Cycling & Blogging: welcome on your finish line on the Adriatic Coast!!! sei entrato nel Blog ufficiale dell'Alexander Bike Hotel di Gabicce Mare!

venerdì 31 ottobre 2025

Happy Bike Halloween

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Mare, colline e un’accoglienza che ti farà sentire a casa 

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giovedì 30 ottobre 2025

Bici e moto, fino a 800 euro di multa se legate a un palo: il Consiglio di Stato dà ragione ai Comuni

 Una sentenza destinata a far discutere — e a preoccupare migliaia di ciclisti e motociclisti italiani — è stata depositata il 17 settembre 2025. Con la decisione n. 7353, il Consiglio di Stato ha stabilito che i Comuni possono multare fino a 800 euro chi lega bici o moto a pali, cancellate o altre strutture pubbliche non destinate al parcheggio.

La motivazione ufficiale è la tutela del decoro urbano. Ma dietro questa formula si nasconde un problema molto più profondo: la mancanza cronica di parcheggi e rastrelliere adeguate nelle nostre città.

Il caso Cagliari e la sentenza

Tutto nasce dal ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari contro il regolamento comunale che vieta di legare velocipedi e motocicli a elementi dell’arredo urbano. Le multe previste vanno da 75 a 500 euro, con una maggiorazione fino a 300 euro se l’infrazione avviene in aree di pregio storico o artistico.
In pratica, un cittadino può trovarsi a pagare fino a 800 euro per una bici legata al posto sbagliato — una cifra che spesso supera il valore stesso del mezzo.

La Fiab ha contestato il regolamento su tre punti:

  1. Il Comune avrebbe introdotto un nuovo tipo di divieto di sosta non previsto dal Codice della Strada.

  2. Il divieto colpirebbe solo bici e moto, escludendo monopattini e segway, violando il principio di uguaglianza.

  3. Le sanzioni sarebbero sproporzionate rispetto alla gravità dell’infrazione.

Il Consiglio di Stato ha però respinto tutte le obiezioni, sostenendo che la norma non riguarda la sosta dei veicoli, ma la tutela del decoro urbano.

Il paradosso della mobilità sostenibile

La decisione mette in luce un paradosso che mina la credibilità delle politiche di mobilità sostenibile.
Da un lato, le amministrazioni locali invitano i cittadini a usare la bici per ridurre traffico e inquinamento. Dall’altro, puniscono chi la utilizza davvero, in assenza di infrastrutture adeguate per parcheggiarla.

Nelle città italiane le rastrelliere sono poche, mal posizionate o in pessime condizioni. Per molti ciclisti, legare la bici a un palo o a una recinzione non è un atto di inciviltà, ma una necessità di sicurezza contro il furto, un fenomeno diffusissimo con tassi di recupero prossimi allo zero.

La sentenza, pur formalmente corretta, finisce per colpire il sintomo e non la causa.
Il rischio è che il “decoro urbano” diventi un pretesto per fare cassa, anziché un obiettivo di qualità degli spazi pubblici.

Sanzione o tassa occulta?

Il principio di proporzionalità è centrale. Una multa da 800 euro per una bici legata a un palo appare sproporzionata se confrontata con infrazioni ben più gravi: chi guida senza cintura rischia meno.
Il Consiglio di Stato ha rinviato la valutazione alla “concreta applicazione” delle sanzioni, ma intanto il segnale è chiaro: i Comuni potranno applicare multe altissime in nome del decoro.

Per città in difficoltà economiche, queste sanzioni rischiano di diventare una nuova forma di tassazione mascherata, che colpisce proprio chi sceglie mezzi ecologici.

Il nodo dei diritti dei ciclisti

Il Codice della Strada classifica la bicicletta come un veicolo a tutti gli effetti, imponendo obblighi ma non garantendo pari diritti.
Le auto dispongono di parcheggi ovunque; le bici, invece, raramente hanno spazi sicuri o dedicati.

Il risultato è una mobilità diseguale: il ciclista è obbligato a rispettare regole da automobilista, ma senza le stesse tutele.
Questa sentenza non solo aggrava la confusione normativa, ma rischia di scoraggiare chi vorrebbe contribuire a città più vivibili e sostenibili.

Il messaggio che passa è contraddittorio: pedala, ma a tuo rischio e pericolo.




Bikes and Motorbikes: Fines Up to €800 for Locking to a Pole — the Council of State Sides with Cities

A recent ruling by Italy’s Council of State has sparked outrage among cyclists and motorcyclists.
Decision no. 7353, issued on September 17, 2025, authorizes municipalities to impose fines of up to €800 on anyone who locks a bicycle or motorcycle to poles, railings, or other public structures not designated for parking.

The official justification? Urban decorum.
But behind this vague concept lies a deeper problem: Italy’s chronic lack of bike racks and secure parking spaces.

The Cagliari Case

The case began with a legal challenge from Fiab Cagliari, contesting a local ordinance that prohibits tying bicycles and motorcycles to urban fixtures.
Fines range from €75 to €500, with an additional €100–300 penalty in historic or artistic areas — meaning a cyclist could face an €800 fine for locking a bike in the wrong place.

Fiab argued that:

  1. The rule introduced a new type of parking ban not covered by the Italian Highway Code.

  2. It discriminated against bikes and motorbikes, excluding e-scooters and segways.

  3. The penalties were disproportionate to the offense.

The Council of State dismissed all objections, asserting that the rule concerns urban aesthetics, not parking regulation.

The Sustainable Mobility Paradox

This ruling highlights a contradiction in Italy’s transport policies.
Cities promote cycling as a sustainable alternative to cars — yet punish cyclists who have nowhere safe to park.

In many Italian cities, bike racks are scarce, poorly located, or neglected.
Locking a bike to a lamppost is not an act of disrespect but a defensive measure against theft — a rampant issue with minimal recovery rates.

Formally correct though it may be, the ruling targets symptoms instead of causes.
“Urban decorum” risks becoming a convenient slogan that hides the absence of real investment in cycling infrastructure.

Fine or Hidden Tax?

Proportionality is the key issue.
An €800 fine for a misplaced bike seems excessive when compared to more dangerous violations — such as driving without a seatbelt, which carries a lower penalty.
The Council of State deferred the issue to case-by-case enforcement, but the precedent allows cities to impose steep fines under the guise of maintaining order.

For cash-strapped municipalities, such penalties could become a disguised form of taxation, hitting those who choose sustainable mobility.

The Unequal Rights of Cyclists

Under Italian law, a bicycle is classified as a vehicle, with all related obligations but without comparable rights.
Cars have clearly marked parking zones — paid, free, or reserved.
Cyclists, instead, face a daily lack of safe and accessible parking.

The result is a mobility imbalance: cyclists bear the responsibilities of drivers, but without equal infrastructure or protection.
Rather than promoting cycling, this ruling risks discouraging it — sending a contradictory message:

Ride your bike, but do it at your own risk.

mercoledì 29 ottobre 2025

Arriva l’e-bike con la super autonomia: fino a 260 km con una sola ricarica

 Divora chilometri e stabilisce un nuovo punto di riferimento per il settore. Con una sola ricarica alla presa elettrica percorre fino a 260 chilometri: non è un’auto elettrica, ma una bicicletta a pedalata assistita. Si tratta della Navee SP01, presentata all’IFA 2025 di Berlino, dove è già stata ribattezzata dagli addetti ai lavori come la “Rolls-Royce su due ruote”.

Pensata per il cicloturismo a lunga distanza, la SP01 è equipaggiata con un motore centrale da 1.000 watt, un cambio Shimano a undici velocità e una forcella ammortizzata Suntour di ultima generazione, capace di affrontare con agilità buche e disconnessioni.

Per ora il modello non può circolare sulle strade europee, dove la normativa limita la potenza del motore a 250 watt e la velocità assistita a 25 km/h. Tuttavia, l’azienda ha confermato di essere al lavoro su una versione omologata per il mercato europeo.

Le prestazioni restano impressionanti: la SP01 offre 160 Nm di coppia, assistenza fino a 45 km/h e una batteria integrata nel tubo obliquo che si ricarica in circa quattro ore. Con il livello di assistenza più basso, raggiunge appunto i 260 chilometri di autonomia.

Completano la dotazione freni a disco idraulici Magura a quattro pistoncini, pneumatici Schwalbe Super Moto-X, cerchi in lega, manubrio piatto e sella Selle Royal. Il peso complessivo è di 35 kg, segno della solidità della struttura.

Il prezzo non è ancora stato annunciato, ma la SP01 si candida già a essere una delle e-bike più avanzate e performanti del 2025.




The e-bike with record-breaking range: up to 260 km on a single charge

It devours miles and sets a new benchmark for the industry. With a single full charge, it can cover up to 260 kilometers — and it’s not a small electric car, but an electric bicycle. Meet the Navee SP01, unveiled at IFA 2025 in Berlin, where the press has already nicknamed it the “Rolls-Royce on two wheels.”

Designed for long-distance cycle touring, the SP01 features a 1,000-watt mid-drive motor, an 11-speed Shimano gearbox, and a state-of-the-art Suntour suspension fork that easily absorbs bumps and uneven surfaces.

Currently, the SP01 cannot be used on European roads due to regulations that limit motor power to 250 watts and assisted speed to 25 km/h. However, the company has confirmed it is working on a street-legal version for the EU market.

Performance-wise, the numbers are impressive: the motor delivers 160 Nm of torque, assists pedaling up to 45 km/h, and draws power from a battery integrated into the down tube that recharges in about four hours. At the lowest assistance setting, the range reaches 260 kilometers.

The setup is completed by Magura four-piston hydraulic disc brakes, Schwalbe Super Moto-X tires, alloy rims, a flat handlebar, and a Selle Royal saddle. The overall weight is 35 kilograms, reflecting the bike’s sturdy build.

While pricing has not yet been revealed, the SP01 is already emerging as one of the most advanced and high-performance e-bikes of 2025.

martedì 28 ottobre 2025

Sali sul palco di Velo-city 2026 a Rimini: presenta il tuo progetto bike friendly




Hai un progetto legato alla mobilità ciclistica e sogni di presentarlo a una platea internazionale di esperti, professionisti e appassionati? Questa è la tua occasione.

Dal 16 al 19 giugno 2026, Rimini ospiterà Velo-city, il summit globale dedicato alla ciclabilità, che torna in Italia dopo la storica edizione milanese del 1991.

La candidatura del capoluogo romagnolo è stata sostenuta con forza dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), che ricopre anche il ruolo di Programme Director dell’evento. Ed è proprio FIAB a invitare tutti gli interessati a partecipare alla Call for Abstracts.

Che cos’è la Call for Abstracts di Velo-city

Il programma di Velo-city 2026 è in costruzione e può essere arricchito “dal basso”, grazie ai contributi di chi lavora nel mondo della mobilità attiva.
Chiunque operi nel settore può proporre la propria idea o esperienza e avere l’opportunità di salire sul palco del summit globale della ciclabilità.

C’è tempo fino al 31 ottobre 2025 per inviare online il proprio abstract e candidarsi come relatore.


Chi può partecipare

La Call for Abstracts è articolata in due sezioni principali:

  • Call generale, aperta ad amministratori pubblici, operatori, associazioni, imprese e professionisti;

  • Call accademica, dedicata a ricercatori, università e studenti.

“Se stai lavorando sulla mobilità ciclistica, sulla mobilità sostenibile, sulla pianificazione urbana o su qualsiasi altro campo correlato, sei nel posto giusto” — recita l’invito ufficiale del team di Velo-city.
L’obiettivo è raccogliere progetti e idee capaci di arricchire l’agenda e stimolare il dibattito internazionale sul futuro delle città sostenibili.

I temi di Velo-city 2026

Il titolo scelto per la prossima edizione è “Delivering the Urban Dream”, un invito a ripensare il futuro urbano partendo dalla bicicletta.
Attorno a questo filo conduttore, il summit svilupperà cinque sottotemi chiave:

  • Built to Inspire – progettare ambienti urbani belli e funzionali;

  • Cycling for Life – promuovere stili di vita sani e attivi;

  • Travel Reimagined – turismo e sostenibilità come motori di sviluppo;

  • Good Vibes – inclusione sociale e transizione giusta;

  • Multimodality – integrazione tra diversi sistemi di trasporto.

Durante l’evento, quasi duemila partecipanti da tutto il mondo condivideranno esperienze, progetti e buone pratiche, in un confronto aperto tra amministrazioni, imprese, università e associazioni.

La storia di Velo-city

Nato nel 1980 a Brema, in Germania, Velo-city è diventato nel tempo il punto di riferimento globale per chi si occupa di ciclabilità e mobilità attiva.
In oltre quarant’anni di storia ha toccato grandi capitali e città simbolo della bike culture come Copenaghen, Bruxelles, Siviglia, Vancouver, Rio de Janeiro, Vienna, Adelaide, Taipei, Lisbona, Lubiana, Lipsia, Gand e Danzica.

Ogni edizione è un’occasione unica per confrontarsi su come le città possano evolvere verso modelli di mobilità più sostenibili, vivibili e a misura di persona.

Perché candidarsi

Partecipare a Velo-city significa entrare in una rete internazionale di innovatori della mobilità.
È l’opportunità perfetta per chi vuole dare visibilità al proprio progetto bike friendly, presentare buone pratiche o proporre nuove soluzioni per rendere le città più ciclabili e sostenibili.

Non perdere l’occasione di portare la tua esperienza sul palco del summit globale della ciclabilità.
Le idee migliori nascono dal confronto: e a Rimini, nel giugno 2026, saranno le due ruote a guidare il cambiamento.


Take the Stage at Velo-city 2026 in Rimini: Present Your Bike-Friendly Project

Do you have a project focused on cycling or sustainable mobility and dream of presenting it to an international audience of experts, professionals, and advocates? This is your chance.
From 16 to 19 June 2026, the city of Rimini will host Velo-city, the global summit on cycling, returning to Italy for the first time since the historic 1991 edition in Milan.

The Italian Federation for the Environment and Bicycle (FIAB) played a key advocacy role in Rimini’s successful bid and now serves as Programme Director of the event. FIAB is also inviting everyone to participate in the Call for Abstracts.

What Is the Velo-city Call for Abstracts?

The Velo-city 2026 programme is currently in development and is open to contributions “from the ground up.”
Professionals, organizations, and researchers in the field of active mobility are encouraged to submit their ideas and experiences for a chance to present them on the international stage of Velo-city.

Applicants have until 31 October 2025 to submit their abstracts online.

Who Can Apply?

The Call for Abstracts features two main tracks:

  • General Call – open to local administrators, operators, associations, companies, and professionals;

  • Academic Call – dedicated to researchers, universities, and students.

“If you’re working on cycling mobility, sustainable transport, urban planning, or any related field, this is the right place for you,” reads the official Velo-city announcement.
The goal is to collect projects and insights that can enrich the agenda and stimulate the international discussion on the future of cycling and liveable cities.

The Themes of Velo-city 2026

The overarching theme for the upcoming edition is “Delivering the Urban Dream” — a call to reimagine urban life through the lens of cycling.

Five key subthemes will guide the conference:

  • Built to Inspire – designing beautiful and functional urban environments;

  • Cycling for Life – promoting healthy and active lifestyles;

  • Travel Reimagined – tourism and sustainability as drivers of development;

  • Good Vibes – social inclusion and a just transition;

  • Multimodality – integrating diverse transport systems.

Nearly 2,000 participants from around the world will gather in Rimini to share expertise, best practices, and innovative ideas — fostering collaboration among cities, businesses, universities, and advocacy organizations.

A Brief History of Velo-city

First held in Bremen, Germany, in 1980, Velo-city has become the world’s leading conference on cycling and active mobility.
Over more than four decades, it has visited cities such as Copenhagen, Brussels, Seville, Vancouver, Rio de Janeiro, Vienna, Adelaide, Taipei, Lisbon, Ljubljana, Leipzig, Ghent, and Gdańsk — all models of urban cycling innovation and policy.

Each edition provides a platform for exchange, learning, and inspiration, showcasing how cities can transition toward more sustainable and people-centered mobility systems.

Why You Should Apply

Taking part in Velo-city means joining an international network of cycling and mobility innovators.
It’s an unparalleled opportunity to showcase your bike-friendly project, share successful strategies, and inspire others to rethink the way cities move.

Don’t miss the chance to bring your ideas to the global stage of urban cycling.
Change starts with dialogue — and in June 2026, in Rimini, it will once again begin on two wheels.


sabato 25 ottobre 2025

Come fare... la manutenzione della bicicletta. Manuale illustrato di ciclomeccanica.

 Questo libro è pensato per chi conosce già i rudimenti dell’arte di aggiustare la bicicletta, ma anche per chi desidera avvicinarsi per la prima volta al piacere di farlo da sé.

Pagina dopo pagina, l’autore accompagna il lettore in un percorso di scoperta e consapevolezza: imparare a riconoscere i rumori molesti e anomali, a vedere ciò che è fuori posto, ad aggiustare ciò che si è rotto o a registrare ciò che non funziona più come dovrebbe.

Non si tratta soltanto di un manuale tecnico, ma di una guida pratica e insieme filosofica alla manutenzione come gesto di libertà. Si impara a pulire, smontare e rimontare, a rimettere ordine nelle cose e negli strumenti, ma anche nei propri gesti. Ogni vite stretta, ogni catena oliata, ogni ruota che torna a girare diventa un piccolo atto di autonomia.

Aggiustare una bicicletta, in fondo, significa allargare le proprie possibilità, ridurre la dipendenza dagli altri e riscoprire la manualità come forma di conoscenza del mondo. Le mani tornano protagoniste: strumenti sensibili e intelligenti, capaci di comprendere la materia, di sentire ciò che non va, di riportare equilibrio e armonia.

Questo libro è un invito a riscoprire la relazione tra sé, l’oggetto e il movimento, a ritrovare nel gesto dell’aggiustare non solo una competenza utile, ma una piccola forma di libertà quotidiana.


This book is written for those who already know the basic principles of the art of bicycle repair, as well as for those who wish to explore it for the first time.
Page after page, the author guides the reader through a journey of discovery and awareness: learning to recognize unusual or troubling sounds, to see when something is out of place, to fix what is broken, and to adjust what no longer works as it should.

It is not merely a technical manual, but a practical — and at the same time philosophical — guide to maintenance as an act of freedom. The reader learns to clean, dismantle and reassemble, to bring order to objects and tools, and, symbolically, to their own gestures. Each tightened bolt, each oiled chain, each wheel that spins again becomes a small act of autonomy.

Repairing a bicycle means expanding one’s possibilities, breaking free from dependence, and rediscovering manual skill as a form of knowledge of the world. The hands once again take center stage: sensitive, intelligent instruments capable of understanding matter, sensing what is wrong, and restoring balance and harmony.

This book is, ultimately, an invitation to rediscover the relationship between oneself, the object, and motion — to find, in the simple act of repairing, not only a useful skill but a quiet, everyday form of freedom.

giovedì 23 ottobre 2025

Le e-bike sono la vera rivoluzione della mobilità — ma l’Italia è ancora in ritardo




Per anni le biciclette sembravano destinate a scomparire, soppiantate dalle auto. E invece stanno vivendo una seconda, entusiasmante giovinezza — grazie alle bici elettriche. Lo sostiene anche The Economist, che le definisce la “vera rivoluzione della mobilità”.

Dal Nord America all’Asia, le e-bike stanno cambiando il modo in cui le persone si muovono nelle città.

Dalla bici “muscolare” alla mobilità globale

A Montreal, in Canada, un quinto degli spostamenti urbani avviene in bicicletta. A Londra, l’uso delle bici è cresciuto del 57% in due anni e nel quartiere finanziario, durante il giorno, ci sono il doppio delle bici rispetto alle auto.
A Parigi le bici hanno superato moto e scooter, mentre a Copenaghen una persona su due si muove ogni giorno pedalando per andare a scuola o al lavoro.

I numeri impressionano anche oltreoceano: The Economist calcola che a New York le bici condivise coprono in tre giorni gli stessi viaggi che le auto autonome di Waymo fanno in una settimana.
E in Asia? A Tokyo il 23% degli uomini d’affari preferisce la bici ai treni affollati, mentre a Pechino e Dacca (Bangladesh) le due ruote — anche nella versione elettrica o risciò — tornano a riempire le strade.

L’Italia pedala… ma con il freno tirato

Anche nel nostro Paese qualcosa si muove.
Le vendite di bici elettriche sono aumentate del 40% rispetto al 2019: nel 2024 se ne sono vendute 274.000, contro un milione di biciclette tradizionali.
Gli italiani hanno percorso oltre 25 milioni di chilometri con le bici a noleggio.
Milano guida la classifica del bikesharing con 10.000 e-bike, seguita da Roma (7.000) e Bologna (2.700).

Eppure, la distanza con l’Europa resta ampia: il solo servizio di Parigi (Vélib’) totalizza quasi lo stesso numero di noleggi dell’intera sharing mobility italiana.

Perché le e-bike piacciono così tanto

L’e-bike non è solo una “bici con il motore”. È un modo diverso di vivere la città.
Secondo The Economist, le biciclette elettriche:

  • sono efficienti e sostenibili;

  • costano pochissimo rispetto a un’auto o a uno scooter;

  • riducono traffico, inquinamento e bisogno di parcheggi;

  • aiutano a mantenersi in forma in modo naturale.

Le e-bike hanno anche democratizzato il pedalare: permettono di arrivare al lavoro senza sudare, trasportare bambini o fare la spesa senza sforzi.
A Chicago, ad esempio, nel sistema di bike sharing Divvy, le e-bike sono usate il 70% in più rispetto alle bici classiche.

 Poche piste ciclabili, tanto rischio

Il vero freno in Italia? La sicurezza.
Le piste ciclabili separate sono ancora poche e chi pedala deve condividere la strada con auto e scooter.
Nel 2024, 185 ciclisti sono morti in incidenti stradali, più del doppio rispetto al Regno Unito (82 vittime), nonostante lì vivano più persone.
Inoltre, nel nostro Paese l’uso del casco è ancora poco diffuso e la cultura della bici fatica ad affermarsi.

 Le città storiche e la politica del pedale

Le città italiane, spesso storiche e dense, hanno meno spazio per creare nuove ciclabili.
Servono soluzioni intelligenti: zone 30, corsie dedicate, limiti alle auto.
Ma qui il problema diventa politico. In molte città — da Milano a Roma — la bici è diventata un tema di scontro: per alcuni è simbolo di modernità, per altri solo un fastidio per gli automobilisti.

Come scrive The Economist, ogni rivoluzione tecnologica genera polarizzazione. Ma le bici elettriche non tolgono spazio: lo restituiscono. Alle persone, alla salute, e alla qualità della vita urbana.

Il futuro è (ancora) a due ruote

La bicicletta è un’invenzione antica, ma la sua nuova versione elettrica rappresenta una delle soluzioni più concrete e accessibili per le città del futuro.
Serve solo una visione più pragmatica e meno ideologica.
Perché là dove si pedala di più, si vive meglio.
E forse, anche in Italia, la vera rivoluzione della mobilità è già iniziata — basta avere il coraggio di seguirla.


The E-Bike Revolution: Why Italy Is Still Pedaling Slowly

For years, bicycles seemed destined to disappear, overtaken by cars. And yet, they’re enjoying a second, thrilling youth — thanks to electric bikes.
As The Economist puts it, they are the “true revolution in mobility.”

From North America to Asia, e-bikes are reshaping the way people move through cities.

From “Muscle Bikes” to Global Mobility

In Montreal, Canada, one in five urban trips is made by bike.
In London, cycling has grown by 57% in just two years, and in the financial district, bikes now outnumber cars two to one during the day.
In Paris, bicycles have overtaken motorbikes and scooters, while in Copenhagen, one in two people cycles daily to school or work.

The numbers are just as impressive elsewhere: The Economist notes that in New York, shared bikes cover as many trips in three days as Waymo’s self-driving cars do in a whole week.
And in Asia, 23% of Tokyo businessmen now prefer cycling over crowded trains, while in Beijing and Dhaka (Bangladesh), bicycles — both electric and traditional rickshaws — are once again filling the streets.

Italy Is Pedaling… But with the Brakes On

Even in Italy, things are starting to move.
Sales of e-bikes have risen by 40% since 2019: in 2024, Italians bought 274,000 electric bikes, compared to one million traditional ones.
In total, Italians have covered over 25 million kilometers using shared bikes.

Milan leads the bike-sharing chart with 10,000 e-bikes, followed by Rome (7,000) and Bologna (2,700).
Still, the gap with Europe remains wide: Paris’s Vélib’ service alone logs almost as many rides as Italy’s entire bike-sharing network combined.

Why E-Bikes Are So Popular

An e-bike isn’t just a “bike with a motor.” It’s a new way of living the city.

According to The Economist, electric bikes:

  • are efficient and sustainable;

  • cost a fraction of cars or scooters;

  • reduce traffic, pollution, and parking needs;

  • and help people stay fit naturally.

They’ve also democratized cycling: you can get to work without sweating, carry groceries or children easily, and ride farther than before.
In Chicago, for example, users of the Divvy bike-sharing program ride e-bikes 70% more often than traditional bikes.

Few Bike Lanes, Plenty of Risk

Italy’s real obstacle? Safety.
There are still too few protected bike lanes, and cyclists must share the road with cars and scooters.
In 2024, 185 cyclists were killed in traffic accidents — more than double the number in the UK (82), even though Britain has a larger population.

Helmet use remains uncommon, and a broader cycling culture has yet to fully take hold.

Historic Cities and the Politics of Pedaling

Many Italian cities — historic, dense, and complex — struggle to carve out space for new bike lanes.
Smarter solutions are needed: “zone 30” speed limits, dedicated corridors, and car-free zones.
But here the issue turns political. In cities like Milan and Rome, the bicycle has become a cultural flashpoint: a symbol of progress for some, an inconvenience for others.

As The Economist notes, every technological revolution creates polarization.
But e-bikes don’t take space away — they give it back: to people, to public health, and to urban life itself.

The Future Is (Still) on Two Wheels

The bicycle may be an old invention, but in its electric form it’s one of the most practical and accessible solutions for the cities of tomorrow.
What’s needed is a more pragmatic and less ideological approach.

Because wherever people cycle more, they live better.
And perhaps, even in Italy, the true mobility revolution has already begun — we just need the courage to keep pedaling.

mercoledì 22 ottobre 2025

Torino, la città si tinge di colori con il Bike Pride 2025



Domenica 19 ottobre, le strade di Torino si sono nuovamente riempite di biciclette, sorrisi e musica per la grande parata su due ruote del Bike Pride 2025, organizzata da FIAB Torino Bike Pride con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino e del Comune di Torino.

Giunto alla quattordicesima edizione, l’evento ha invitato cittadini e famiglie a riscoprire la gioia di muoversi liberamente in città, celebrando una mobilità sostenibile, accessibile e inclusiva.

La partenza è avvenuta alle ore 14.00 dal Parco Colonnetti (Casa nel Parco – Via Modesto Panetti 1, Mirafiori Sud), dove già dalla mattina erano attive ciclofficine, laboratori e momenti di incontro dedicati alla comunità.

Il percorso di circa 14 chilometri ha attraversato alcuni dei quartieri più rappresentativi di Torino – Mirafiori, Lingotto, Santa Rita e Crocetta – per poi fare ritorno al punto di partenza, in un clima di festa e partecipazione collettiva.

Il tema scelto per quest’anno, “Velomobilità. Una città per tutte le ruote”, ha posto l’accento su un nuovo modo di intendere lo spazio urbano: biciclette, tricicli, handbike e sedie a rotelle come strumenti di libertà e partecipazione, capaci di restituire le strade alle persone.

Come sottolinea Ammj Traore, presidente di FIAB Torino Bike Pride, «la velomobilità è una forma di giustizia sociale e ambientale che richiede infrastrutture inclusive, segnaletica chiara e percorsi sicuri».

L’associazione rinnova così il proprio impegno nel sollecitare l’Amministrazione a realizzare una rete ciclabile ben connessa, accessibile e priva di barriere, in grado di garantire a tutti la libertà di muoversi in autonomia e sicurezza.


Turin Comes Alive with Colors for the 2025 Bike Pride Parade

On Sunday, October 19, the streets of Turin once again came alive with bicycles, smiles, and music for the 2025 Bike Pride Parade, organized by FIAB Torino Bike Pride with the support of the Metropolitan City of Turin and the City of Turin.

Now in its fourteenth edition, the event invited citizens and families to rediscover the joy of moving freely through the city, celebrating sustainable, accessible, and inclusive mobility.

The parade started at 2:00 PM from Parco Colonnetti (Casa nel Parco – Via Modesto Panetti 1, Mirafiori Sud), where workshops, bike repair stations, and community activities had already been running since the morning.

Covering a 14-kilometer route, the colorful procession wound its way through some of Turin’s most iconic neighborhoods — Mirafiori, Lingotto, Santa Rita, and Crocetta — before returning to the starting point in a festive and inclusive atmosphere.

This year’s theme, “Velomobility: A City for All Wheels,” highlights a new way of reimagining urban space: bicycles, tricycles, handbikes, and wheelchairs as tools of freedom and participation, reclaiming the streets for people rather than cars.

As Ammj Traore, President of FIAB Torino Bike Pride, emphasized, “Velomobility is a form of social and environmental justice that requires inclusive infrastructure, clear signage, and safe routes.”

Through this initiative, the association renews its call for the local administration to develop a well-connected, accessible, and barrier-free cycling network, ensuring that everyone can move independently and safely throughout the city.

martedì 21 ottobre 2025

𝙋𝙧𝙚𝙣𝙤𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙖𝙣𝙩𝙞𝙘𝙞𝙥𝙖𝙩𝙖

 

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sabato 18 ottobre 2025

La Storia Epica del Giro d’Italia – Cent’anni di gloria, fatica e trionfi sulle strade italiane

C’è un filo rosa che attraversa il cuore dell’Italia da oltre un secolo: è il Giro d’Italia, molto più di una semplice corsa ciclistica. È memoria, identità, teatro popolare. La Storia Epica del Giro d’Italia è un’opera imperdibile per chi ama la bicicletta, ma anche per chi vuole capire l’Italia autentica — quella fatta di montagne da scalare, sudore da versare e sogni da inseguire.

Questo saggio narrativo, appassionante e vibrante, accompagna il lettore in un lungo viaggio tra epoche, campioni, sfide e rinascite. Dalle strade polverose del 1909 alle edizioni iper-tecnologiche del XXI secolo, ogni capitolo racconta non solo una corsa, ma un’Italia in trasformazione. Perché il Giro è anche questo: una lente attraverso cui leggere la storia di un popolo, le sue lotte e i suoi trionfi.

Un’epopea sportiva che ha fatto la storia

Il libro si apre con un’introduzione folgorante: il Giro come metafora dell’essere italiani. Fin dalle prime righe si percepiscono le Alpi imponenti, il Sud caldo e generoso, la voce dei telecronisti, le lacrime al traguardo. È un racconto capace di emozionare e informare, senza mai risultare didascalico.

Dalla genesi romantica nelle pagine della Gazzetta dello Sport alle gesta pionieristiche di Girardengo e Binda, fino alle sfide leggendarie tra Coppi e Bartali, ogni storia è narrata con passione, ricca di dettagli e suggestioni visive. Non mancano le ombre: le guerre, i periodi bui, gli scandali. Ma è proprio nella fatica e nella ripartenza che il Giro trova la sua forza più autentica.

Il Giro come specchio dell’Italia e del mondo

Nel corso delle sue 320 pagine, questo volume mostra come il Giro sia diventato qualcosa di più di un evento sportivo. Dagli anni d’oro del dopoguerra, quando la bicicletta era ancora un’estensione della forza fisica e della povertà superata, fino all’irruzione delle tecnologie moderne, la narrazione intreccia le grandi imprese ciclistiche con il contesto storico e sociale in cui si sono svolte.

Leggendo di Pantani, si avverte la poesia della sofferenza e la fragilità di chi porta sulle spalle le speranze di un popolo intero. Nei duelli tra Saronni e Moser si riflette un’Italia divisa ma affascinata da ogni sfumatura del talento. E quando la corsa entra nel nuovo millennio, il Giro diventa globale: corridori stranieri si innamorano delle nostre strade, e il mondo intero guarda a questa competizione come a un patrimonio comune.

Un libro che educa, coinvolge, ispira

Oltre al valore narrativo, La Storia Epica del Giro d’Italia è anche una miniera di informazioni. Le appendici con l’albo d’oro, le tappe più belle e un glossario ciclistico rendono il volume accessibile anche ai lettori meno esperti. È un libro per il tifoso appassionato, per il curioso, per lo studente, per chi cerca un dono che parli dell’Italia con cuore e profondità.

Le ultime sezioni aprono una finestra sul futuro: ciclismo femminile, sostenibilità, big data, nuovi eroi. Il Giro non si ferma, e nemmeno questo libro: è un romanzo collettivo che continua a scriversi, ogni maggio, lungo le strade di un Paese che si riconosce nel sudore dei suoi campioni.

𝙐𝙣 𝙡𝙞𝙗𝙧𝙤 𝙛𝙞𝙨𝙞𝙘𝙤 𝙙𝙖 𝙩𝙤𝙘𝙘𝙖𝙧𝙚, 𝙨𝙛𝙤𝙜𝙡𝙞𝙖𝙧𝙚, 𝙫𝙞𝙫𝙚𝙧𝙚

La Storia Epica del Giro d’Italia non è una semplice pubblicazione digitale. È un libro fisico, stampato con cura, pensato per essere letto, amato e conservato. Un volume da tenere in libreria e da sfogliare con lentezza, magari mentre si attende il passaggio della corsa sotto casa.

Perché leggerlo

  • Per rivivere oltre cent’anni di emozioni, sport e cultura italiana.
  • Per conoscere da vicino i protagonisti che hanno fatto grande il Giro.
  • Per scoprire come una corsa possa raccontare la storia di un’intera nazione.
  • Perché il Giro è il nostro romanzo nazionale, e questo libro ne rappresenta il cuore pulsante.




There’s a pink thread running through the heart of Italy for more than a century: the Giro d’Italia. It’s much more than a cycling race — it’s memory, identity, and a popular stage. The Epic History of the Giro d’Italia is an essential work not only for cycling enthusiasts but for anyone who wants to understand the real Italy — the one made of mountains to climb, sweat to shed, and dreams to chase.

This passionate and vivid narrative essay takes the reader on a long journey through eras, champions, challenges, and rebirths. From the dusty roads of 1909 to the high-tech editions of the twenty-first century, each chapter tells the story not just of a race, but of an Italy in transformation. Because the Giro is also this: a lens through which to read the story of a people, their struggles, and their triumphs.

An Epic Sporting Tale That Made History

The book opens with a striking introduction: the Giro as a metaphor for being Italian. From the very first lines, the reader feels the majesty of the Alps, the warmth of the South, the voice of the commentators, and the tears at the finish line. It’s a story that both moves and informs, never falling into didacticism.

From the romantic beginnings in the pages of La Gazzetta dello Sport to the pioneering feats of Girardengo and Binda, and the legendary duels between Coppi and Bartali, every story is told with passion, rich detail, and vivid imagery. The darker moments are not ignored — wars, hardships, scandals — but it is precisely through struggle and rebirth that the Giro finds its truest strength.

The Giro as a Mirror of Italy and the World

Across its 320 pages, this volume shows how the Giro has become much more than a sporting event. From the postwar golden years, when the bicycle was still an extension of physical strength and a symbol of overcoming poverty, to the arrival of modern technologies, the narrative intertwines cycling’s greatest exploits with the historical and social contexts in which they unfolded.

In the pages about Pantani, one feels the poetry of suffering and the fragility of a man carrying a nation’s hopes. The rivalries between Saronni and Moser reflect a divided yet deeply fascinating Italy. And as the race enters the new millennium, the Giro becomes global: foreign riders fall in love with Italian roads, and the entire world looks upon this competition as a shared cultural treasure.

𝑨 𝑩𝙤𝒐𝙠 𝙏𝒉𝙖𝒕 𝑬𝙙𝒖𝙘𝒂𝙩𝒆𝙨, 𝑬𝙣𝒈𝙖𝒈𝙚𝒔, 𝙖𝒏𝙙 𝙄𝒏𝙨𝒑𝙞𝒓𝙚𝒔

Beyond its narrative power, The Epic History of the Giro d’Italia is also a trove of knowledge. Appendices featuring the roll of honor, the most memorable stages, and a detailed cycling glossary make it accessible even to newcomers. It’s perfect for die-hard fans, curious readers, students, and anyone seeking a meaningful gift that speaks of Italy with depth and heart.

The final chapters open a window onto the future — women’s cycling, sustainability, big data, and new heroes. The Giro never stops, and neither does this book: a collective novel that continues to be written every May along the roads of a country that sees itself reflected in the sweat of its champions.

A Book to Touch, Browse, and Live

The Epic History of the Giro d’Italia is not a simple digital publication. It’s a beautifully printed, tangible book — made to be read, loved, and preserved. A volume to keep on your shelf and leaf through slowly, perhaps while waiting for the race to pass by your street.

Why You Should Read It

  • To relive over a hundred years of Italian emotion, sport, and culture.
  • To get to know the heroes who made the Giro legendary.
  • To discover how a race can tell the story of an entire nation.
  • Because the Giro is Italy’s national epic — and this book is its beating heart.

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