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giovedì 30 ottobre 2025

Bici e moto, fino a 800 euro di multa se legate a un palo: il Consiglio di Stato dà ragione ai Comuni

 Una sentenza destinata a far discutere — e a preoccupare migliaia di ciclisti e motociclisti italiani — è stata depositata il 17 settembre 2025. Con la decisione n. 7353, il Consiglio di Stato ha stabilito che i Comuni possono multare fino a 800 euro chi lega bici o moto a pali, cancellate o altre strutture pubbliche non destinate al parcheggio.

La motivazione ufficiale è la tutela del decoro urbano. Ma dietro questa formula si nasconde un problema molto più profondo: la mancanza cronica di parcheggi e rastrelliere adeguate nelle nostre città.

Il caso Cagliari e la sentenza

Tutto nasce dal ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari contro il regolamento comunale che vieta di legare velocipedi e motocicli a elementi dell’arredo urbano. Le multe previste vanno da 75 a 500 euro, con una maggiorazione fino a 300 euro se l’infrazione avviene in aree di pregio storico o artistico.
In pratica, un cittadino può trovarsi a pagare fino a 800 euro per una bici legata al posto sbagliato — una cifra che spesso supera il valore stesso del mezzo.

La Fiab ha contestato il regolamento su tre punti:

  1. Il Comune avrebbe introdotto un nuovo tipo di divieto di sosta non previsto dal Codice della Strada.

  2. Il divieto colpirebbe solo bici e moto, escludendo monopattini e segway, violando il principio di uguaglianza.

  3. Le sanzioni sarebbero sproporzionate rispetto alla gravità dell’infrazione.

Il Consiglio di Stato ha però respinto tutte le obiezioni, sostenendo che la norma non riguarda la sosta dei veicoli, ma la tutela del decoro urbano.

Il paradosso della mobilità sostenibile

La decisione mette in luce un paradosso che mina la credibilità delle politiche di mobilità sostenibile.
Da un lato, le amministrazioni locali invitano i cittadini a usare la bici per ridurre traffico e inquinamento. Dall’altro, puniscono chi la utilizza davvero, in assenza di infrastrutture adeguate per parcheggiarla.

Nelle città italiane le rastrelliere sono poche, mal posizionate o in pessime condizioni. Per molti ciclisti, legare la bici a un palo o a una recinzione non è un atto di inciviltà, ma una necessità di sicurezza contro il furto, un fenomeno diffusissimo con tassi di recupero prossimi allo zero.

La sentenza, pur formalmente corretta, finisce per colpire il sintomo e non la causa.
Il rischio è che il “decoro urbano” diventi un pretesto per fare cassa, anziché un obiettivo di qualità degli spazi pubblici.

Sanzione o tassa occulta?

Il principio di proporzionalità è centrale. Una multa da 800 euro per una bici legata a un palo appare sproporzionata se confrontata con infrazioni ben più gravi: chi guida senza cintura rischia meno.
Il Consiglio di Stato ha rinviato la valutazione alla “concreta applicazione” delle sanzioni, ma intanto il segnale è chiaro: i Comuni potranno applicare multe altissime in nome del decoro.

Per città in difficoltà economiche, queste sanzioni rischiano di diventare una nuova forma di tassazione mascherata, che colpisce proprio chi sceglie mezzi ecologici.

Il nodo dei diritti dei ciclisti

Il Codice della Strada classifica la bicicletta come un veicolo a tutti gli effetti, imponendo obblighi ma non garantendo pari diritti.
Le auto dispongono di parcheggi ovunque; le bici, invece, raramente hanno spazi sicuri o dedicati.

Il risultato è una mobilità diseguale: il ciclista è obbligato a rispettare regole da automobilista, ma senza le stesse tutele.
Questa sentenza non solo aggrava la confusione normativa, ma rischia di scoraggiare chi vorrebbe contribuire a città più vivibili e sostenibili.

Il messaggio che passa è contraddittorio: pedala, ma a tuo rischio e pericolo.




Bikes and Motorbikes: Fines Up to €800 for Locking to a Pole — the Council of State Sides with Cities

A recent ruling by Italy’s Council of State has sparked outrage among cyclists and motorcyclists.
Decision no. 7353, issued on September 17, 2025, authorizes municipalities to impose fines of up to €800 on anyone who locks a bicycle or motorcycle to poles, railings, or other public structures not designated for parking.

The official justification? Urban decorum.
But behind this vague concept lies a deeper problem: Italy’s chronic lack of bike racks and secure parking spaces.

The Cagliari Case

The case began with a legal challenge from Fiab Cagliari, contesting a local ordinance that prohibits tying bicycles and motorcycles to urban fixtures.
Fines range from €75 to €500, with an additional €100–300 penalty in historic or artistic areas — meaning a cyclist could face an €800 fine for locking a bike in the wrong place.

Fiab argued that:

  1. The rule introduced a new type of parking ban not covered by the Italian Highway Code.

  2. It discriminated against bikes and motorbikes, excluding e-scooters and segways.

  3. The penalties were disproportionate to the offense.

The Council of State dismissed all objections, asserting that the rule concerns urban aesthetics, not parking regulation.

The Sustainable Mobility Paradox

This ruling highlights a contradiction in Italy’s transport policies.
Cities promote cycling as a sustainable alternative to cars — yet punish cyclists who have nowhere safe to park.

In many Italian cities, bike racks are scarce, poorly located, or neglected.
Locking a bike to a lamppost is not an act of disrespect but a defensive measure against theft — a rampant issue with minimal recovery rates.

Formally correct though it may be, the ruling targets symptoms instead of causes.
“Urban decorum” risks becoming a convenient slogan that hides the absence of real investment in cycling infrastructure.

Fine or Hidden Tax?

Proportionality is the key issue.
An €800 fine for a misplaced bike seems excessive when compared to more dangerous violations — such as driving without a seatbelt, which carries a lower penalty.
The Council of State deferred the issue to case-by-case enforcement, but the precedent allows cities to impose steep fines under the guise of maintaining order.

For cash-strapped municipalities, such penalties could become a disguised form of taxation, hitting those who choose sustainable mobility.

The Unequal Rights of Cyclists

Under Italian law, a bicycle is classified as a vehicle, with all related obligations but without comparable rights.
Cars have clearly marked parking zones — paid, free, or reserved.
Cyclists, instead, face a daily lack of safe and accessible parking.

The result is a mobility imbalance: cyclists bear the responsibilities of drivers, but without equal infrastructure or protection.
Rather than promoting cycling, this ruling risks discouraging it — sending a contradictory message:

Ride your bike, but do it at your own risk.

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