyclist -. We started small: helmets, shoes, technical clothing. In Rwanda cycling is seen as a beacon of hope after the genocide and the athletes are heroines ». This year for the first time two of them took part in the world road championship in Belgium, "they finished among the last, but it doesn't matter ... they were there and they were enthusiastic! »Says Alessandra, who has also supported many aspiring cyclists in the Ivory Coast, South America, Nigeria and Afghanistan.

And this is how she came into contact with Sahra, born in the country of the Taliban. She is 19 years old, has a broken English and one certainty: to become, like Alessandra, a world champion. She had just enrolled in university. Then there was sport. "One day I will be one of the best, I said to myself, even though I knew I had perhaps unattainable dreams, I've always tried."

Now she says thanks to Italy where she was welcomed, "this is a beautiful country, the people are kind, there is a lot of greenery and there is no misery".

The association wants to bring to Italy other athletes who remained in Afghanistan and those who fled overland to Pakistan, Iran and Turkey. “Some have visas, but others don't. If they don't kill them because they are cyclists, they will starve. We must move immediately ».

Meanwhile, the gaze is fixed on next Christmas. "These girls live far from home, but in the meantime they can't wait to make the tree and love decorations. Integration also means this ».

source https://www.avvenire.it/

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