Cosa c’è di più irresistibile di una bicicletta lanciata a tutta velocità, mentre sfreccia silenziosa all’alba, o al tramonto, in salita o in discesa, sospinta dal vento o costretta ad arrancare contro la pioggia, su una strada asfaltata o sul bagnasciuga in una giornata di inverno?
Martin Angioni non ha dubbi.
La bicicletta – il ritmo meccanico delle pedalate, il respiro misurato e costante, i muscoli che si tendono… – è un piacere perfetto e insostituibile, una passione da coltivare ogni giorno, chilometro dopo chilometro, per anni. Neppure nei momenti più stressanti o complicati della sua vita, quando lavorava a New York o a Parigi, Angioni ha mai rinunciato a veleggiare «sopra il maelstrom di macchine» in sella a una Trek, a una Cinelli da corsa, o su uno dei pesanti vélib’ in affitto nella capitale francese.
Un libro insolito, in cui lo sguardo felice e allenato di Angioni sembra scoprire a ogni pagina un motivo in più per saltare in sella.
La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, infatti, “la bicicletta che è stata la presenza costante di una vita, da un certo punto in avanti si è trasformata in una ‘macchina ermeneutica’, in un formidabile strumento di conoscenza e interpretazione. O meglio, lo era sempre stata, ma non me ne ero mai veramente accorto, avendola avuta come compagna sin dalla giovane età. Avevo goduto dei suoi frutti da bambino, senza mai domandarmi da dove venissero. Averla ritrovata dopo tanti anni, e con lei l’esperienza consapevole della pratica sportiva e agonistica, la volontà di raggiungere progressivamente traguardi sempre più importanti a dispetto dell’età, hanno fatto sì che la bicicletta sia diventata un toccasana, una bacchetta magica, la sfida per eccellenza nel viaggio che già di per sé è la vita: un viaggio all’interno del viaggio, alla scoperta di esperienze mai fatte, di idee mai pensate, che non si trovano in alcun libro e possono solo essere empiriche e personali…”.
Nessun commento:
Posta un commento