Marco Pantani nacque alle ore 11,45 del 13 gennaio 1970, all’Ospedale Bufalini di Cesena.
Alla nascita il suo peso era di 3,75 kg . Nella casa in via Saffi a Cesenatico, di proprietà dei nonni Sotero e Delia (dove i Pantani rimasero fino al 1978), ad aspettare mamma Tonina ed il pargoletto, vi erano papà Paolo, la sorellina Manola (di 15 mesi) e naturalmente i nonni.
L’infanzia di Marco si consumò all’insegna della curiosità. Voleva sapere, sognava, ed aveva già definiti i contorni delle passioni. Imparò ad intingere la sua vivacità negli interessi più vari, spesso in alternativa alla scuola, dove non eccelleva, proprio perché non dedicava a libri e quaderni il meglio di se stesso.
La pesca di nonno Sotero e la caccia di papà Paolo, finirono così per formare una fetta consistente del suo mondo. Anche il calcio divenne un epigone, cominciò a praticarlo, ma capì ben presto che non era lo sport adatto a lui.
Marco Pantani was born at 11.45 am on January 13, 1970, at the Bufalini Hospital in Cesena. When he was born, his weight was 3.75 kg. In the house in via Saffi in Cesenatico, owned by the grandparents Sotero and Delia (where the Pantani stayed until 1978), there were dad Paolo, the little sister Manola (15 months old) and of course the grandparents waiting for mom Tonina and the baby. . Marco's childhood was consummated under the banner of curiosity. He wanted to know, he dreamed, and he had already defined the contours of his passions. He learned to dip his vivacity in the most varied interests, often as an alternative to school, where he did not excel, precisely because he did not dedicate the best of himself to books and notebooks. The fishing of grandfather Sotero and the hunting of father Paolo, thus ended up forming a substantial slice of his world. Football also became an epigone, he began to practice it, but he soon realized that it was not the sport for him.
Un giorno, osservando i coetanei del G.C. Fausto Coppi di Cesenatico, che si ritrovavano per gli allenamenti nel piazzale antistante l’appartamento che i Pantani avevano acquistato in via dei Mille, al vispo Marco venne la folgorazione: usare sportivamente quel mezzo, fino ad allora solo un tema di gioco. Si unì una prima volta a quei ragazzini, usando la bici da donna, vecchia e pesante, che mamma Tonina utilizzava per andare al lavoro. La sua risposta, pur nelle differenze di strumento e d’abitudine, fu ottima: non fu staccato, ed in salita finì per stare davanti. Aveva 11 anni.
Di lì partì il suo rapporto col ciclismo, ed il 22 aprile 1984, con la vittoria in solitudine a Case Castagnoli di Cesena, iniziò la sua Leggenda.
Con gli anni, quella immediata e strabiliante attitudine alle salite divenne più marcata, ed i suoi successi più prestigiosi. Passavano le categorie, gli avversari divenivano sempre più competitivi, ma la superiorità di Marco sulle pendenze aumentava.
Fra i professionisti il suo talento coinvolse l’intero immaginario collettivo.
I suoi scatti, il suo essere solo sugli sfondi montani, lo innalzarono a monumento sportivo italiano ed internazionale. Intere genti riscoprirono il ciclismo grazie a lui e l’audience televisiva esplose.
Nel frattempo, seppe superare incidenti di una gravità tale da scoraggiare chiunque e, tutto questo, aumentò la sua già enorme popolarità. Le vittorie al Giro d’Italia e al Tour de France nel 1998, lo collocarono nel ristrettissimo novero dei Leggendari del pedale e lo posero in cima al gradino più alto del podio degli sportivi italiani contemporanei.
Il suo essere uomo sensibile, schietto e con una visione assai più acuta rispetto ai colleghi, su realtà e problemi dello sport e non solo, da una parte lo posero ulteriormente a riferimento e, dall’altra, gli crearono l’invidia dell’ambiente, nonché un palpabile fastidio tendente all’avversione nelle autorità sportive italiane. In un clima avverso e con un controllo che lascia tuttora aperti pesanti interrogativi sulla sua regolarità, la mattina del 5 giugno 1999, in Madonna di Campiglio, a due tappe dalla fine di un Giro d’Italia che stava dominando, fu riscontrato a Marco un tasso di ematocrito superiore al 50%: ciò significava uno stop di 15 giorni per tutelare la sua salute e l’addio alla corsa.
Per Pantani, fu l’inizio di una lunga odissea di torture.
Venne posto alla gogna da fette consistenti di quei media che prima lo osannavano. Solo pochi giorni dopo, la stessa Magistratura iniziò ad aprire su di lui fascicoli e ad indagarlo. Si aprirono così per Marco le porte dei Tribunali, anche in mancanza di reali presupposti di legge. Ogni qualvolta provava a rialzarsi, parimenti un’altra Procura iniziava ad indagarlo: alla fine furono ben sette!
Sapendosi vittima di voleri superiori e con un fattore scatenante dettato da un controllo che sapeva baro, si lasciò andare alla disperazione, ed incontrò la cocaina.
In quel periodo, nonostante le traversie, le delusioni e l’alterazione che veniva dalla sostanza, incentivò altre voci del suo essere artista: la pittura innanzitutto. I suoi quadri, aggiungendo inaspettate e crescenti abilità nell’uso del pennello, assunsero i tratti di un messaggio ulteriore.
Così come le sue ultime lettere, nonostante l’italiano stentato, seppero assumere sovente i connotati della medesima poesia che sapeva recitare in bicicletta.
Marco Pantani, il ragazzo che veniva dal mare per incantare l’agreste delle asperità imprimendo passioni e trasporti in chi lo vedeva, che sapeva cantare e dipingeva come un pittore naif, che nascondeva la tanta beneficenza, perché pubblicizzandola la vedeva come anticamera del business, trovò la morte il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini; anche qui, attraverso un epilogo ancor pieno di enigmi.
One day, observing the peers of G.C. Fausto Coppi of Cesenatico, who met for training in the square in front of the apartment that the Pantani had bought in Via dei Mille, the lively Marco was struck: using that vehicle in sport, until then only a game theme. He joined those kids for the first time, using the old and heavy women's bike that Mom Tonina used to go to work. His response, despite the differences in instrument and habit, was excellent: he was not detached, and ended up in front of the climb uphill. He was 11 years old. From there he started his relationship with cycling, and on April 22, 1984, with the victory in solitude at Case Castagnoli di Cesena, his Legend began. Over the years, that immediate and amazing aptitude for climbing became more marked, and his successes more prestigious than him. The categories passed, the opponents became more and more competitive, but Marco's superiority on the slopes increased. Among the professionals, his talent involved the entire collective imagination. The shots of him, his being alone on mountain backgrounds, raised him to an Italian and international sports monument. Entire people rediscovered cycling thanks to him and the television audience exploded. In the meantime, he was able to overcome incidents of such severity as to discourage anyone, and all this increased his already enormous popularity. The victories in the Giro d’Italia and the Tour de France in 1998 placed him in the very restricted group of Pedal Legendaries and placed him at the top of the top step of the podium of contemporary Italian sportsmen. His being a sensitive man, frank and with a much sharper vision than his colleagues, on the realities and problems of sport and beyond, on the one hand placed him further as a reference and, on the other, created him the envy of the environment , as well as a palpable annoyance tending to aversion in the Italian sports authorities. In an adverse climate and with a control that still leaves heavy questions open about its regularity, on the morning of 5 June 1999, in Madonna di Campiglio, two stages from the end of a Giro d'Italia that he was dominating, Marco was hematocrit rate above 50%: this meant a stop of 15 days to protect his health and farewell to running. For Pantani, it was the beginning of a long odyssey of torture. He was pilloried by consistent slices of the media that once hailed him. Only a few days later, the same judiciary began to open files on him and investigate him. Thus the doors of the Courts opened for Marco, even in the absence of real legal requirements. Whenever he tried to get up, likewise another Prosecutor began to investigate him: in the end there were seven! Knowing himself a victim of higher will and with a trigger dictated by a control that he knew was cheating, he let himself go to despair, and encountered cocaine. In that period, despite the troubles, the disappointments and the alteration that came from the substance, he encouraged other voices of his being his artist: painting above all. His paintings, adding unexpected and growing skills in the use of the brush, took on the features of a further message. Just as his last letters, despite his broken Italian, often knew how to take on the characteristics of the same poem that he knew how to recite on a bicycle. Marco Pantani, the boy who came from the sea to enchant the rugged countryside by impressing passions and transports in those who saw him, who knew how to sing and painted like a naive painter, who hid so much charity, because by advertising it he saw it as an antechamber of business he met his death on February 14, 2004 in a residence in Rimini; here too, through an epilogue still full of enigmas.
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